EF0MWW Female actor on stage in empty theater
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Il mondo della cultura di nuovo in ginocchio

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di Ileana Barone –

In un precedente articolo di qualche giorno fa vi avevamo parlato di quanto il mondo della cultura fosse in crisi a causa della pandemia. La diffusione del Covid-19 non si ferma e i contagi continuano a salire. Per porre un freno a questa seconda ondata il 26 ottobre è uscito un nuovo DPCM.

Anche in questo caso le misure del nuovo decreto colpiscono duramente il mondo della cultura: sono nuovamente previste le chiusure di teatri, cinema e luoghi di spettacolo. Un colpo duro per gli artisti, già sofferenti dopo il primo decreto.

Sopraffatti da un nuovo periodo di interruzione molte sigle e artisti dello spettacolo hanno scritto una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro Dario Franceschini, rivendicando il ruolo fondamentale della cultura e contestando la chiusura dei luoghi dello spettacolo.

Tra i firmatari troviamo la Casa del Cinema di Roma, Sngci, Sncci, Pupi Avati, Nanni Moretti, Enrico Vanzina, Gianni Amelio, Marco Belloccio, Francesco Bruni, solo per citarne alcuni. Ad essi si uniscono anche tanti cantanti che tramite appelli, tweet o proteste pacifiche fuori dal teatro, come quella di Paolo Rossi davanti allo Strehler di Milano, stanno chiedendo che venga riconsiderata la decisone.

Il nuovo decreto blocca ogni spettacolo anche quelli all’aperto. Eppure, come si legge nella lettera, dalla drastica riduzione della capienza dei posti all’immobilità degli spettatori durante le proiezioni e gli spettacoli, che già da maggio scorso regolano cinema e teatri, questi sono risultati i luoghi più sicuri dove non si sono registrati casi di contagio. Per questo per gli operatori dello spettacolo la decisione presa dal Governo è “assurda e priva di utilità”.

Per i firmatari quindi, il nuovo DPCM avrebbe non solo gravi e irrimediabili ricadute a livello economico ma anche “conseguenze nefaste sull’intero comparto culturale e sullo spirito dei cittadini”.

Vari e complessi i motivi per cui non si può chiudere un settore che è importante per la società: dal pieno rispetto dei protocolli per la tutela della salute, alla vendita dei biglietti e quindi alla ripresa degli spettacoli in totale sicurezza, dalla riprogrammazione delle tournée, dei concerti, delle uscite cinematografiche che se bloccate porterebbero alla perdita di ingenti quantità di denaro da parte degli artisti e alla chiusura di varie sedi nel territorio nazionale. A questi si aggiunge il tema del rientro al lavoro dei dipendenti in Cig con la garanzia della giusta retribuzione, ridare dignità al proprio lavoro e alla cultura come luogo di aggregazione.

Rimangono però aperti musei, sempre tenendo conto dello spazio dei locali e del flusso dei turisti e garantendo gli ingressi contingentati, il distanziamento ed evitando assembramenti.

Il mondo della cultura, del cinema così come del teatro e della musica, è un luogo di integrazione capace di riunire milioni di persone. È un mondo che ci permette di allontanarci dalla quotidianità specialmente in questo momento storico così difficile ed è per questo che non può essere messo da parte. Va tutelato e aiutato ad uscire da questa crisi anche investendo in materiali digitali che permettano di coinvolgere maggiormente il pubblico anche virtualmente.

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