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V Day. Inizia la vaccinazione in Italia e in Europa. Saremo in grado di gestire anche questa nuova sfida?

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L’Agenzia italiana del farmaco ha approvato la distribuzione anche nel nostro paese del farmaco della Pfizer-BioNTech per tutta la popolazione sopra i 16 anni e senza controindicazioni. Il primo lotto sarà di 9.750 dosi e saranno i militari a distribuire i vaccini su 21 siti nazionali.

Mentre il lancio dei vaccini Covid-19 inizia, tra Stati Uniti ed Europa si dovrà affrontare una grande sfida informatica. La domanda a cui è urgente rispondere: come monitorare la distribuzione dei vaccini e determinare chi li riceve? Aspetto non di poco conto se si vuole garantire che le persone ricevano il numero di dosi adeguato. Per farlo le linee guida che determinano chi è il prossimo in linea devono essere seguite con precisione e organizzazione. Una quantità sufficiente della popolazione – almeno dal 60% al 70% – dovrà essere vaccinata per ottenere l’immunità di gregge.

Oggi inizia il V-day in tutto il continente europeo. Il 27 dicembre sarà ricordato come il giorno in cui ufficialmente l’operazione della vaccinazione ha avuto inizio. Una partenza simbolica che in Italia inizia dallo Spallanzani, il noto ospedale della Capitale. Un’operazione di grande importanza, il più grande intervento di salute pubblica nella storia del nostro Paese. Come risponderà la sanità dopo questi 10 mesi durissimi che ha sconquassato il morale e le economie non solo da noi, ma praticamente ovunque? Fino ad ora alti e bassi hanno segnato la risposta della nostra sanità pubblica. Saremo in grado?

12.8 la percentuale di ieri dei contagi. Gli esperti dicono che dovrebbe essere sotto il 10% per garantire maggiore tranquillità. Soprattutto in questi giorni in cui non si parla d’altro che della “variante inglese”, la temuta mutazione del virus più bellicosa e, a quanto pare, made in England.

La dura verità che i responsabili politici, i sistemi sanitari, le farmacie e i leader della sanità pubblica devono affrontare è che l’attuale infrastruttura di dati non è attualmente all’altezza del compito. Alcune azioni si rendono necessarie per migliorare l’infrastruttura di dati che possono essere intraprese per garantire che lo sforzo di vaccinazione sia efficace ed equo, protegga la privacy e contrasti le azioni illecite. Standardizzare le modalità di scambio dei dati sulla salute personale.
Le informazioni di questo tipo, inclusi i registri delle vaccinazioni con identificatori personali, si sono rivelate in genere difficili da gestire per il governo.

Per ora saranno vaccinati solamente i soggetti inclusi nella prima fase della campagna vaccinale: medici, infermieri e personale amministrativo operanti nei presìdi ospedalieri e nelle Rsa e nelle Ra dove risiedono i soggetti che per la loro fragilità necessitano di essere sottoposti il prima possibile al trattamento vaccinale.

Vaccino Coronavirus a Roma, V-Day 27 dicembre 2020

Le prime dosi del vaccino anti-covid sono arrivate a Roma, allo Spallanzani. È un messaggio di fiducia che si irradia in Italia e in Europa. Grazie al ministro Roberto Speranza, alla struttura commissariale di Arcuri, alle forze armate e a tutti gli operatori sanitari“, scrive su Twitter il premier Giuseppe Conte.

Dal Piemonte il primo commento dell’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi: “Salutiamo questo momento, manifestando riconoscenza a tutti coloro che lo hanno reso possibile. Siamo ad una svolta decisiva nella lotta contro il Covid-19 e tutto è pronto perché il vaccino possa essere utilizzato ovunque in Piemonte. La guerra non è finita, ci vorrà ancora un po’ di tempo, ma da ora in avanti disponiamo di un’arma strategica e di assoluta importanza per respingere il contagio”.

La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen aveva annunciato che in Ue le somministrazioni sarebbero cominciate due giorni dopo Natale, e così è stato. È abbastanza chiaro che si attende un disco verde dall’autorità regolatoria dopo che il vaccino Pfizer-Biontech è stato autorizzato da Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti. E mentre l’attenzione è tutta a questo inizio della distribuzione, il problema delle corrette procedure organizzative, amministrative e sanitarie rimane.

Come allineare i registri di immunizzazione delle regioni e le analisi dei rapporti?
In queste ultime settimane abbiamo visto come quello italiano sia un sistema fin troppo frammentato per poter promettere efficienza nel monitorare la somministrazione del vaccino. I sistemi informativi di immunizzazione svolgono un ruolo importante nella verifica dei vaccini. Durante la pandemia H1N1 del 2009, ad esempio, gli stati Stati Uniti li hanno utilizzati per tracciare l’inventario presso i siti dei fornitori, comunicare con i fornitori (inviando promemoria per la seconda dose, prevista anche per Covid-19) e per aiutare con i regimi di dosaggio.

E come, poi, migliorare il modo in cui fornire assistenza? Come gestire le domande con carattere di urgenza? Quale possibilità di essere flessibili di fronte a contrattempi o intoppi?
Per essere ottimamente efficaci nella spinta a vaccinare la popolazione contro il Covid-19, le regioni italiane dovrebbero assicurarsi di rendere operativi accordi di condivisione dei dati. La stragrande maggioranza delle regioni ha gestito in modo sufficiente la trasmissione dei dati agli organismi centrali. Ma questo fa supporre che il sistema organizzativo vada migliorato per diventare davvero eccellente.

Si parla anche di progettare “passaporti” per l’immunizzazione, per distinguere e dare più diritti a chi si è vaccinato e chi ha deciso di astenersi. Ai primi con il passaporto del caso potrebbe essere garantita una libertà di movimento maggiore, come ad esempio la possibilità di viaggiare tra regioni e tra Stati europei. E’ tutto ancora da decidere ma vale la pena pensare a come gestire anche questa criticità.
A parte i diritti citati, per riconoscere coloro che hanno completato la vaccinazione sarà comunque necessaria una forma di identificazione privata e portatile. Al livello più elementare, un passaporto di immunità sarebbe una versione digitalizzata del “cartellino giallo”, il certificato internazionale di vaccinazione o profilassi cartaceo che molti viaggiatori internazionali portano con sé in viaggio da e verso aree ad alto rischio del mondo?

I passaporti per l’immunità possono essere progettati per garantire la privacy e fornire la portabilità dello status? Anche questo dato va capito e gestito al meglio. Lecito chiedersi se sommare tutti questi livelli di controllo dati sia attualmente alla portata del nostro Paese, visto anche il fallimento dell’app Immuni.

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