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Fotografia: Roberto Mirulla. Composizioni di luce

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Cosa non si fa per catturare un’immagine. Fermare il tempo. Questa è l’arte del fotografo. Scattare una foto non è solo una questione di inquadrare un soggetto, è più un aspetto legato ai perché, ai cosa e ai come farlo. Le luci e le ombre si devono fondere in un’idea. Un insieme di idee costruiscono un progetto. Un insieme di progetti danno vita a una carriera. Poi è una questione di caparbietà, di muoversi, danzando senza sosta tra mostre, esposizioni, collettive. Comunicare se stessi mentre si è impegnati a concedersi spazio per portare una passione a un livello differente e sempre nuovo.

L’ultima mostra di Roberto Mirulla è una collettiva datata 2020 dal titolo emblematico: “Fotografia diffusa”. Firenze. L’anno prima, era il 2019, quando era presente con le sue opere all’Esposizione permanente Collezione d’Arte Contemporanea a Città di Montoro (Av). Nello stesso anno: “Le geometrie e la luce”, Casa dell’Architettura, Roma. “L’Anima di Roma” con Franco Fontana e Quelli di F. Fontana, Palazzo Merulana, Roma. Poi, “Le geometrie e la luce”, studioTiepolo38, Roma.

Nel 2018, “Franco Fontana e Quelli di F. Fontana”, Palazzetto dell’arte di Foggia. Nello stesso anno, la mostra “Franco Fontana e Quelli di F. Fontana”, si sposta a Torchiati di Montoro (AV). Negli anni precedenti la mostra è arrivata anche allo Spazio Tadini (2016), al Paraphotò di Torino (2014), alla Galleria D’Arte Contemporanea Palazzo Ducale di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena (2014). Nel 2018 Roberto Mirulla è alla Mostra vincitori del concorso “Alla ricerca dell’umanità: l’esperienza religiosa” all’Accademia ligustica di Belle Arti di Genova. Nel 2017, Mostra vincitori del concorso “Il Mediterraneo e L’Europa: sguardi e racconti dei paesaggi urbani in trasformazione”, Museo di S. Agostino, Genova.

Ci siamo dilettati a parlare con Roberto Mirulla del suo mondo, della sua passione che si rinnova ogni giorno attraverso le sue immagini.

Qual’è stato il tuo primo approccio alla fotografia?

Verso i 17 anni è cominciata la mia passione per la documentazione, sia in forma testuale, attraverso la descrizione dei miei sentimenti, che visiva, con la macchina fotografica. Credo che sia stata una esigenza espressiva ed anche un modo di analizzare la situazioni della mia vita adolescenziale. Ho iniziato da autodidatta, studiando inizialmente su un libro di Arte e Tecnica fotografica della Kodak e sulle varie riviste fotografiche dell’epoca, partecipai a un corso di sviluppo e stampa fotografica e attrezzai una piccola camera oscura in casa per stamparmi le foto in bianco e nero.  Mi recavo a molte mostre sia fotografiche che di arte, presso gallerie e musei, non solo a Roma ma anche in altre città in Italia.

Avevo voglia di conoscere dal vivo le opere dei maestri che man mano incontravo nelle letture.

Mentre praticavo da fotoamatore, iniziavo a partecipare a vari concorsi fotografici per confrontarmi con altri fotografi, questo per molti anni e tuttora continuo a farlo. Scrivevo anche racconti, forse per completare ciò che la semplice immagine non riusciva a comunicare. Nel 1991 partecipai ad un workshop di reportage a San Marino con il noto fotografo Mario De Biasi.

Fu proprio in quella occasione, che presi piena consapevolezza della mia passione per la fotografia.

Come si è sviluppato in te l’interesse  per la fotografia?

Dopo la maturità tecnica e un passato come giovane atleta, mi iscrissi alla facoltà di Architettura, consigliato da un professore. Infatti alle superiori mi piaceva passare molto tempo a progettare case e disegnarle, capacità che ho ereditato da mio padre. La vena artistica invece l’ho presa da mia madre che aveva la passione per l’arte e suonava con passione il pianoforte. I tanti stimoli offerti dagli studi in architettura, hanno rafforzato la mia passione per la fotografia che ha viaggiato in parallelo con la carriera universitaria.

L’indagine fotografica del paesaggio urbano e delle architetture è stato al centro dei miei pensieri per tutto il tempo dei miei studi.

Ho sempre più approfondito lo studio dell’architettura, fotografandola. In occasione di un soggiorno a Glasgow e durante un corso di approfondimento a Bath e Londra, la fotografia mi è servita per esplorare la città e le architetture visitate sul campo.  In Libano (estate del 1997), con un gruppo internazionale di architetti, mi resi conto che, fotografare i luoghi e cercare di capirli era la prima operazione che mi serviva per prendere confidenza con il luogo, già questa operazione era di notevole soddisfazione, portava qualcosa di strettamente personale nella mia esplorazione. Ricordo ancora che in facoltà, un professore di progettazione ambientale mi disse che le mie fotografie fatte durante un sopralluogo, erano già il progetto! Ciò mi sorprese a tal punto da invogliarmi ad approfondire sempre più lo studio dell’ambiente e del paesaggio, attraverso il mezzo fotografico.

Dopo la laurea che ruolo ha avuto la fotografia?

L’architettura mi interessava molto ma presentava per me un limite, connesso al fatto che fosse un mestiere non  controllabile da una sola persona. Avevo invece bisogno di qualcosa che mi appartenesse completamente, che potesse darmi delle soddisfazioni e alimentasse la mia creatività in modo pieno.

