Un nuovo studio mostra come la resilienza aumenta i profitti in azienda. La resilienza è un concetto comune a molteplici ambiti di applicazione ed indica, in generale, l’attitudine di un oggetto a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale.
A livello personale, abbiamo tutti sperimentato quanto sia essenziale essere in grado di riprendersi di fronte alle avversità. Ma mentre la resilienza è ovviamente desiderabile per noi come individui, proprietari di aziende e imprenditori potrebbero rimanere sorpresi di apprendere che costruire la resilienza nella loro organizzazione può avere un effetto molto positivo sui profitti.
In ambito aziendale la resilienza si identifica nella capacità dell’azienda stessa di affrontare il cambiamento in maniera costruttivo. Per sopravvivere alle turbolenze e alle criticità del mercato, le aziende devono saper essere forti e, al contempo, flessibili. La resilienza non va, infatti, confusa col rigore nell’applicazione di formule e strategie; consiste, invece, nel maturare le risorse che permettano di valutare una situazione e comprendere quale sia l’azione giusta da intraprendere.
Secondo una recente ricerca di BetterUp, società che fa capo ad Alexi Robichaux, leader globale nel coaching professionale basato su dispositivi mobili, le aziende che promuovono una forza lavoro resiliente godono di migliori prestazioni finanziarie, maggiore produttività e dipendenti più felici. Lo studio dal nome emblematico “Resilience in an Age of Uncertainty“, ha esaminato decine di migliaia di professionisti, sia prima che durante la pandemia, per scoprire l’impatto della resilienza sulle organizzazioni durante questo periodo di pandemia, costrizioni, restrizioni e stress generalizzato.
Nello specifico, i ricercatori hanno scoperto tre vantaggi legati alla resilienza, il primo dei quali:
1. La resilienza ripaga con una maggiore crescita dei ricavi
Basilare per un’azienda che intenda sviluppare una resilienza organizzativa è la consapevolezza di sé, dei propri punti di forza e dei propri valori guida sulla base dei quali indirizzare il cambiamento. L’evidenza è chiara: le organizzazioni che hanno aumentato maggiormente la resilienza della forza lavoro hanno ottenuto più del triplo della crescita del fatturato annuo.
Alcuni studi mostrano come il cardine intorno a cui la resilienza dovrebbe ruotare è la centralità del cliente, in modo da ri-orientare costantemente la propria offerta intorno ai mutevoli bisogni del mercato.
In un periodo di cinque anni, le aziende che sono cresciute maggiormente in termini di resilienza hanno registrato una crescita del fatturato superiore del 60% rispetto a quelle che sono cresciute di meno. Gli individui vedono anche benefici monetari, con i lavoratori che hanno i livelli più alti di resilienza che riportano un reddito annuo superiore del 22% rispetto a quelli con i livelli più bassi di resilienza.
Secondo Mesaconsulting, ogni azienda che si pone come obiettivo quello di corrispondere ai cambiamenti del mercato, mantenendo alti i ricavi, dovrebbe rispettare 5 pilastri organizzativi:
- il coordinamento tra le diverse parti dell’azienda, favorito da un scambio fluido delle informazioni;
- una cooperazione data dalla condivisione di obiettivi primari più che per una spartizione di compiti e di istruzioni: lavorare quindi su progetti e obiettivi in modo dinamico;
- la condivisione di una certa porzione di potere decisionale, alimentando la cultura dell’interdipendenza;
- lo sviluppo di skill (soft e hard) trasversali ai diversi livelli organizzativi che promuovano lo scambio di idee e vedute: organizzazione di riunioni di brainstorming o Circoli di Qualità
- la connessione con l’esterno, con i clienti, ma anche con i collaboratori e i vari stakeholder.
2. La resilienza stimola l’innovazione
Quando si parla di resilienza in azienda, una marcia in più è data dalla capacità di “imparare dall’esperienza”, massimizzando i vantaggi che derivano anche dagli insuccessi e inquadrando questi ultimi non come dei fallimenti, bensì come una fase imprescindibile (l’errore o il contrattempo fanno parte del percorso) necessaria in un ambiente in rapida evoluzione. L’unico modo per stare al passo è l’innovazione continua, chiamata anche processo di miglioramento continuo, concetto nato in Giappone e definito col termine Kaizen. Rimanere aperti, curiosi e agili può essere faticoso sia per gli individui che per le organizzazioni e, per sostenere l’entusiasmo per l’esplorazione, la sperimentazione e il fallimento – il DNA delle aziende più innovative – gli individui e i team devono acquisire, quindi, sempre di più una predisposizione alla resilienza. Nello specifico, la ricerca della BetterUp dimostra che i dipendenti che si sono classificati al livello più alto in termini di resilienza hanno ottenuto un punteggio più alto del 22% nell’innovazione rispetto ai loro colleghi, nonché del 19% in più nella flessibilità cognitiva e del 18% in più nella creatività del team. Quando i tempi sono duri, i resilienti continuano a innovare e ad avere prestazioni migliori dei loro pari.
