“Molto spesso non sono d’accordo con Macron su diverse questioni, ma le parole di Erdogan contro di lui sono inaccettabili e incompatibili con i valori europei. Meritano una ferma condanna dell’intero mondo libero. Non smetteremo mai di difendere la libertà e combattere il fondamentalismo islamico”.
Questo il tweet di Giorgia Meloni del 26 ottobre seguito allo scontro mediatico tra il presidente francese Macron e quello turco Erdogan causa alcune infelici dichiarazioni provenienti dall’Eliseo.
A seguire il pronto rabbocco di Conte:
“Le invettive personali non aiutano l’agenda positiva che l’Ue vuole perseguire con la Turchia, ma al contrario respinge le soluzioni. Piena solidarietà al presidente Macron”.
E ancora la conferma del premier olandese Rutte:
“Per la libertà di parola e contro l’estremismo e il radicalismo”.
L’Europa insomma si fa scudo attorno al capo dell’Eliseo e condanna le affermazioni di Ankara. Per il presidente turco il problema di fondo è la propagazione dell’islamofobia, dichiara infatti:
“L’ostilità anti-musulmana si è diffusa come la peste”.
Questo, molto in sintesi, il teatrino europeo.
Nel frattempo, le mosse diplomatiche estive che Kushner, il serpentino senior advisor del presidente americano, ha messo in atto in accordo con il premier israeliano Netanyahu, continuano il rimodellamento dell’ordine mediorientale, dalla questione palestinese alle relazioni con l’Iran.
L’obiettivo di superficie è la pace tra Mezzaluna e Stella di David, l’obiettivo di fondo sempre il solito: finire di apparecchiare la tavola Israele per la grande abbuffata. Con la Palestina ormai devastata, è obbligatorio per le volpi d’oltreoceano fingere la pace con i “fratelli” musulmani, che vi posso assicurare non abboccheranno all’esca, almeno non tutti. Erdogan ne è un esempio, altri molto noti sono stati eliminati negli ultimi due decenni.
Emmanuel Macron, caporale dello squadrone europeista, viene supportato dai nostri politicanti fantoccio nella sua facciata da pacificatore e uomo dalla grande tolleranza verso i fratelli musulmani e verso i palestinesi. Già il 10 luglio a Gerusalemme aveva chiesto al premier Netanyahu di moderare il conflitto con questi ultimi, perché questo sarebbe andato a impedire il progetto di pace in Medio Oriente.
Facile rendersi conto che questo “progetto” ormai in itinere da decenni, con una tabella di marcia precisa e improrogabile, avrà il suo compimento con l’ammansimento della “bestia islamica”, conquistata grazie ad alleanze e partecipazioni con i grandi stati arabi, ormai occidentalizzati in larga parte.
Una strategia delineata da lungo tempo sta portando i frutti alla maturazione e infatti, sempre quest’estate, dopo i colloqui con il presidente israeliano, il funzionario della Casa Bianca O’Brien ha dichiarato:
“Crediamo che altri Paesi arabi e musulmani seguiranno presto l’esempio degli Emirati Arabi”.
Se settecento anni orsono Guido Da Montefeltro consigliava Bonifacio VIII di fare promesse di pace che poi non avrebbe mantenuto, allo stesso modo oggi questi uomini manipolano i leader mondiali avendo per mandanti i veri capi, quelli nascosti. La storia si ripete. Il programma è uno, preciso e ineluttabile, ne ho parlato a lungo in un precedente articolo.
Esempio lampante di “consigliere fraudolento” moderno è proprio Jared Kushner, genero di Trump e punta di diamante della setta ultra-ebraica Chabad, il quale sta riportando la vecchia nave verso Israele. Quella nave che partita tanto tempo fa dalla fenicia, attraccò poi a Venezia, Londra e qualche secolo dopo solcò l’oceano alla volta di New York.
A volte ritornano, è proprio il caso di dirlo, il veliero pirata sta infatti ri-attraccando in patria, per l’atto finale.