di Agnese Aquilani –
In Italia, un modo di pensare retrogrado che potremmo definire a ragione patriarcale, esercita un controllo fisico e psicologico quotidiano entrando silenziosamente nella nostra vita, quella di donne e persone che si reputano tali. Un caso emblematico è quello degli assorbenti, in Italia considerati un bene di lusso e conseguenzialmente tassati al 22%.
Tampon tax
Dirittoconsenso.it riporta il dato: “Con l’approvazione dell’ultima legge di bilancio viene confermata anche per il 2021 la tampon tax con l’IVA al 22% sugli assorbenti. La richiesta, che era stata portata avanti in Parlamento con un emendamento firmato da Laura Boldrini e online tramite il movimento Onde Rosa e la petizione su Change.org, era quella di abbassare l’aliquota al 5% per tutti gli assorbenti e non solo quelli compostabili. Una delle obiezioni che viene fatta all’uso degli assorbenti è che questi sono prodotti in plastica che inquinano, che sono trattati chimicamente e sono difficili da smaltire.
Osservazioni giuste ma che non fanno i conti con la realtà dei fatti: molte persone non sono al corrente dei prodotti mestruali alternativi che sono in vendita, alcune donne non si sentono a loro agio nell’utilizzarli, altre semplicemente non vogliono. Ancora una volta è in gioco la libertà delle donne di poter scegliere e decidere autonomamente ciò che riguarda il proprio corpo. «Stante l’impossibilità, per una donna, di fare a meno di prodotti igienico-sanitari durante il ciclo mestruale – scrivevano i deputati nella proposta per abbassare l’aliquota – appare evidente che l’attuale aliquota dell’IVA sugli assorbenti igienici è ingiusta e discriminatoria in relazione al genere».
La posizione dell’Italia è del tutto particolare, si pensi che in Scozia gli assorbenti sono gratuiti, in Germania l’Iva è scesa al 7% e in Irlanda la tampon tax è quasi pari allo 0%.
Dalle nostre parti, invece, la notizia è del 1 aprile 2021, si nega a una studentessa di 22 anni di Lecce il suo diritto sacrosanto e inviolabile di acquistare una scatola di assorbenti. Ho creduto che fosse una bufala, ma no: il fatto è accaduto davvero nell’Italia del 2021, dell’Industria 4.0, della sfida allo spazio. del rilancio economico.
A questo punto è inevitabile affrontare la cosiddetta ‘’povertà mestruale’’, vale a dire l’impossibilità economica di provvedere all’acquisto di assorbenti, tamponi o coppette mestruali e di poter accedere a luoghi sanificati e adatti a una corretta igiene intima.
“Povertà mestruale”
Oggi, si dà – quasi – per scontato che tutte possano usufruire di prodotti e servizi per gestire le mestruazioni senza provare vergogna o sentirsi a disagio. Tuttavia, non rispecchia la condizione reale in molte nazioni mondiali: basti pensare che in Kenya le ragazzine sono costrette a prostituirsi per comprare gli assorbenti; in India circa il 12% delle donne mestruate non può permettersi prodotti per il ciclo; in Africa subsahariana le ragazze spesso perdono intere giornate di scuola durante il ciclo a causa dello stigma che intacca la loro immagine; in Nepal donne e ragazze in alcuni casi incorrono in sanzioni sociali come la Chhaupadi (antica tradizione secondo la quale le persone mestruate sono bandite in capanne per tutta la durata del ciclo, poiché si ritiene che esse possano attirare sfortuna e/o cattiva salute alle famiglie. Va sottolineato il fatto che dal 2005 il Chhaupadi sia considerato illegale, ma nonostante ciò viene praticata ancora in molte zone rurali del Nepal).
L’approccio distorto e superficiale col quale si affronta la questione andrebbe ripensato a livello globale.
In tutti i Paesi che si considerano civili, e l’Italia dovrebbe a buon diritto sentirsi parte del gruppo, andrebbero promosse forme virtuose di informazione, gestione e responsabilizzazione. In primis, si rende necessario attirare l’attenzione su come la povertà mestruale influisca sulla socialità delle ragazze e delle donne mestruate, ma soprattutto sul grado di istruzione che viene loro a mancare. Infatti, aumenta la percentuale di ragazze che sono costrette ad abbandonare la scuola per sposarsi da giovanissime.
Molte ragazze, ancora oggi, vengono private di un’indipendenza futura che non potranno più acquisire. Ogni Stato dovrebbe inglobare e fare uno dei valori etici e fondanti della propria cultura, modificando leggi, istruendo giovani fin dalle scuole medie e sensibilizzandoli attraverso programmi televisivi, conferenze e confronti costruttivi che puntino i riflettori su questo tipo di discriminazioni, per rendere più mature e consapevoli le menti e le azioni delle presenti e future generazioni di rappresentati politici di ogni nazione.
Tampon tax confermata dalla legge di bilancio del 2021? Per l’Italia non solo è inammissibile, è degradante e imbarazzante.