“Non vogliamo che i governi autoritari chiudano l’accesso ai social media perché i social media e i media digitali sono i luoghi in cui le persone in quei paesi ottengono notizie diverse da quelle fornite dai loro governi”, ha detto a TechNewsWorld Karen Kovacs North, direttrice dell’Annenberg Program on Online Communities presso la University of Southern California a Los Angeles.
Questo tipo di restrizione può rendere più difficile la circolazione di informazioni accurate, ma rende anche più ovvio quanto la Russia stia disperatamente cercando di controllare ciò che la sua popolazione vede sulla guerra. Le società di social media devono allora camminare su una linea sottile che passa tra il limitare la disinformazione e rimanere attivi come forme vitali di informazione e comunicazione nei paesi autoritari.
La situazione è complicata
Nella battaglia informativa che accompagna il conflitto in Ucraina, Mosca ha imposto restrizioni alle principali piattaforme. Kiev intanto chiede alla comunità internazionale di spegnere i canali televisivi di Mosca per bloccare “l’aperta propaganda russa”
La situazione in cui si trovano le grandi aziende tecnologiche è complicata, ha suggerito Richard Ford, CTO di Praetorian, una società di sicurezza informatica e conformità con sede ad Austin, in Texas.
“Vogliamo che la tecnologia supporti la libertà di parola”, ha afermato a TechNewsWorld. “Vogliamo anche che la tecnologia prevenga l’abuso di questo diritto alla libertà di parola. Questi sistemi non dovrebbero fornire carta bianca ai governi o agli attori a fini di propaganda e disinformazione”.
“Inoltre”, ha aggiunto, “una volta che inizi a moderare i contenuti su una piattaforma, c’è la tendenza a renderti responsabile per i contenuti che consenti e, ancora una volta, le cose si complicano”.
Bye bye Facebook e Co.
Ed è così che nel giro di pochi giorni la Russia ha bloccato anche solo parzialmente l’accesso a Facebook, Instagram, Twitter. Quest’ultima ha confermato di aver subito un blocco nelle scorse ore e in un tweet ha spiegato: “Sappiamo che Twitter è sottoposto a restrizioni per alcuni utenti in Russia e stiamo lavorando per mantenere sicuri e accessibili i nostri servizi. Crediamo che la gente debba avere un accesso libero e aperto a Internet, cosa particolarmente importante in tempi di crisi”.
Proprio oggi a mezzanotte la Russia, tramite il suo regolatore dei media, bloccherà del tutto l’accesso a Instagram. Ecco come si gioca la guerra parallela tra Mosca e i colossi social.
Nel frattempo, YouTube, che è di proprietà di Google, ha annunciato che avrebbe impedito ad alcune società russe, tra cui la testata statale RT, di fare soldi con i video pubblicati sul servizio di streaming video, oltre a limitare l’accesso a RT e ad alcuni altri canali in Ucraina. Inoltre, Google ha sospeso alcune funzionalità di traffico in tempo reale nella sua app Maps in Ucraina.
Arriva Elon
Un altro grande giocatore tecnologico che viene in aiuto dell’Ucraina è Elon Musk, il quale ha attivato il suo servizio Internet satellitare Starlink in tutto il paese e ha iniziato a inviare l’hardware di cui i cittadini avranno bisogno per accedere al sistema. Ma, sSebbene la mossa di Musk sia un bel gesto, da più parti si dubita del suo impatto pratico a breve termine. Infatti, per connettersi al servizio è necessaria una chiara visuale con i satelliti – cosa non scontata nelle aree urbane dove i bombardamenti producono fumo e sollevano detriti – e, cosa ancora più importante, è necessario essere in possesso di terminali Starlink, che scarseggiano in Ucraina.
D’altra parte, disporre di un’infrastruttura Internet satellitare rende sicuramente più difficile per gli invasori russi o i regimi autoritari interrompere rapidamente la connettività.
Insomma, oggi la guerra si combatte con armi nuove, con la tecnologia e i servizi di informazione. Quei tanto vituperati social network che da una parte ci distraggono, ma dall’altra fanno circolare informazioni in tempo reale, a volte vitali.