Secondo Eqbiz.it – qui l’articolo sul mondo del lavoro oggi – “In Italia, secondo un censimento dell’Osservatorio smartworking del Politecnico di Milano, oggi sono oltre sei milioni e mezzo i dipendenti che lavorano da casa, circa un terzo del totale e oltre dieci volte di più dei 570.000 censiti nel 2019. Va da sé quindi che moltissime aziende, famiglie e persone stiano vivendo un periodo di grande cambiamento nelle proprie abitudini, nella gestione degli spazi e del tempo per cui di fatto, nella maggior parte dei casi, non c’è stata alcuna preparazione o organizzazione preventiva. 𝙇𝙖 𝙫𝙚𝙧𝙞𝙩𝙖̀ 𝙘𝙝𝙚 𝙚𝙢𝙚𝙧𝙜𝙚 è 𝙘𝙝𝙚 affinché 𝙡𝙤 𝙎𝙢𝙖𝙧𝙩 𝙒𝙤𝙧𝙠𝙞𝙣𝙜 𝙛𝙪𝙣𝙯𝙞𝙤𝙣𝙞 è 𝙛𝙤𝙣𝙙𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙖𝙡𝙚, 𝙞𝙣 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙞𝙨, 𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙞𝙖 𝙫𝙚𝙞𝙘𝙤𝙡𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙖 𝙪𝙣𝙖 𝙇𝙚𝙖𝙙𝙚𝙧𝙨𝙝𝙞𝙥 𝙚𝙢𝙤𝙩𝙞𝙫𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙞𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙩𝙚.”
A parlarne è Manuel Caviglia, Area Education& Life at Six Seconds e Active Member EQ Biz. La domanda a cui vuole rispondere è questa: “Siamo davvero smart in questo mondo smart?”
“Qualsiasi processo di trasformazione organizzativa passa attraverso le persone e la loro predisposizione al cambiamento. Ecco allora che compare (già da qualche anno) il Digital Mindset, una mentalità aperta al cambiamento e a cogliere le opportunità offerte dalla trasformazione digitale: alle persone è richiesto di manifestare curiosità, essere proattivi e positivi e avere una forte capacità di adattamento”.
Stress e digital
A contrapporsi al Digital Mindset la sensazione di essere sempre connessi e disponibili che arriva a stressare i nuovi lavoratori “smart”.
In un mondo dove il digitale sostituisce il personale, dove ci sono pochi scambi faccia a faccia con colleghi e clienti, in cui si scrive molto di più e si parla molto meno, trovare qualcuno che si interessi, si interfacci, a cui affidarsi, da cui essere confortati, è sempre più difficile.
Siamo una generazione “alla ricerca di ossitocina”, così importante per far calare i livelli del nostro stress come sottolinea l’esperta Kelly McGonigal: “Lo stress ti fa battere forte il cuore, il respiro accelera e la fronte suda. Ma mentre lo stress è diventato un nemico della salute pubblica, una nuova ricerca suggerisce che lo stress può essere dannoso per noi solo se crediamo che sia così. La psicologa Kelly McGonigal esorta a vedere lo stress come un partner positivo e introduce a un modello per la riduzione dello stress: raggiungere gli altri.”
Essere insieme abbassa i livelli di stress. Rimanere a distanza li alza. Oggi che mandiamo un messaggio anche per anticipare una telefonata, quasi fosse una scortesia, la vicinanza diventa una disabitudine da riconquistare per essere davvero smart.
Leadership e manager
Un primo aspetto critico da questo punto di vista lo possiamo riscontrare nello stile di Leadership dei Manager. La verità che emerge è che “affinché lo Smart Working funzioni è fondamentale, in primis, che sia veicolato da una Leadership emotivamente intelligente” afferma Manuel Caviglia.
“Intelligenza Emotiva significa utilizzare le emozioni in modo consapevole e davvero smart per veicolarle in modo funzionale nei processi decisionali e nelle azioni che si svolgono.” si legge nell’articolo. Una questione di emozioni che vanno non solo considerate, ma gestite, integrate. Lasciarsi sopraffare non va bene, renderle nostre alleate invece è un valore aggiunto al servizio di quei leader che oggi possono davvero integrarle in un modello smart che va alla ricerca di una vera identità funzionale. “Quando le Emozioni sono prese in considerazione – scrive Manuel – “il Leader le veicola per stimolare le persone verso una visione condivisa, accompagna ad accogliere il cambiamento e motiva nel perseguimento di obiettivi comuni. Quando il Team funziona in questo modo sarà più semplice continuare a funzionare anche a distanza.”
Intelligenza emotivamente smart
Non è un caso se l’Intelligenza Emotiva viene ritenuta un set di competenze strategiche, pratiche e allenabili, che oggi è sempre più importante inserire nella cultura e nei processi organizzativi. Oltre ai suoi benefici sull’efficacia personale, la capacità di stringere relazioni con gli altri favorisce all’interno dell’organizzazioni un migliore clima di fiducia, motivazione, collaborazione che si riflette nei risultati personali e di conseguenza del team.
Il problema principale è il cambiamento. Esposti a una digital transformation così repentina, siamo stati tutti presi in controtempo. Cosa fare? Come farlo? Sembra di essere stati calati in un esame permanente in cui, sempre più soli e isolati, chiusi in casa dopo le 22, e comunque senza “validi motivi”, dobbiamo fare fronte a urgenze e trovare soluzioni. Il nostro futuro è in bilico, mentre diventa sempre più difficile trovare partner di viaggio per condividere i fardelli dell’enorme sfida in atto.
La predisposizione al cambiamento è la risposta. Una predisposizione che va coltivata e condivisa proprio perché, non solo gli individui, ma la società, il mondo del lavoro, le istituzioni si sono trovati a dover accelerare il processo di trasformazione. Ogni organizzazione oggi si trova a dover affrontare la sfida scavalcando le diverse fasi che conducono ad una nuova maturità digitale, che si riflette nelle pratiche smart a tutti i livelli e che devono necessariamente tornare a prendere in considerazione strumenti di collaborazione e di condivisione. La formula, pertanto deve essere questa: più vicinanza, meno stress, più efficacia.
La politica deve agevolare questo processo coi suoi DPCM, dando la possibilità alle persone, oggi sempre più “utenti” di una nuova, reale opportunità: vivere smart, che tradotto vuol dire “in modo intelligente”. Il vocabolo intelligĕre è formato dal verbo legĕre, “cogliere, raccogliere, leggere” con la preposizione inter, “fra”. L’intelligenza, quindi, è letteralmente la capacità di stabilire relazioni tra le cose. Ora, dunque, riappropriamoci del termine smart, lavoriamo ovunque, con qualsiasi device e tipologia di network, mantenendo però le relazioni personali sempre al primo posto.