di Agnese Aquilani –
Il 15 giugno, il Parlamento ungherese ha approvato una legge contro i temi LGBT+ ai/lle minori/enni di 18 anni nelle scuole, vietando la diffusione di materiale informativo, in prima serata, sull’identità di genere come Harry Potter, Friends e lo spot della Coca Cola del 2019 che vedeva come attori due ragazzi gay.
La normativa
La normativa cita: ‘’Al fine di garantire la protezione dei diritti dei bambini, la pornografia e i contenuti che raffigurano la sessualità fine a se stessa o che promuovono la deviazione dall’identità di genere, il cambiamento di genere e l’omosessualità non devono essere messi a disposizione delle persone di età inferiore ai diciotto anni. Le lezioni di educazione sessuale non dovrebbero essere finalizzate a promuovere la segregazione di genere, di cambiamento di genere o l’omosessualità.’’
Secondo la legge, dunque, la normativa serve a tutelare i/le minorenni dalla pedofilia; ma viene anche avvertita come una violazione e uno sfregio nei confronti dell’intera comunità LGBT+.
Un dato lascia spazio a molte riflessioni, ovvero l’esito della votazione in Parlamento: 157 favorevoli e solo 1 contro.
In merito si è esposta anche la Presidentessa della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen, che si è detta ‘’molto preoccupata’’ e che, insieme al portavoce, analizzeranno in dettaglio la sopracitata legge. Scrive su Twitter: ‘’Sono molto preoccupata per la nuova legge in Ungheria. Stiamo valutando se viola la legislazione Ue.
Credo in un’Europa che abbracci la diversità, non che la nasconda ai nostri figli. Nessuno dovrebbe essere discriminato sulla base dell’orientamento sessuale’’.
Ovviamente, l’approvazione della legge ha scatenato un’orda di manifestanti, circa cinquantamila, scesi in piazza a Budapest per protestare davanti al Parlamento. La denuncia strillata ancora più a gran voce è quella delle organizzazioni per la difesa della comunità omosessuale come la ‘’Amnesty International’’ che si è espressa in modo molto crudo paragonando questa legge a quella emanata nel 2013 che riguardava ‘’la propaganda contro i gay’’ che, per la sua gravità, aveva fomentato e incrementato le ostilità.
Sembra dunque che i vertici del governo siano ben lontani dalla parità di gender, rispetto per il singolo e la libertà di affermarsi. D’altro canto, però, la democrazia non è rimasta in silenzio, e oggi chiede rispettosamente ma a gran voce i propri diritti.