L’attuale crisi pandemica viene spesso etichettata come “inedita” o senza precedenti, ma non è affatto così. Le pandemie sono da sempre state una costante nella storia dell’uomo. L’unica differenza è che per molti anni non hanno coinvolto i Paesi più sviluppati e per la prima volta grazie alla globalizzazione, un virus ha potuto circolare in tutto il mondo ad una velocità che era impensabile quando le barriere di spazio e di tempo erano molto più pesanti.
L’insegnamento del passato
Cosa ci può insegnare la storia dalle esperienze passate? Come hanno reagito i popoli, le nazioni, le economie alla diffusione di virus anche più letali ed aggressivi di quello che stiamo sperimentando in questi giorni?
“Il Mondo è cambiato, per la nostra generazione e per quella che seguirà ci sarà un prima e un dopo questa pandemia di Covid Sars 2” ha dichiarato Sergio Abrignani, Direttore Scientifico e Professore, INGM e Università Statale di Milano.
Come sono state gestite nel passato le grandi pandemie a cui l’uomo ha dovuto fare fronte? In che modo, partendo da una situazione di estrema difficoltà, l’uomo è stato in grado di andare avanti, ri-costruendosi ancora e ancora?
“Facciamo chiarezza: Le epidemie del passato che conosciamo sono solo quelle che hanno avuto una gravità enorme e hanno fatto calcolare un numero di morti talmente alto ed elevato da essere segnalate dagli storici del tempo – dichiara il il Professor Alessandro Barbero, Storico Scrittore e Professore Ordinario di Storia medievale Università degli Studi del Piemonte Orientale e Vercelli – Le popolazioni del passato vivevano in condizioni molto più precarie rispetto a quelle in cui viviamo noi, per mezzi, lunghezza della vita, alimentazione e conoscenza di malattie molto limitata ed igiene. Era più frequente morire di malattie che oggi curiamo, come raffreddori, febbri ecc.”
Due parole con Alessandro Barbero
In certi momenti dell’anno aumentavano i picchi di queste malattie, non ci si faceva nemmeno troppo caso, tutto rientrava in una sorta di normalità a cui le popolazioni erano abituate. Negli annali storici, si parla molto di più di mutamenti vari, di cambiamenti climatici di problematiche interne alle varie cittadine rispetto a quanto si potrebbe sapere sul numero di morti a causa di una malattia stagionale. Il cronista del tempo infatti non sempre ha riportato “che nell’anno x erano morte più persone del solito” – spiega Alessandro Barbero. “Siamo noi con i nostri studi e approfondimenti che facciamo ricerca volta a capire come in passato tutto veniva vissuto in modo differente”.
Sicuramente la storia ha mostrato come l’uomo si sia sempre accorto delle epidemie. “Se potessimo ipotizzare l’epidemia che stiamo vivendo di Sars Covid 2 nel passato, sappiamo che molto probabilmente in altri secoli sarebbe stata notata in modo diverso, in passato ci si accorgeva di epidemie che uccidevano tanta gente, ovvero quelle pandemie con tassi di letalità altissimi”.
Come supereremo questa pandemia dal punto di vista sociale ed economico?
“La storia non ha leggi, non possiamo dedurre che cosa succederà, le epidemie come le guerre, segnano un punto di non ritorno: si vede se la solidità di un sistema umano regge oppure no”, conclude Barbero.
“Le epidemie sono quindi come uno stress test, arrivano e fanno stress a tutto, chi è forte avanza e sopravvive, chi non lo è, è destinato a soccombere” aggiunge Abrignani.
Un futuro diverso?
Difficile, ovviamente, prevedere, con certezza, cosa succederà. Tanti sono convinti che niente sarà più uguale a prima, che la pandemia ha segnato un punto di non ritorno tanto che società, economia e addirittura ruolo dei governi cambieranno per sempre. Secondo altri vedremo emergere una società più solidale e un nuovo modello economico, vantaggioso per tutti insieme a un maggiore spirito di cooperazione internazionale, dove il contrasto al cambiamento climatico diventerà questione sempre più centrale.
“Tutta questa sofferenza non sarà servita a nulla se non costruiremo tutti insieme una società più giusta, più equa, più cristiana, non di nome, ma di fatto, una realtà che ci porti a una condotta cristiana. Se non lavoreremo per porre fine alla pandemia della povertà nel mondo, alla pandemia della povertà nel Paese di ognuno di noi, nella città dove vive ognuno di noi, questo tempo sarà stato invano” Papa Francesco
Giovanni Barbato, su benecomune.net, si domanda, e ci domanda: “Cosa ci aspetta dopo la fine della pandemia da Covid19? Cosa cambierà? Mentre le attività lentamente riprendono e molti di noi si riappropriano di piccoli pezzetti di normalità, in tanti si stanno ponendo queste domande. Ciò che è certo è che l’epidemia di coronavirus ha innescato una crisi economica le cui ricadute non saranno uguali per tutti. Mai come ora è quindi necessario sfruttare le opportunità che questa crisi ci offre per immaginare “Un futuro più giusto”. Questo è il titolo del libro uscito il 28 maggio 2021 per Il Mulino, a cura di Patrizia Luongo e Fabrizio Barca, il quale assieme a Roberta Carlini, è intervenuto nella lunga diretta del Salone Internazionale del Libro di Torino.
Il futuro “after” Covid
Quello che uscirà da questa pandemia, infatti, sarà un mondo completamente diverso al quale spetta a noi imporre una direzione. Un mondo attraversato da profonde ingiustizie e diseguaglianze che questa crisi ha soltanto messo ulteriormente in risalto, che sono certo il frutto di lunghi processi storico-politici ma soprattutto il risultato di determinate politiche portate avanti da quarant’anni a questa parte. La forbice si allarga e il famoso 99 per cento della popolazione è sempre più povero. E se è vero che “le pandemie hanno sempre costretto gli esseri umani a rompere con il passato” come ha scritto Arundhaty Roy, “questa non è diversa. E’ un portale, un cancello tra un mondo e un altro”. E spetta a noi decidere come attraversare questo cancello. Quale futuro costruire.”
La pandemia di COVID-19 ha avuto impatti senza precedenti su imprese, economia e società. Ma cosa viene dopo?
In The Future After COVID, Jason Schenker, presidente del The Futurist Institute, offre una prospettiva futurista sui potenziali cambiamenti, sfide e opportunità a lungo termine che l’esperienza del COVID-19 potrebbe portare in oltre un dozzina di diversi settori, tra cui il futuro del lavoro, dell’istruzione, della sanità, delle filiere di fornitura alimentare e altro ancora.
È probabile che l’impatto di COVID-19 getti un’ombra, sia in modo positivo che negativo, nei prossimi anni e nei decenni a venire. Influirà sul modo in cui lavoriamo, sul luogo in cui viviamo e su come appariranno i diversi settori in futuro.
L’urgenza oggi diventa integrare il panorama in rapida evoluzione relativo al COVID-19 con aspettative e strategie a lungo termine soprattutto in quelle realtà che hanno subito il maggiore impatto.
Le persone devono avere una strategia personale, guardando alla strategia generale per considerare i potenziali impatti a lungo termine dell’epidemia, che prevedono l’eventuale, ulteriore diffusione delle varianti della malattia, le sfide sanitarie, le ricadute economiche personali e globali, gli adattamenti del lavoro, il potenziale impatto sulle abitudini di consumo e altre dinamiche.