La scelta per la fotografia si è pian piano imposta sia sulla scrittura che sull’architettura, ed allo stesso tempo si è rafforzata con il tempo, portando qualità alla mia vita.

Grazie a questo strumento avrei potuto dire qualcosa di veramente autentico e personale e progettare ciò che volevo, in autonomia.

Cosa ti interessa esperimere attraverso la fotografia?

Ciò che realmente mi stimola è poter comunicare attraverso i miei lavori che stanno via via diventando sempre più delle serie organiche nate da una forte idea iniziale. L’idea nasce col tempo, attraverso l’osservazione di ciò che mi circonda, può essere un processo più o meno lungo.

Come nasce l’idea di insegnare fotografia e che ruolo riveste nel tuo percorso come fotografo?

E’ il ruolo più interessante che mi sono ritagliato nel tempo. Nasce durante un’ esperienza lavorativa in Spagna, durante la quale, oltre a lavorare come architetto, realizzavo dei reportage fotografici per una rivista, sullo sviluppo edilizio. Verso la fine del mio soggiorno in Spagna, alcuni colleghi di lavoro mi chiesero di insegnargli le basi della fotografia. Organizzai subito delle uscite pratiche per insegnare loro i primi rudimenti. Una volta tornato a Roma, degli amici mi chiesero delle lezioni e allora pensai che quello doveva essere un segno del destino. Cercai dei posti dove fare dei corsi e trovai diverse associazioni che mi ospitarono: mi feci una notevole esperienza potendo essere libero di  programmare i corsi di fotografia come volevo, lo facevo con grande passione e ancora seguito a farlo.

I rapporti di collaborazione con le associazioni si sono succeduti nel tempo, fino a quando ho deciso di compiere un percorso di approfondimento triennale in una scuola di fotografia, un pò per rimettermi in discussione e aggiornarmi.  Il mio desiderio più grande è poter divulgare la mia fotografia e continuare a insegnare.

Dal 2000 ad oggi ho partecipato a molte iniziative nel campo fotografico e preso parte a mostre; negli ultimi anni ho portato avanti varie ricerche fotografiche personali sul paesaggio urbano, avendo l’occasione di tenere delle lezioni di fotografia alla facoltà di Architettura a Roma.

Quali sono i fotografi che ti hanno influenzato maggiormente?

Ce ne sono molti, tendo  a non privilegiare nessuno in modo particolare, come facevo anche per gli architetti quando studiavo architettura, bisogna carpire un po’ da ognuno. Quando iniziavo a studiare da autodidatta, mi appassionava il reportage e specialmente la storia dell’Agenzia Magnum e di fotografi come Henri Cartier-Bresson, Alfred Stieglitz, Sebastiao Salgado, Ernst Haas, Ferndinando Scianna, per citarne alcuni.

Come fotografo di paesaggio urbano ho sempre stimato molto Gabriele Basilico che è stato un grande fotografo e veniva anche lui da architettura. Un altro fotografo che ammiro molto è Luigi Ghirri per le sue ambientazioni metafisiche e sempre così personali, ma la lista degli autori che mi piacciono è molto lunga!

Nel 2012, ho avuto il piacere di partecipare al workshop sulla creatività con il maestro Franco Fontana a Modena. Fontana mi ha scelto per far parte del suo gruppo di allievi e insieme abbiamo portato in tutta Italia i nostri progetti fotografici. La mostra più importante fatta col gruppo è stata quella a Palazzo Merulana a Roma nel 2019 dal titolo “L’ Anima di Roma”. 

La mia fotografia si avvicina filosoficamente a quella di maestri come Fontana e Ghirri, anche se sono molto diversi fra loro, dove ogni volta l’artista si rimette in discussione con tematiche sempre nuove e stimolanti, un processo cercato e voluto in modo del tutto istintivo, senza forzature.

Perché in fondo credo che la fotografia continua ad alimentarsi di idee originali e camminare di pari passo con la vita e le esperienze personali, è un mondo in continua evoluzione.

C’è un progetto di quelli recenti di cui vuoi parlarci in particolare?

Da oltre un anno sto lavorando su una serie fotografica di paesaggi urbani della mia città, Roma. Un’impresa affatto semplice, una sfida, dato che si tratta di un soggetto iconico e parecchio fotografato.

La prima scelta è stata di ordine tecnico, utilizzando un obiettivo che uso spesso, un decentrabile, una lente che si usa molto per l’architettura. La seconda opzione è stata quella di fotografare quasi esclusivamente da punti panoramici della città per avere nella scena sia parti ampie di terreno in basso che di cielo in alto. Effettuo diversi scatti e in una fase successiva unisco i fotogrammi in modo da avere una visione il più possibile ampia del paesaggio. Il formato fotografico viene stravolto dal suo standard rettangolare consueto, creando una sovrapposizione di piani diversi all’interno della stessa immagine finale.

Sito ufficiale: www.robertomirulla.com

Profilo Instagram @ roberto_mirulla

profilo facebook @  https://www.facebook.com/roberto.mirulla

Gruppo facebook “Incontri fotografici e architettonici” @ https://www.facebook.com/groups/994368557272912

Paul Fasciano, Direttore di InsideMagazine e del Gruppo Editoriale Inside, è un mental coach prestato al mondo della comunicazione digitale. Con un background accademico in sociologia e una formazione in PNL, mindfulness e neuroscienze, ha dedicato oltre tre decenni allo studio delle dinamiche sociali odierne. E' autore di varie pubblicazioni incentrate sulla crescita personale nel complesso contesto contemporaneo. La sua missione è fornire ai professionisti le informazioni più aggiornate e rilevanti, migliorando la loro comunicazione e potenziando il loro mindset con strategie efficaci e mirate.

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