Trump ha ragione a non darsi pace. Anche se di pochi punti, ogni tipo di elettorato (bianco femminile, nero, latino, ecc), in queste elezioni, ha votato per lui più che nelle elezioni del 2016. Tanto da fargli raggiungere nel voto popolare (voto universale nazionale) la strabiliante cifra di 72 milioni di voti. Superiore a quella della Clinton che nel 2016 lo aveva pur battuto di 2 milioni di voti. Da non credere. Ed anche se, in controtendenza, il voto maschile bianco ha subito una leggera flessione, si deve essere autoconvinto di avere condotto una campagna elettorale vincente.
Infatti! Ha battuto il Trump del 2016.
E per uno dall’ego così sproporzionato, questa considerazione deve averlo tramortito. Non si può perdere una elezione quando persino l’elettorato maschile nero è aumentato rispetto alle elezioni precedenti. Elezioni vinte! For christ’s sake (blasfemia colloquiale)!
E soprattutto non si può dichiararsi sconfitti e concedere la vittoria. Ci deve essere l’inghippo; in qualche stato ci saranno stati brogli. E dagli a riempire di avvocati tutti i tribunali degli stati in bilico, anche quando ogni ricorso viene respinto al mittente; con la formula ricorrente del giudice che chiede agli avvocati di mostrare le prove dei brogli, con questi ad insistere sulla loro esistenza e col giudice che li invita a giurare, sotto pena di spergiuro, di dire la verità; e con lo spauracchio dello spergiuro (una cosa seria da queste parti), le chiacchiere si riducono a zero.
Ma in tutto questo dov’è il GOP? Il Grand Old Party è ugualmente tramortito. Trump ha perso le elezioni, ma ha incrementato l’elettorato repubblicano. E questo, nel momento in cui all’orizzonte si profila una rivoluzione demografica, è prezioso. Trump quindi è prezioso e scaricarlo sarebbe un errore. E’ abietto, ma è meglio rimanerne ostaggi. Questo il ragionamento, sempre utilitaristico, sempre a favore del partito e mai della nazione o, tanto meno, della Costituzione. Ed ecco che Pompeo, dato per prossimo contendente alla Casa Bianca nel 2024, si azzarda ad affermare che si è in una fase di alternanza senza ostacoli verso una nuova presidenza Trump. Ed ecco che per Fox News e la maggioranza dei legislatori repubblicani, Biden viene ancora appellato come vice presidente e non come presidente eletto. Né gli vengono concessi i finanziamenti per organizzare un ufficio di transizione, né viene messo al corrente dei problemi di sicurezza del paese.
A che serve? Solo a destabilizzare Biden e ostracizzare da subito la sua presidenza. L’unico modo che hanno, non sapendo governare, di dare rilevanza al loro potere. Ma Biden va avanti come un treno ed ha già messo insieme il proprio gabinetto amministrativo ed una task force scientifica per combattere il Covid.
Tutti i 4 anni della caotica presidenza Trump sono stati un reiterato e criminale rifiuto di ogni tipo di realtà fattuale. Un presidente sempre più fuori controllo (non dimentichiamo l’impeachment) ed un partito sempre pronto a riscattarlo ed esaltarlo. Questo e 4 anni di propaganda martellante fatta di notizie false, hanno fatto sì che un elettorato disattento lo percepisse come una diga ad una sinistra sinistra e poco affidabile.
Adesso la realtà da confutare è che Joe Biden ha vinto ed è il presidente eletto. Con quasi 79 milioni del voto popolare, 5 milioni in più rispetto a Trump, e con Nevada, Arizona, Michigan, Illinois, Pennsylvania, Georgia, rubate ai repubblicani. Specie Arizona e Georgia, nel campo repubblicano da tempo immemorabile.
L’anomalia delle elezioni americane è, appunto, il voto popolare. Malgrado un vantaggio così schiacciante di Biden nel suffragio universale, le elezioni in America si vincono solo sommando il numero dei grandi elettori statali ed in tutti gli stati che Biden ha rubato a Trump, il primo ha ottenuto solo un 240 mila voti in più del secondo. Cioè se 240 mila democratici (su una popolazione di 320 milioni) quel giorno avessero avuto il mal di pancia, Trump oggi sarebbe il presidente eletto e addio democrazia. E questo quando Biden ha battuto Trump, nel suffragio universale, di più di 5 milioni di voti.
Per una Carta aperta alla perfezione, il collegio elettorale sarebbe più che maturo per una revisione. Ma se la perenne estrema contrapposizione politica non abbasserà la temperatura del paese, questa maturità rimarrà sempre chimerica.
E la perfezione una utopia!