Intervista a Gianluca Bernardi –
Avreste mai detto che anche all’interno del mercato di Instagram, e quindi nel mondo del marketing basato sui social media, esiste una grandissima problematica legata al mondo del fake? Ebbene sì, perché i tanto declamati influencer possono vendere consulenze finte mettendo nei guai un’azienda. Oggi l’importanza strategica di questa figura professionale (chiamata anche social influencer) è assoluta, tanto che ha soppiantato quello che un tempo era il semplice passaparola: sfruttare un personaggio “influente” nel mondo dei social media (Instagram e Facebook in primis) per influenzare le decisioni di acquisto di un pubblico e intervenire sulla visibilità di un marchio e di un prodotto è oggi una pratica non solo comune, ma quasi imprescindibile.
Quanto è affidabile però il loro ruolo? E c’è un modo per far sì che le aziende possano assicurarsi un ritorno economico e di immagine da questo investimento?
Ne parliamo con Gianluca Bernardi, CEO di Virality, una società che crea campagne di influencer marketing con lo scopo di tutelare le aziende e il loro budget grazie ad un’incredibile piattaforma da loro stessi ideata.
«L’idea di fondare la piattaforma di influencer marketing Virality nasce dalla mia precedente esperienza professionale, quando come consulente aiutavo influencer, aziende e agenzie a gestire le proprie pagine instagram o le pagine instagram dei loro clienti. Insieme a Leonardo Petrini – che sarà poi il primo collaboratore di Virality – avevamo notato che nel mercato di Instagram esisteva una grandissima problematica legata al mondo del fake, ovvero a tutto ciò che è finto; l’acquisto di traffico e di consulenze provenienti da influencer non autentici era molto comune e molto rischioso per un’azienda. Così abbiamo fondato Virality: una piattaforma che si ergesse ad arbitro nel delicato rapporto tra aziende (quindi tra profili business che creavano campagne di influencer marketing) e influencer, i quali riuscivano ad ingannare le aziende vendendo un traffico che non era qualificato.»
Gianluca, come potremmo definire esattamente la figura dell’influencer marketing?
«La definirei come la capacità di una persona o di una pagina, quindi di un’entità online, di influenzare una gran vastità di utenti, una community, grazie alle proprie conoscenze e competenze. E’ di fatto la trasformazione della vecchia teoria dell’opinion leader: tramite il passaparola, le persone venivano influenzate da un’altra che aveva una forte reputazione relativamente a un determinato prodotto. Sul mercato online, di fatto, questa possibilità si è amplificata all’ennesima potenza perché è diventato possibile influenzare non solo le persone che circondano l’influencer, ma tutte quelle che lo seguono sui social media, portandole verso un processo d’acquisto diverso e condizionando le loro scelte.»
Raccontaci come vengono organizzate le campagne di Virality
«Le campagne di influencer marketing di Virality seguono un processo ben preciso: l’azienda viene aiutata a ideare un brief efficace della campagna, focalizzandosi su cosa vuole comunicare e quale sarà la strategia. Poi, grazie al nostro software, seguono una serie di step, di conseguenze logiche, che portano alla scelta degli influencer in base al tipo di azienda e di prodotto che deve essere sponsorizzato. Ogni influencer viene analizzato dal nostro software al fine di capire se ha una audience vera o falsa e se ha la capacità di produrre un ROI, quindi un ritorno rispetto all’investimento della campagna. Finito questo si passa al vero e proprio ingaggio dell’influencer, quindi alla comunicazione del brief all’influencer stesso e alla scelta della strategia editoriale dell’influencer e dei contenuti; questa scelta viene validata innanzitutto da noi di Virality, e poi dal brand, che deve essere sempre nella posizione di accettare o meno ogni singolo contenuto. A quel punto all’influencer viene notificata l’approvazione e può decidere di pubblicarlo. Da qui vengono tracciate in tempo reale tutte le performance dell’influencer dando modo all’azienda di comprendere qual è l’impatto social della campagna.»
Che particolarità ha il vostro software rispetto agli altri che si trovano sul mercato?
«La particolarità del nostro software riguarda innanzitutto la sua dinamicità: non dà una fotografia statica dell’influencer, ma è in grado di tracciare nel tempo i dati statistici di tutti gli utenti, quindi il comportamento di ogni influencer sui social, laddove la maggior parte dei software riesce invece a fotografare semplicemente, in modo statico, lo stato attuale dell’influencer. Noi utilizziamo unicamente le API (Interfacce di programmazione delle applicazioni, ndr) ufficiali di Instagram e Facebook, in modo da essere completamente in regola rispetto alle comuni leggi del settore; in particolare, utilizziamo algoritmi proprietari, ovvero realizzati internamente dai nostri developer di Virality: ci consentono di fare una previsione sugli influencer migliori, valutare i loro costi e le loro performance, non solo quelle passate ma soprattutto quali potranno essere quelle future, qual è quindi il valore atteso. Virality segue in automatico tutto il processo di una campagna, laddove invece gli altri software seguono soltanto la prima parte di scouting, quindi di analisi preliminare dell’utente.»
