Giudizio, esperienza, iniziativa, carattere sono le condizioni per il successo nella vita e tutto ciò non viene appreso nei libri.
(Gustave Le Bon)
Reti di vita
Oggi lo sappiamo: la vita nasce grazie a singoli elementi che si sono uniti in un organismo complesso in grado di muoversi per ottenere risultati utili per la sopravvivenza. Gli stromatoliti (procarioti fotosintetici) sono i primi esempi che abbiamo di vita organizzata. Già più di 3,7 miliardi di anni fa, questi ammassi di cianobatteri catturavano anidride carbonica e rilasciavano come scoria ossigeno. Sono di fatto i responsabili della nostra atmosfera.
Anche noi siamo un organismo complesso. Pensa solo a questo, oltre a cellule, organi, tessuti, il corpo umano, spiegano gli esperti, contiene migliaia di miliardi di microrganismi, che possono superare nel numero le sue stesse cellule. Nel nostro corpo convivono 10000 specie diverse tre batteri, virus, funghi (microbioma) in un numero talmente alto che è stato calcolato costituiscano circa il 3% del nostro peso, ognuno con le proprie mansioni metaboliche.
Queste comunità hanno un ruolo cruciale per la sopravvivenza umana e per la nostra salute. Ad esempio, i batteri che vivono nel tratto intestinale permettono di digerire il cibo, assorbire le sostanze nutritive, scomponendo proteine, lipidi e carboidrati che da soli non potremmo assimilare. Inoltre, producono sostanze benefiche, come vitamine e anti-infiammatori che il nostro organismo non produce. La vita è collaborazione, è sinergia, è interazione.
Cervello in comunicazione aperta
Anche il nostro cervello si trova al centro di un crocevia dove passano innumerevoli quantità di informazioni, e nel gestirle comunica costantemente con la mente e con il corpo. Dal punto di vista della coscienza possiamo considerarci come due persone in una, infatti, proprio perché parliamo costantemente con noi stessi, ci interroghiamo e ci consigliamo la prossima “mossa”. Il nostro dialogo interiore è fondamentale quando si tratta di creare un confronto, utile a costruire il nostro Io Sono costantemente. Ci raccontiamo storie in ogni momento e costruiamo informazioni fondamentali per la nostra vita. Ci diciamo cose e agiamo di conseguenza. E ciò che ci diciamo ha effetti immediati su tutto ciò che ci circonda e su tutta quella complessità interna che chiamiamo Io.
Lavorare sulla qualità del dialogo interiore è uno degli aspetti focali del coaching in generale, di quello sportivo in particolare visto che fa una gran differenza quando si tratta di raggiungere prestazioni da record.
Quindi, prima di tutto, la nostra comunicazione e condivisione sono verso noi stessi. In un secondo momento questa comunicazione sarà verso l’esterno. Quando comunico, questo è l’aspetto fondamentale, creo una sorta di corrente. In noi e tra noi. L’un l’altro.
Questo genera il senso, che è sia il percorso in una particolare direzione, sia il significato di un messaggio che partecipa a costruire ciò che condividiamo e che collassa nella realtà che siamo.
Generare senso
Hai mai notato che se ti concentri su qualcosa, cominci ad attrarre cose e situazioni attinenti intorno a te? Parole o frasi che vengono dette contemporaneamente, ad esempio, quando qualcuno dice qualcosa a cui stavi pensando in quel momento. Ti è mai successo di pensare a qualcuno che non vedi o senti da anni e improvvisamente incontrarlo o ricevere una sua telefonata? Una volta in libreria, in un periodo in cui ero focalizzato su un lavoro, cadde un libro che si è aperto proprio su una pagina che trattava lo stesso argomento.
Fu lo psicologo Carl Gustav Jung a coniare il termine sincronicità riferendosi alla “simultaneità di due eventi vincolati dal significato, ma in modo casuale”.
L’originalità del contributo di Jung sta nel presupposto che l’inconscio non è solo un magazzino personale ma un magazzino psichico dell’umanità. Questo è ciò che Jung chiamava “inconscio collettivo”, una raccolta di simboli dotati di un senso, che diventa “sensibile” quando si riflette nell’esperienza del momento.
Jung, nel suo libro sulla sincronicità, parla di una terapia particolarmente difficile con una giovane donna che, dato il suo alto livello culturale, era resistente a qualsiasi introspezione. Jung racconta che durante una seduta la donna ha iniziato a raccontargli di un suo sogno particolare. Nel sogno alla signora veniva regalato un gioiello prezioso a forma di scarabeo d’oro. Mentre la giovane raccontava questo sogno in seduta, un insistente tocco alla finestra attirò l’attenzione di Jung. Era un insetto che voleva entrare, uno scarabeo di colore verde con riflessi dorati (Cetonia aurata). Jung, estatico dall’evento, lo portò alla paziente esclamando: “ecco il suo scarabeo”.
Dal S.A.R. agli Archetipi
Ok. A volte la sincronicità è più legata al Sistema di Attivazione Reticolare (S.A.R.), quella parte del cervello umano che si occupa dello stato di veglia e che è attenta a filtrare solo le cose che hanno una grande rilevanza per noi. Il SAR funziona così: in base a ciò su cui mi focalizzo, faccio caso ai vari elementi attinenti. Ad esempio, se voglio comprare una Vespa GT, comincio a vedere Vespa GT ovunque.
La teoria della sincronicità va però oltre, basandosi sull’osservazione dell’esistenza di un incredibile parallelismo tra fatti psichici e fenomeni fisici ed è strettamente connessa con la teoria dell’inconscio collettivo e degli archetipi. Gli archetipi sono gli strumenti primordiali in mano alla creazione. Questi sono, ad esempio, espansione e contrazione (che sono i principi femminili e maschili), unione e separazione, ecc. Il termine deriva dal latino archetypus, e riconduce al significato di “carattere, tratto originale” o “forma relativa all’inizio.”
Le cose sono ombre dei loro nomi,
e i nomi le legano agli archetipi che le informa.
(Elémire Zolla)
Le radici sperimentali della sincronicità si trovano nel fenomeno dell’entanglement quantistico che ci dice che una particella è in gradi di influenzarne un’altra con la quale è entrata in contatto, istantaneamente e anche a grandi distanze. Su questo fenomeno, come già sai, è basata molta della tecnologia odierna e i progetti per quella del prossimo futuro.
L’idea fondamentale dietro l’intero lavoro di Jung è che gli uomini hanno ricordi ed esperienze che li accomunano e questa inestimabile eredità si deposita nell’inconscio collettivo. Così, dietro al nostro essere individui socialmente attivi, esistono dimensioni a cui apparteniamo oltre ciò che sembra rivelarsi direttamente alla nostra esperienza razionale. Ciò che siamo è la somma di una serie di eventi in cui il nostro mondo interiore è collegato al mondo esterno dal punto di vista del significato, spesso senza connessioni visibili. Ciò che ci collega è proprio l’informazione, un messaggio condiviso che inizia sempre dall’Io Sono.
Quando quindi entri in interazione con gli altri e crei reti sociali, non puoi non considerare che stai costruendo la tua realtà, attraverso una serie di legami che contribuiscono al tuo destino.