di Ileana Barone –
Si è spenta all’età di 93 anni Cecilia Mangini, una delle più grandi fotografe documentariste italiane, che attraverso la macchina fotografica e la cinepresa ha raccontato la storia e la cultura italiana del dopoguerra.
Nata a Bari nel 1927, Cecilia Mangini ha raccontato i cambiamenti dell’Italia partendo da temi complessi quali la morte, il lutto e il pianto funebre, attraverso la fotografia e il cinema, i due mezzi che meglio la rappresentavano.
Se mi si chiede cosa sono, io rispondo: sono una documentarista (…). Sono convinta che il documentarista è assai più libero del regista di film di finzione, ed è per questo, per la mia indole libertaria con cui convivo fin da bambina, che ho voluto essere una documentarista. Il documentario è il modo più libero di fare cinema”.
Da “All’armi, siam fascisti!” del 1962 a “Stendalì – Suonano ancora” del 1960, film documento di cui Pier Paolo Pasolini scriverà i commenti. Ha sempre conservato una spiccata curiosità e la voglia di raccontare le radici del paese, la pancia di una nazione che molti registi non hanno voluto raccontare. Entrando nelle case, chiacchierando con la gente, è riuscita a cogliere gli attimi più salienti di ogni vita che le è passata accanto.
Nel 2010 a firma di Davide Barletti e Lorenzo Conte è uscito “Non c’era nessuna signora a quel tavolo”: lavoro dedicato alla sua carriera e volto a far conoscere alle nuove generazioni le sue opere.
A 40 anni dall’ultima volta, Cecilia Mangini è tornata dietro la cinepresa insieme a Mariangela Barbanente, per girare “In viaggio con Cecilia”, un’opera che raccoglie con chiarezza il pensiero di Cecilia e il suo modo di vedere il mondo.
Ospite fissa di molti festival del cinema, nel 2020 ha firmato il suo ultimo film assieme a Paolo Pisanelli, “Due scatole dimenticate – Viaggio in Vietnam”, costruito grazie alla scoperta di alcuni negativi ritrovati in due scatole di scarpe dimenticate in un armadio e risalenti al 1965 e al 1966. Subito dopo era previsto un progetto legato alla figura di Grazia Deledda e ambientato in Sardegna ma che purtroppo non vedrà mai la luce.