di Paul Fasciano –
Ok, rassegniamoci: quando ci si riunisce in un gruppo di persone, giorno dopo giorno, gli attriti sono inevitabili. Nessun team è immune al conflitto, proprio perché è normale che ci siano differenze di vedute e aspettative in un gruppo di lavoro, tra opportunità di promozione, controversie salariali, sensazione di mancanza di apprezzamento, differenze e diffidenze personali. Per quanto stressante o difficile possa sembrare il problema al momento, non preoccuparti, è sempre possibile risolvere i conflitti di squadra. Come iniziare? Ecco 3 passaggi preziosi:
1. Prendi l’iniziativa e “abbraccia” il conflitto. Quando sorge il conflitto, non evitarlo o fingere che non sia successo nulla.
2. Parla insieme. Accordati su un’ora e un luogo in modo da poter parlare in tranquillità e senza interruzioni esterne.
3. Ascolta attentamente. È essenziale prestare la massima attenzione alla persona che sta parlando.
Nello stile del coaching l’alternanza di feedback e orientamento (affermazioni e domande) è preziosissima per gestire un rapporto e portare a evidenza quegli aspetti che stanno sviluppando attriti. Manifesterai, così, la tua leadership che, in pochi lo sanno, è uno sport di contatto!
E se non puoi o non vuoi affrontare il conflitto, allora meglio proprio evitare ruoli di leadership. E a proposito di leadership, J. Richard Hackman ha individuato tre fattori chiave che stanno alla base dei team efficaci:
- 1 – un indirizzo chiaro
- 2 – una struttura solida
- 3 – il contesto giusto
A cui oggi aggiungiamo una quarta, per evitare la mentalità del “noi contro loro“. Quindi adoperarsi per aprirsi e sviluppare:
- 4 – una mentalità condivisa
Team = Eccellenza
Il talento ti fa vincere una partita. L’intelligenza e il lavoro di squadra ti fanno vincere un campionato.
M. Jordan
Sebbene i gruppi di lavoro oggi debbano affrontare sfide sempre più complesse, i manager che lavorano con i team sono chiamati a ottenere risultati eccellenti. Il punto cruciale diventa quindi come creare le particolari condizioni di lavoro che conducono il team all’eccellenza. Ovviamente non è una scienza esatta ed è qualcosa che si costruisce giorno dopo giorno, tra alti e bassi, errori e vittorie.
Nonostante questo, è importante definire una linea. Poterci orientare nel caos che può crearsi in un gruppo. Immaginiamo una festa di bambini scalmanati. Chi grida da una parte, chi gioca tirandosi cose dall’altra, chi prende a calci l’animatore (parlo ovviamente per esperienza vissuta): come gestire il nostro team e trasformarlo in una vera e propria squadra che si muove in sinergia verso uno scopo comune?
I “fattori Team”
LEADER
Ci vuole un leader che orienti il gruppo, un elemento che rimanga a disposizione per ascoltare, mediare, creare coerenza d’azione. Come nel canottaggio in cui c’è chi detta il ritmo ai vogatori. Il leader deve essere una persona autorevole e non autoritaria, che sappia fare suoi: Lealtà: significa essere fedeli alle promesse fatte; autenticità: significa non tenere nascosto chi si è; onestà: significa essere trasparente, diretto e corretto; equità: significa non schierarsi né fare distinzioni, vincendo sulle proprie preferenze personali; rispetto: significa essere valutativi della posizione dell’altro e prevedere le conseguenze a lunga scadenza di ogni scelta per tutti gli elementi in gioco; integrità: significa stabilire fin da subito i valori personali e condivisi nel gruppo, renderli noti e fare in modo che vengano sempre rispettati. E questo ci porta al prossimo punto:
CONDIVIDERE L’OBIETTIVO
Prima di iniziare condividete il vostro obiettivo, perchè state lavorando in gruppo; dove volete arrivare e cosa ogni persona del gruppo vorrebbe raggiungere con questo progetto. Se l’obiettivo non è chiaro prendetevi un po’ di tempo per chiarirlo e datevi anche un timing, dei tempi e delle scadenze.
COORDINARE SUI RUOLI / COMPITI
In un gruppo non dovrebbero esserci sovrapposizioni, persone che fanno le stesse cose o peggio, che non sanno bene cosa fare, come ed entro quando. Per raggiungere l’obiettivo nei tempi prestabili e con efficienza dovranno esserci dei ruoli o compiti assegnati, così ognuno farà il suo e non ci sarà da discutere.
CREARE UN PIANO D’AZIONE
Datevi le famose milestones, ovvero importanti traguardi intermedi nello svolgimento del progetto. Nel vostro Piano d’Azione queste milestones sono la somma, ordinata nel tempo, delle opzioni e dei compiti. Mettere a parte tutto il team che, se una milestone slitta, slitta tutto il progetto, è doveroso. Ognuno rispetti i tempi.
RISOLVERE I CONFLITTI E CELEBRARE
E qui torniamo al concetto iniziale. Gira e rigira, in un team è impensabile che vada sempre tutto liscio, sia tutto sempre sereno ecc. Una buona cultura di gruppo impone che si stabiliscano le regole d’ingaggio dei confronti. Ad esempio, farli avvenire nell’ambito di riunioni “protette” da un codice di condotta rispettoso, non giudicante e che lasci spazio al contraddittorio.
La d.ssa Giovanna Kiferle, psicoterapeuta e formatrice, ha sviluppato i Circoli di Qualità proprio con questo spirito. Un focus lo trovate proprio su queste pagine. Vale sempre la regola, comunque, che: se ci sono conflitti risolverli in fretta e andare avanti, focalizzandosi sugli obiettivi e sul principio di un più alto bene comune. Un buon modo per ripartire periodicamente “da zero” e rinnovare lo spirito di gruppo è il celebrare. Festeggiare ogni passaggio ben svolto, ogni obiettivo raggiunto, anche quelli mediani. Alla fine di ogni partita, una squadra vincente si raduna nello spogliatoio e celebra la vittoria ottenuta, ricordano il buono che è stato fatto, le difficoltà che sono state superate e quelle che attendono il team. Per cui nessun calo di attenzione, ma per ora, si festeggia.
Un buon modo per celebrare? Uscire assieme per una pizza o un aperitivo, questo aiuterà anche la buona riuscita del progetto in corso, oltre ad aumentare il grado di conoscenza reciproca e facilitare l’interazione anche in azienda.
Un altro modo di celebrare, molto importante, è il festeggiare gli errori. Sembra strano a dirsi, ma quando un errore viene condannato e con lui chi l’ha compiuto, si crea un clima di diffidenza e di gioco al ribasso. Si tende a nascondere l’errore, a cercare soluzioni tampone senza dire nulla e via di seguito. Quando questo succede, avviene per semplice ignoranza dell’importanza dell’errore in sé. Che è l’unico avvenimento in grado di darci un feedback su cosa si può migliorare.