Nel 1973 la Supreme Court Of The United States (SCOTUS), regolò il tema dell’aborto con una decisione esemplare in cui si proteggeva la libertà di una donna incinta di scegliere di avere un aborto senza eccessive restrizioni da parte del governo. La sentenza, conosciuta come Roe contro Wade (Roe vs Wade in inglese) è una storica sentenza che rappresenta uno dei principali precedenti riguardo alla legislazione sull’aborto. Donald Trump durante il suo mandato favorì l’elezione di 3 giudici alla Corte col dichiarato proposito di abolire quella decisione.
In questi giorni la più misoginistica SCOTUS a memoria d’uomo, si appresta ad ascoltare argomenti proprio su Roe contro Wade, e la sorte di quella pietra miliare della legislatura americana sembra ormai essere segnata. Ma apriamo una finestra storica sul tema dell’aborto.
Aborto: una finestra storica
Durante la civilizzazione greco-romana ed orientale, l’aborto non era sanzionato da alcuna legge. Nell’antica Roma non si accordava alcuna protezione alla vita dell’embrione in quanto il “nasciturus” era considerato parte del corpo della donna e non un essere vivente. Se una donna avesse portato a termine un aborto contro la volontà del marito, sarebbe potuta essere punita non per l’atto in sé, ma per semplice disubbidienza nei confronti dello sposo.
Con l’avvento del cristianesimo e la rivoluzione morale che ne seguì, l’embrione incominciò ad avere un’anima ed a costituirsi come un essere umano separato dal corpo della donna. E l’aborto divenne un crimine. Per Sant’Agostino se una donna non avesse partorito tutti i figli concessi alla capacità del suo corpo, avrebbe commesso tanti omicidi quanti fossero stati i figli non nati. Non solo, ma tra la vita della donna e quella del nascituro, era preferibile sacrificare quella della donna. La casuale? La donna sarebbe stata battezzata e quindi pronta per il Paradiso, mentre al neonato, non essendo battezzato, sarebbe stato riservato il Limbo per l’eternità. Ragionamento assolutamente razionale se non fosse basato su una assunzione assolutamente ipotetica.
Nel corso dei secoli al tema dell’aborto sono stati attaccati diversi gradi di colpevolezza o permissività nei confronti della donna e di coloro che lo avessero facilitato; ma la legislazione ecclesiastica è rimasta sulla stessa posizione intransigente considerandolo sempre un omicidio nei confronti di un essere umano.
Nel 1917 il codice delle leggi canoniche condannava alla scomunica chiunque fosse stato coinvolto nella pratica di un aborto.
Il cambio di rotta
In tempi moderni, con l’avvento del capitalismo, con la donna fuori casa e nell’industria, le domande femministe hanno cominciato ad acquistare peso e a penetrare la mentalità conservatrice borghese. Sino a giungere all’attenzione di SCOTUS ed a Roe vs Wade. Sono passati 49 anni da quella storica opinione, ed è stato un periodo nel quale la donna finalmente ha goduto di uno stato separato dall’essere considerata solo un mezzo per partorire un figlio. Ha cominciato ad avere una completa autonomia sul proprio corpo e la possibilità di programmare il proprio futuro. Ad avere diritti.
Attraverso il lavoro e la relativa autonomia acquisita, con il voto e la possibilità di esprimere un’opinione che avrebbe potuto comportare la possibilità di cambiare la propria vita, era finalmente giunta alla gestione del proprio corpo senza interferenze. Ma questo stato di grazia sembra avere i giorni contati. E, da persona autonoma, la donna potrebbe tornare a dover dipendere dalla volontà di altri, ad essere ridotta nuovamente ad una incubatrice.
Alexandra Petri, su questo tema, scrive sul Washington Post: “…al rintocco dell’orologio della Corte, la corsa della donna, con ogni probabilità, sarà al termine. Smetterà di essere una persona con autonomia su un corpo rispettato dalla legge…”. Ed ancora: “E’ stato bello pensare di poter andare dappertutto negli Stati Uniti con il diritto riconosciuto dalla legge di poter decidere se voler essere incinta, e sapere che ogni dottore sarebbe stato obbligato a dare informazioni corrette riguardo a possibili rischi e che la sua vita, ad essere minacciata, avrebbe avuto il giusto peso”.
La posizione di Frank Schaffer
Persino nel corpaccione compatto dei conservatori è sorta una voce discordante, quando uno dei fondatori del movimento evangelico di destra, Frank Schaeffer, si è scusato pubblicamente per la sua passata posizione “pro-life’. Riporto le sue parole: “…Questo è un movimento misogino; sono stato parte di esso ed è il motivo per cui ho speso gli ultimi 6 anni a scrivere una apologia e quello che spero sia il libro più a favore della famiglia, dell’infanzia e della donna. Affermo che non si può essere a favore della famiglia se non si è a favore del diritto della donna di scegliere, perché se le donne sono trattate come niente altro che un veicolo da incubazione, come cittadini di seconda classe, e se questo terribile peso che la natura ha posto sulle loro spalle non è bilanciato dalla possibilità di scegliere, non potremo avere una società di uguali. Le donne non potranno avere carriere, non potranno avere una vita.”
Ed ancora: “Mi dispiace essere stato parte di un gruppo misogino. Non eravamo a favore della vita ed è evidente. “In questi giorni la Corte Suprema ascolterà argomenti ed opinioni su Roe vs Wade per poi esprimere una opinione vincolante. Si spera che il buon senso della convivenza civile prevalga rispetto all’idea estremista della donna ancora e per sempre sottomessa. Quel che è certo è che se vi dovesse essere un’opinione avversa, il movimento femminista non se ne farà una ragione.
Ultima Breaking News: SCOTUS ha appena stabilito di non toccare la nuova legislazione del Texas in materia abortistica; in essa è proibito abortire anche in caso di stupro e persino se fosse in pericolo la vita della donna.