Paradiso di mare per eccellenza, di quelli che si sognano (a ragione) per tutta la vita. Oltre 1.200 isole e atolli, tra spiagge bianchissime e fondali tutti da scoprire. Dopo tre mesi di chiusura, le Maldive tornano ad accogliere i turisti internazionali. Ad annunciarlo, in un discorso alla nazione, Sua Eccellenza il Presidente Ibrahim Mohamed Solih, a testimonaniza di quanto il turismo sia mancato a tutto il Paese.
Frontiere aperte dunque dal 15 luglio, data in cui torneranno a animarsi anche i resort, i liveaboard e gli hotel situati in isole disabitate. Guesthouse e hotel nelle isole abitate dovranno invece attendere ancora fino all’1 agosto. Nessun certificato medico richiesto, ne’ quarantena obbligatoria, salvo dichiarazione sanitaria compilata a bordo dell’aereo, mascherine all’arrivo, termoscanner e distanze di sicurezza. Consigliato il download dell’applicazione nazionale per il tracciamento dei contatti, TraceEkee, mentre i turisti che all’arrivo presentino sintomi sospetti verranno sottoposti a test a loro spese.
Le Maldive tornano quindi (quasi) alla “normalità” dando nuovamente il via libera al settore che più alimenta l’economia interna. E lo fa riprendendo il suo impegno (ancora più attuale dopo la pandemia) per la salvaguardia del delicato e prezioso ecosistema del Paese. Attraverso quattro punti saldi, da sperimentare anche come turisti. Eccoli: BARRIERA CORALLINA – Una delle più belle al mondo, ma anche una delle più minacciate.
Tra il 2015 e il 2016 le barriere coralline delle Maldive hanno risentito fortemente del fenomeno dello sbiancamento dei coralli, provocato quando le temperature oceaniche diventano insolitamente alte. Accade che i coralli espellono le alghe che vivono nei loro tessuti, diventano bianchi e possono anche morire. Una tragedia che ha riguardato il 70-90% del corallo del Paese, ma al quale si può porre rimedio. Già dal 2005 la società di consulenza Reefscapers sta partecipando a un progetto pionieristico di “ricrescita” del corallo attorno a speciali strutture (si può arrivare fino a 10-15 centimetri l’anno). Un metodo “autoportante”, che sta creando nuovi floridi ecositemi anche per pesci e crostacei e che in più alimenta l’economia locale. I supporti necessari sono infatti progettati e prodotti su un’isola dell’atollo di Baa. Anche i turisti possono dare una mano. Molti resort offrono infatti tour di snorkeling e trapianti di coralli.
MARE – La regolamentazione ferrea delle Maldive in materia di pesca per mantenere la popolazione ittica e preservare l’incredibile vita sottomarina, purtroppo non vige in altri Paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano. Sono così nati in tutto il territorio numerosi centri di recupero delle tartarughe, con biologi marini, veterinari, laboratori, raggi X, ultrasuoni e risorse chirurgiche per curare gli esemplari feriti.
COMUNITA’ LOCALI – Pulizia regolare delle spiagge e delle barriere coralline, sviluppo di fonti di energia rinnovabili, lezioni di pesca responsabile, sono solo alcuni dei programmi di formazione avviati da resort e organizzazioni non governative per istruire gli abitanti del luogo sul tema della sostenibilità.
PLASTICA and Co. – All’indice il nemico numero 1 dell’ambiente.
Il Presidente Ibrahim Mohamed Solih ha annunciato un anno fa all’Onu il ritiro progressivo dal Paese di tutti gli articoli in plastica monouso: bottiglie e sacchetti saranno eliminati gradualmente entro il 2023. Inoltre, il governo implementerà una serie di misure contro le plastiche più inquinanti come divieti d’uso e tasse, nuovi standard e linee guida per l’industria.
Parallelamente, è già in funzione il primo impianto di riciclaggio delle materie plastiche del Paese realizzato dal gruppo no profit Parley for the Oceans. Il “laboratorio della plastica” si trova nella capitale Malé e può lavorare fino a 500 chili di materiale ogni giorno. Alcuni resort hanno sviluppato propri impianti di riciclaggio, a volte persino in grado di trasformare in modo innovativo le bottiglie di plastica in… borse.
Fonte: ANSA – GIAMMUSSO