Segue dal Cap. 1 –
Il Colosseo è un edificio concepito per il pubblico spettacolo. La sua idea spaziale viene dal completamento della cavea concava del teatro greco. L’attenzione di ciascun spettatore, qualunque posto gli fosse stato assegnato, doveva essere portata naturalmente verso un punto focale; il cuore dello spazio. Il flusso dei percorsi doveva essere rapido e sicuro, fuori e dentro, da assicurare l’importanza pubblica del luogo; un fluire sostenuto e rappresentato spazialmente da una ingegnosa tessitura di passaggi a volta, radiali e concentrici, e una generosa sistemazione di vie di comunicazione verticali, posti all’intercettazione dei passaggi. L’esterna disposizione di archi, spaziati e proporzionati in verticale ed orizzontale, suggeriva, nella loro continuità, e visti da una distanza atta a inquadrare l’insieme, una stabilità senza tempo che nell’arco di 2 millenni è rimasta intatta.
Un’espressione eccezionale del concetto di anfiteatro.
Disegnato per la fruizione di spettacoli, doveva necessariamente connettere planimetria ed altimetria. Il piano orizzontale può sembrare una ellisse, ma in realtà riesce sempre a essere circolare attraverso una serie di raggi radiali che partono da vari punti degli assi principali dell’edificio. Da questo semplice ed ingegnoso schema geometrico, nasce una pianificazione razionale impegnata a far convergere linee, piani e volumi, per poi materializzarli in una serie di strutture massicce fatte di pieni e vuoti. Lo spettatore non poteva che rimanere impressionato dalla razionalità di un’organizzazione spaziale tanto complessa.
L’imperatore e i senatori, entrando lungo l’asse minore della struttura, nella tribuna più bassa, si allontanavano di poco dal piano terra ed erano quelli meno in grado di apprezzare la complessità organizzativa dell’edificio, concentrati sull’arena ed indifferenti a tutto il resto. Invece gli altri che si avventuravano lungo il labirinto di corridoi e scale per raggiungere gli spalti superiori, erano i veri destinatari di un edificio che risolveva la sua complessità nella semplicità della sua fruizione.
Il Colosseo misura 188×156 metri ed è composto da 80 pareti radianti; la sua facciata di 4 piani si alza ad una altezza di 50 metri, più alta della cupola del Pantheon. Secondo fonti antiche la durata della sua costruzione è eccezionalmente ridotta a soli 5 anni. Fu iniziata dall’Imperatore Vespasiano e alla sua morte nel 79, fu completata dal suo successore, il figlio Tito che, a sua volta, morì nell’81 quando sembra che i 5 livelli della struttura fossero stati completati. Alcune fonti affermano che nell’80 Tito mise in scena una battaglia navale; ma sembra anche che la sottostruttura dell’arena fosse completata solo durante il regno di Domiziano, l’altro figlio di Vespasiano successo a Tito. E se questo è vero, la realizzazione del Colosseo si deve alla completa dinastia dei Flavi.
Il Colosseo è la struttura più complessa costruita con successo nell’antichità. Può essere sorpassata in originalità e bellezza da altri edifici, ma come monumento al processo architettonico, è unico. Lo sconosciuto architetto non si è destreggiato tanto con la sua forma, quanto con la sua scala e complessità, portando a conclusione, da una semplice quanto originale proposizione geometrica, un’impresa gigantesca.
In quel periodo il materiale più usato per grandi strutture, era il mattone cementato, ma il Colosseo, probabilmente per la sua mole e peso eccezionale, ha riservato molta parte della sua fabbrica alla pietra squadrata posta in opera senza malta: 100mila metri cubi di travertino, secondo quanto è stato stimato. Questi blocchi di dimensioni impegnative, venivano posti uno sull’altro, con estrema precisione, per mezzo di sistemi di sollevamento rudimentali ma evidentemente efficaci. Nella parte interna dell’edificio è stato usato anche una grande quantità di tufo in blocchi di dimensioni più ridotte. Cemento, mattoni e malta, i soli materiali trasportabili senza mezzi meccanici, erano destinati alle volte e ai piani più alti.
Come un edificio così enorme e complesso possa essere stato completato in soli 5 anni è soggetto a un giustificabile dubbio. Una leggenda riporta che 15mila prigionieri ebrei della guerra vinta da Tito nella Giudea, furono posti a lavorare nella sua fabbrica. Ma anche se essi hanno cooperato con gli schiavi già a disposizione a trasportare materiale e tirare funi, il dubbio rimane. Anche perché i veri protagonisti del cantiere del Colosseo sono stati gli artigiani e i capomastri con le loro specializzazioni e la loro destrezza. E questi, per completare un’opera del genere, in qualsiasi lasso di tempo, debbono essere stati al top della loro professione.