3. La resilienza riduce il burnout e il turnover dei dipendenti
I team che hanno leader altamente resilienti non sono solo più agili e collaborativi, ma hanno anche un burnout inferiore del 52%, hanno il 78% in meno di probabilità di lasciare l’organizzazione e sentono, nel 57% dei casi, di ritrovare uno scopo motivante nel loro lavoro. Queste sono tutte buone notizie, specialmente durante i periodi di stress come questo dettato dal Covid-19, in cui le sfide quotidiane come la cura dei propri cari e il mantenere un buon bilanciamento vita-lavoro sono più difficili. La resilienza aiuta a garantire che il talento di cui hai bisogno – prendersi cura dei clienti, fornire prodotti, far crescere la tua attività – sia in grado di contribuire alla mission aziendale.
I dati sono chiari: aumentare la resilienza è positivo per l’azienda, i team e le persone. Ma questo solleva una domanda essenziale. Se la resilienza è così fondamentale per il successo in un ambiente aziendale per definizione imprevedibile, come puoi coltivarla nella tua forza lavoro, nel team di leadership e in te stesso?
La buona notizia è che la resilienza può essere appresa. Sessioni dedicate in azienda possono fare la grande differenza. Una o due ore alla settimana dedicate allo sviluppo di mentalità e abilità come l’ottimismo e l’autocompassione possono aiutare a costruire la resilienza a livello individuale. Un lavoro che ha bisogno di essere sostenuto nel tempo, in ogni caso. Sessioni di coaching individuale e di team e il mentoring sono due dei modi più efficaci per costruire e supportare la resilienza.
Cosa puoi fare, come leader aziendale, per aiutare gli altri a costruire questa inestimabile capacità? Intanto tenere a mente che la resilienza organizzativa non si limita alla mera gestione del rischio, ma mira a raggiungere una visione olistica della salute e del successo aziendale. Per impostare al meglio l’azienda resiliente, ecco tre domande da cui partire:
- Come stai supportando i manager? I manager resilienti sono il fulcro della resilienza del team: creano team resilienti con maggiore agilità e prestazioni e un burnout ridotto. Assumere manager resilienti e coltivare la resilienza tra questi dipendenti in prima linea può creare un punto di svolta per il cambiamento in tutta l’azienda.
- Come promuovi il benessere? Resilienza e benessere (cioè salute emotiva, mentale e fisica) crescono insieme e fungono da potente cuscinetto contro i tempi difficili. Prenditi il tempo per valutare la strategia per il benessere dei dipendenti della tua azienda per assicurarti che includa supporto mentale, sociale, emotivo e fisico.
- Come stai personalizzando la crescita? Costruire la resilienza cambia il modo in cui le persone si presentano. Un cambiamento comportamentale efficace è altamente individualizzato, basato sull’evidenza e guidato dai dati. Richiede un supporto più lungo di quello che la maggior parte dei programmi di formazione può fornire. Rivaluta la tua strategia di apprendimento e sviluppo per abilitare il supporto individuale in grado di guidare un cambiamento profondo e duraturo.
La resilienza organizzativa è molto importante per un’organizzazione che intende prosperare nel mondo moderno, così dinamico e interconnesso. Diventa un imperativo strategico in un periodo come questo in cui la pandemia ha messo in crisi molte aziende, rilanciandone altre che si sono dovute dimostrare pronte all’aumento delle richieste e delle utenze. In ogni caso, non si tratta di corrispondere a una singola prestazione, ma di un obiettivo di gestione ottimale che si raggiunge con il tempo e con la consapevolezza che questa è una strada imprescindibile. Diventare un esperto di resilienza organizzativa richiede l’adozione di ottime abitudini e best practice. I manager possono contribuire, quindi, a incrementare la produttività in azienda? La risposta non può che essere affermativa, anche se occorre affrontare fin da subito la giusta analisi del clima lavorativo e un ripensamento delle sessioni di formazione e affiancamento professionale (coaching e mentoring) perseguendo un’ottica di maggiore benessere, per i collaboratori e per l’organizzazione in generale.