Ti sei anche avvicinato al mondo delle start-up recentemente, entrando a far parte di un nuovo progetto chiamato Gellify. Raccontaci di cosa si tratta.
«Gellify è una piattaforma di innovazione capace di modificare profondamente il mercato di grandi aziende corporate grazie alla connessione con le start-up sulle quali ha investito: mediante gli investimenti e le consulenze di un gruppo di esperti riusciamo a creare nuovi modelli di business. Le start-up sulle quali Gellify investe sono quelle B2B SaaS (Software as a Service, ndr) ovvero che si sviluppano a canoni, nel senso che per acquistare un software di questo genere occorre una licenza. Il target di mercato di Gellify è quello dell’industria, factory, che riguarda aziende come Lamborghini o Poggipolini.»
Vuoi fare una previsione per il settore digital dei prossimi anni? E’ cambiato secondo te con il covid il modo in cui il pubblico approccia il digital?
«Credo che al cambiamento del mercato digitale a cui assistiamo oggi seguirà una regressione. I pilastri del cambiamento sono stati piantati già fortemente negli scorsi anni; il covid ha semplicemente dato l’opportunità a molti, se non a tutti, di comprendere quali sono gli strumenti e capire come innestarli nelle nostre vite per migliorarle. Sicuramente vivremo un’economia digitale nel futuro, dove il mercato online servirà per abbattere le barriere. Saremo sempre più in grado di arrivare velocemente ovunque, abbattendo la barriera della città o della nazione. Tutti potranno accedere ad ogni tipo di informazione, e l’informazione costerà sempre di meno; l’acquisizione delle informazioni non sarà più elitaria, perché chiunque sarà in grado di “imprendere”. Questa sarà la vera rivoluzione digitale. E stiamo già assistendo a questo processo: ognuno, con un computer, con un background, è in grado di potersi costruire da zero, mentre un tempo questo non era possibile. Prima ci si poteva solo unire a chi aveva già costruito un business. Il covid ha provocato sicuramente uno shock, ma non un problema nel settore dell’economia digitale. Uno strumento digital rimane sempre l’investimento migliore per accelerare il proprio business.»
A contribuire al nostro successo, nella vita come nel lavoro, troviamo sicuramente un’indole di un certo tipo, l’intraprendenza e la perseveranza, ma anche hobby e passioni. Cosa puoi raccontarci dei tuoi di hobby?
«Io sono uno sportivo, amo tutti i tipi di sport, sono un competitivo nato. Ogni volta che inizio qualcosa, provo sempre a diventare il migliore o comunque la versione migliore di me in quel determinato sport o hobby. Quest’anno, per esempio, con il covid, io che non avevo mai preso in mano un martello mi sono soppalcato mezza casa da solo e ho iniziato a fare giardinaggio! Sono una persona curiosa: quando non so una cosa la devo portare fino in fondo, al massimo, comprendendone tutti i dettagli. E poi amo viaggiare. Non vedo l’ora di riprendere a viaggiare. La cosa più grande che questo periodo ci ha tolto è stata la possibilità di esplorare, che è una delle cose che ci arricchisce di più.»
E nel prossimo futuro, come ti vedi?
«Molto semplice! Il mio più grande desiderio è prendere tutto quello che ho imparato e portarlo agli altri. Vorrei creare una realtà capace di supportare chiunque stia intraprendendo un percorso imprenditoriale come il mio. Mi vedo sempre nel mondo delle start- up. La fase che preferisco è quella iniziale, la fase crescente del proprio business, dalla generazione dell’idea fino alla validazione della stessa. Quando ci si innamora del proprio progetto insomma, e si trova qualcun altro interessato allo stesso progetto / prodotto e capisci che se c’è una singola persona interessata allora possono essercene altre dieci, cento, mille…»
I tuoi progetti professionali per il 2021?
«Il 2021 lo vedo così: tanta concentrazione su Virality, per cavalcare il grande momentum che gli si è creato intorno, e l’inizio della collaborazione con Gellify, un tassello importantissimo della mia vita. Gellify è l’ambiente dove ho sempre sognato di lavorare. E’ una piattaforma che consente di innovare diversi mercati, di collaborare con grandi aziende, di connettere piccoli imprenditori a queste stesse aziende. Quindi è l’ambiente perfetto per far germogliare tutte le mie passioni a livello imprenditoriale. Ho tanta voglia di migliorare in un ambiente stimolante e vario come Gellify, un concentrato di innovazione e di nuove competenze da apprendere.»
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