Il Colosseo: pianificazione e costruzione. Cap.4

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La pianificazione di un cantiere deve considerare principalmente l’interazione fra mezzi temporanei e mobili, quali gru, lavoratori, animali, materiali, etc., ed elementi fissi costruttivi. Questa interazione può essere pianificata in vari modi e sequenze, ed è sempre problematico stabilire quali siano le più efficaci. Se poi si deve fare un lavoro investigativo per capire quali esse siano state poste in essere in un edificio 2 millenni dopo la sua costruzione, questo diviene un compito piuttosto complicato. 

L’impianto del Colosseo è assolutamente circolare, ma la sua costruzione non poteva che essere radiale. Al piano terra, o primo livello, lungo ogni spina, vi erano 7 pilastri in travertino, che si ergevano sino al piano di calpestio del secondo livello; l’ottavo pilastro, il più interno e vicino al podio dell’arena, era in mattoni e, posizionato come era, sotto la prima parte della gradinata del primo livello, era a mezza altezza. Il primo e secondo pilastro, i più esterni, erano isolati, mentre dal terzo al sesto gli spazi intermedi erano in tufo a formare un muro di spina; il settimo e l’ottavo erano ancora isolati. Per quanto riguarda i deambulatori circolari, al primo livello ve ne erano 5. Di questi due erano ai due lati del muro di spina ed uno fra i 2 pilastri più esterni, con volte circolari a tutto sesto, a sorreggere la piattaforma del secondo livello. Il quarto e quinto, a ridosso del podio dell’arena, stando sotto la gradinata più bassa, erano più stretti ed avevano volte a mezzo sesto. 

La costruzione della cavea deve essere iniziata con l’erezione degli elementi radiali che, essendo relazionati ad un centro stabilito, rendevano la posa in opera dei blocchi  più semplice e precisa. Viceversa, lavorando in senso circolare e dovendo spostare in continuazione le gru, posizionare i blocchi l’uno rispetto all’altro, avrebbe fatto perdere precisione e tempo. Anche costruire per sezioni, completando prima quella più esterna e dopo l’interna, o viceversa, avrebbe ostruito il movimento dei materiali leggeri ed il sollevamento di quelli pesanti. 

Invece erigere prima le spine radiali con gru fisse, sarebbe stato certamente più razionale; quindi si sarebbero voltati gli archi in pietra, radiali e circolari, e poi le volte radiali in cemento. Le scale, sia al primo livello che al secondo, poste fra i muri di spina, sarebbero state inserite per ultime, non solo per lasciare libero il passaggio di lavoratori e materiali fra l’arena e l’esterno dell’edificio, ma anche per permettere agli ingegneri idraulici di posizionare le condutture d’acqua, le grondaie e le canalette di drenaggio. Una volta terminato il primo livello, servendosi della piattaforma di copertura appena completata, si saranno posizionate su di essa nuovamente le gru ancora allineate con i centri di curvatura e si sarà terminato il secondo; e così via per i due successivi. 

In questa sequenza, ad essere erette prima, devono essere state le pareti di spina che, come abbiamo visto, erano costituite da 4 pilastri in blocchi di travertino e 3 collegamenti in blocchi di tufo. I blocchi, con le superfici di contatto perfettamente finite, venivano calati sulla superficie di appoggio del blocco inferiore, per mezzo di gru con braccia in legno guidate da funi tirate da uomini o da animali nel caso di pesi  eccessivi. Successivamente muratori specializzati, mediante l’uso di leve, triangoli ecc, ne controllavano il livellamento, l’allineamento con i blocchi adiacenti, ed il piombo rispetto ai blocchi inferiori. 

Le gru erano ancorate in coppia ai due estremi del muro, separate da questo solo dello spazio necessario per il passaggio dei carri con i blocchi da sollevare. In una costruzione così intensiva come quella del Colosseo, si può supporre che si sarà lavorato simultaneamente su varie pareti, sempre che il posizionamento di più di una coppia di gru sia stato possibile; e che vi sia stata sufficiente disponibilità di blocchi già preparati, di manodopera e di forza animale. In queste pareti i blocchi centrali sarebbero stati posti in opera per primi, per poi seguire sino alla periferia del muro; in questo modo si evitava, partendo dagli estremi, di dover arrivare al centro e trovare uno spazio inadeguato ad incastrare l’ultimo blocco.

A questo punto le due gru si sarebbero spostate, sempre radialmente, una verso l’interno per erigere il settimo pilastro; l’altra verso l’esterno per erigere prima il secondo e dopo, al suo completamento, il primo, quello di facciata. L’ottavo pilastro, insieme con una parete di spina minore, essendo costruiti in mattoni e malta, non avrebbero avuto bisogno di mezzi meccanici e sarebbero stati costruiti, in qualsiasi momento, alla fine. Anche qui, le scale e le gradinate di copertura per gli spettatori, non sarebbero state costruite, sempre per lasciare libero il flusso radiale di uomini e mezzi.   

Tanto ci sarebbe da aggiungere per completare la descrizione di questa prima fase costruttiva, ma l’intento è solo quello di sollecitare curiosità per una delle opere più importanti del nostro patrimonio culturale, mettendo in evidenza quanto l’armonia del Colosseo dipenda in gran parte dalla razionalità con cui è stato costruito.       

Follotitta vive tra New York e Miami, è architetto e appassionato di storia, architettura e politica. Una visione a 360° sul clima made in USA vista dagli occhi di un professionista "italiano in trasferta".

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