Il futuro del lavoro è arrivato. Proprio in queste ore su I’M è uscita la notizia straordinaria: in Islanda hanno appena dimostrato che far lavorare 4 giorni a settimana un dipendente è più produttivo per l’azienda che lo occupa che impegnarlo cinque o sei giorni a settimana. Leggi qui l’articolo, e comincia a entrare nel nuovo paradigma della “settimana fluida”.
Sebbene le tecnologie di lavoro a distanza siano state negli ultimi anni sempre disponibili per le aziende grazie al progresso della tecnologia, il paradigma al quale tutti ci affidavamo era legato al concetto di lavoro in presenza. Il lavoro e l’ufficio sono sempre stati sinonimi. Solo negli ultimissimi anni i coworking space hanno cominciato ad allenarci a una forma diversa. Sempre ufficio, ma non il “mio” ufficio, ma un grande scatolone dove inserire postazioni di lavoro e agevolare il matching. L’incontro tra aziende per creare forme nuove di collaborazione.
Il nuovo paradigma
Causa pandemia, invece, ci stiamo ritrovando a vivere un paradigma diverso. Nessuno si aspettava di essere costretto a sfruttare Internet, Zoom, e-mail e software basati su cloud a questo livello e con questa velocità. Il lavoro non sarà più lo stesso, questa è la realtà che si apre ai nostri occhi, oggi. L’enorme quantità di lavoro a distanza che è stata trasferita nel Paese ha portato all’innovazione sul modo in cui le aziende e i team manageriali intendono “l’impiego” del personale. In pochi erano preparati e le regole di ingaggio del lavoro in remoto erano appena state accennate. Ne abbiamo parlato recentemente in questo articolo.
Molte aziende stanno scoprendo che il lavoro a distanza in alcuni casi è più economico e persino più produttivo.
Molti lavoratori e imprenditori hanno portato la loro produttività a nuovi livelli durante questo periodo. I team che si incontravano quotidianamente in ufficio ora stanno passando mesi senza incontrarsi di persona rendendo una nuova routine quella di incontrarsi in videoconferenza. La pandemia ha portato alla luce molte norme di lavoro che in realtà non servivano alla produttività, poiché i team stanno facendo le cose senza essere in ufficio dalle 9 alle 5. Questo nuovo paradigma, in effetti, è in grado di generare futuro. Nel senso che sta già disegnando una società più fluida, a misura d’uomo, meno contratta su schemi in buona parte obsoleti.
Verrà il tempo
Verrà presto il tempo in cui vivremo la normalità di una settimana fluida. Slegandoci dal paradigma del fine settimana o delle vacanze ad agosto e lasciando che siano gli individui in base a esigenze personali armonizzate con quelle aziendali a scegliere quando lavorare e quando andare in gita fuori porta e prendersi le vacanze con la famiglia. Presto probabilmente ovunque si lavorerà 4 giorni a settimana, come suggerito dagli ultimi esperimenti sociali in Islanda (e non solo). Ma già ora, in linea di principio, grazie al lavoro a distanza è possibile decidere di lavorare da un agriturismo in Toscana, magari la domenica, e prendersi il lunedì e il martedì liberi. Una possibilità non per tutti, ma in futuro potrà essere la norma.
Perché farlo? Perché un breve calcolo ci porterebbe a valutare alcune opportunità possibili. Lo scenario è questo:
- l’azienda, l’ufficio, la scuola, la struttura rimane aperta 7 giorni su 7
- i dipendenti lavorano 4 giorni a settimana con lo stesso salario
- devono essere assunti più dipendenti
- l’azienda fattura di più
E’ possibile. Ma come? Perché spalmare il lavoro su tutta la settimana eviterebbe una serie di vizi attuali, come ad esempio, gli overbooking dei fine settimana in ristoranti e strutture turistico-ricettive. Quindi più circolazione delle economie e dei flussi. Meno traffico congestionato, e meglio distribuito. Questo è quello che sostengono molti economisti che stanno studiando formule nuove di lavoro fluido.
Servizi sempre aperti come le scuole, oggi impostate su orari “di classe”, sarebbero capaci di erogare la propria istruzione seguendo programmi e percorsi diversificati e a misura delle esigenze dei giovani alunni. Non orari fissi, ma contenuti calendarizzati sulle scadenze. Un giovane scolaro avrebbe modo di assistere a una lezione il lunedì alle 11, poi assistere alla stessa lezione il giovedì alle 16, oppure guardarsi la registrazione da remoto. Partecipare a laboratori di approfondimento organizzati durante la settimana, ecc. Un ragazzo del genere sarà un ragazzo più formato e più responsabile per la propria istruzione. Più coinvolto. Per farlo ovviamente, la scuola avrebbe necessità di più personale. Ed ecco il punto interessante.
PIL e occupazione salgono
E qui viene il bello. La questione più importante di un lavoro fluido, che solo superficialmente si sta cogliendo oggi, è che un modello del genere porterebbe fino anche al 30% in più di occupazione. Perché dove oggi un negozio ha bisogno di due commessi impiegati a tempo pieno, seguendo i principi della settimana lavorativa di 4 giorni, dovrebbe assumerne uno in più e con profitto, visto che rimanendo aperto di più a fronte di una maggior circolazione di persone “smart”, incasserebbe anche di più.
Pensiamo alle banche che oggi si bloccano completamente nei fine settimana, ritardando anche un semplice bonifico. Pensiamo alle amministrazioni pubbliche, che non conoscono domeniche o ferie d’agosto. Così succederebbe per le esigenze di altre strutture, tra pubbliche e private dove gli impiegati lavorerebbero di meno, facendo guadagnare di più l’azienda e, a livello nazionale, facendo paradossalmente impennare il PIL.
Mantere gli orari a misura delle esigenze personali, perseguendo un lavoro più umano e più ricco: questo è il potenziale del paradigma “fluido”.
E’ ovvio che qualsiasi modello del genere ha bisogno di regole, altrimenti, senza limiti, in linea di principio il lavoro in remoto ci porterebbe a lavorare a qualsiasi ora, su richiesta. Per questo è importante cogliere subito l’occasione per dettare delle linee guida:
- si lavora 5 ore al giorno
- 4 giorni a settimana
- si organizzano ferie e giorni liberi insieme e a rotazione
- si lavora su progetti e scadenze
- ecc.
Linee semplici, ma ferme, dettate da un nuovo accordo globale.