Lewis Carl Davidson Hamilton nasce nel 1985 a Stevenage, in Inghilterra. Di origini dell’isola di Grenada (nel Mar dei Caraibi) da parte di padre (il nonno arrivò nel Regno Unito nel 1954) ed inglesi da parte di madre, Lewis fin da piccolo è stato abituato a lottare.
Le prime lotte sono state quelle comuni a tutti i bambini i cui genitori, purtroppo, decidono di interrompere il proprio matrimonio. Si divide tra la casa della madre e quella del padre, ed è in quest’ultima che Lewis si innamora dei motori e della velocità.
Nasce tutto da un regalo del padre Anthony nel 1991, un modellino di auto elettrica, che fa emergere il desiderio innato di Lewis di correre. Così Anthony, indebitandosi, compra un kart su sui farlo salire e dargli la possibilità di realizzare i suoi sogni.
Sogni che viaggiano di pari passo con la determinazione di Lewis di fare il pilota e di lasciare il segno. Nel 1995 vince il campionato cadetto britannico e sul kart inanella una serie di successi che due anni più tardi spingono la McLaren a metterlo sotto contratto, sponsorizzandolo nelle categorie minori. Appena 12enne Lewis realizza il sogno di essere un pilota, ma non si accontenta e cambiando la marcia conquista il titolo Europeo di Kart Formula A e nel 2003 quello di Formula Renault 2.0 con 10 vittorie su 15 gare disputate. Domina anche la F3 Euro Series nel 2005, con 15 primi posti in 20 gare. Nel 2006, sostituendo Nico Rosberg sulla Art Gran Prix in GP 2, vince entrambe le gare del weekend di Montecarlo piazzando subito in vetta al campionato e al termine della stagione si laurea campione a Monza. Una gioventù ricca di vittorie che nel marzo 2006 convincono la McLaren a dargli la possibilità di correre in Formula 1.
L’esordio in F1 arriva nel 2007, a 22 anni, dove conquista nove podi consecutivi e si piazza in testa alla classifica mondiale; ma una serie di strategie si scuderia sbagliate e qualche errore personale gli costano il titolo che andrà a Raikkonen per un solo punto di vantaggio nella classifica generale.
L’anno successivo (2008) arriva il nuovo contratto con la McLaren, che rescinde con Fernando Alonso per i difficili rapporti con Hamilton. Rapporti che, durante i test di Barcellona, hanno portato i tifosi dello spagnolo a esporre striscioni razzisti contro l’inglese. Sarà l’inizio di una delle battaglie più importanti di Hamilton, che si oppone al razzismo in ogni sua forma e continua a farlo fino ad oggi. In pista la battaglia non sarà da meno, con una stagione tra gioie, podi, incidenti e penalizzazioni che però gli regalano il primo titolo mondiale di F1 a soli 23 anni e 9 mesi. Questa vittoria lo rende il più giovane pilota nella storia della Formula 1 a vincere un mondiale (sarà poi superato da Vettel nel 2010) ed anche il primo pilota a vincere prima una serie cadetta e poi il titolo iridato.
Nel 2012 finisce il rapporto con la McLaren con cui non è riuscito più a salire sul gradino più alto della classifica e firma con la Mercedes, con cui termina la prima stagione (2013) al quarto posto.
Nel 2014, grazie anche alle innovazioni sui motori che la Mercedes sfrutta al meglio, Hamilton si laurea nuovamente Campione del Mondo e si replicherà anche nel 2015. Il 2016 vede Hamilton al secondo posto in classifica dopo aver cominciato la stagione dovendo fare i conti con alcuni problemi di stabilità della vettura. Ma nonostante ciò riesce a realizzare un record personale, raggiungendo Prost al secondo posto dei piloti con più vittorie di gara nel Mondiale.
Nel 2017 inizia il dominio incontrastato nel Mondiale con quattro successi di fila fino a quello di questo 2020 che ha visto Hamilton vincere una nuova battaglia personale e far registrare nuovi record. Infatti in questo 2020, dopo aver contratto il Covid, salta per la prima volta una gara del mondiale da quando vi partecipa dal 2007. Ma nonostante ciò torna in pista appena guarito (esattamente tre giorni fa ad Abu Dhabi) e riesce a conquistare con largo anticipo il suo settimo titolo Mondiale, eguagliando e raggiungo il leggendario Michael Schumacher. Un binomio, Hamilton-Schumacher, che ha contraddistinto tutta la stagione; con l’inglese che ha dapprima eguagliato il numero di vittorie in F1 del tedesco in Portogallo (91), per poi batterlo nel Gran Premio successivo con il 92esimo successo personale. Binomio che, in occasione del GP del Portogallo, si è potuto vivere sul podio quando Mick Schumacher, figlio di Michael, ha regalato un casco del padre ad Hamilton per elogiarlo dopo il record eguagliato. Binomio che potremmo rivivere in F1 anche dalla prossima stagione quando Mick, campione uscente di Formula 3, esordirà nella massima categoria al volante della Haas; pronto a ripercorrere le orme del padre e battere proprio Hamilton.
Hamilton che, dopo essere stato nominato Membro dell’Ordine Britannico nel 2008 per meriti sportivi, vedrà anche intitolato a suo nome il rettilineo del circuito di Silverstone. Un onore che l’ex pilota David Coulthard, oggi presidente del British Racing Dirver’s Club, ha voluto fare a questo grande campione.
Un campione che dopo aver scritto il suo nome nella storia della Formula 1 per maggior numero di Mondiali conquistati (7 insieme a Schumacher), vittorie (95), podi (165) e pole position (98); potrà vantarsi anche dell’Hamilton Straight e di essere il primo pilota in assoluto a cui è stato intitolato un segmento di tracciato.
Onori, successi e record che in 13 anni di Formula 1 fanno di Hamilton uno dei piloti più vincenti del Mondiale e ne scrivono il nome a tinte indelebili nella storia degli sport motoristici. Un campione che a 35 anni può ancora migliorarsi e inanellare nuovi successi e record. Una persona che oltre che far parlare di se sulla pista si è battuto anche nel sociale lottando fermamente contro ogni tipo di razzismo, di abuso su animali e contro la distruzione del nostro pianeta. Un personaggio impegnato a 360° per il bene del suo ambiente lavorativo e per il bene del mondo.
Ma in fin dei conti sempre un bambino con quella voglia di correre, di vincere e di sorridere. Un bambino che nel suo DNA aveva già i tratti del Campione.
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