Paolo Boccardelli, Dean at Luiss Business School scrive sul suo account LinkedIn: “Mai come adesso la crisi dei modelli di #leadership risulta così evidente in tutti settori della società. Le imprese non ne sono immuni. Ma quali sono le abilità che un #leader deve possedere oggi?
Visione del futuro
Il leader odierno deve possedere sicuramente vision futura, dice Paolo Boccardelli, e poi “#CreativeThinking, focus sull’execution e orientamento al valore condiviso. A queste si aggiungono la capacità di gestire la complessità e l’ottimismo. Una delle caratteristiche dei leader, emersa con forza negli ultimi tempi, è la gentilezza: il #LeaderGentile è colui che pratica l’ascolto, è empatico, lavora sulle emozioni per favorire una maggiore coesione e responsabilizzazione del proprio team. Le organizzazioni guidate da leader gentili sono più attrattive per i talenti: la gentilezza genera motivazione e senso di partecipazione alle decisioni.
Appare ben evidente che occorre ripensare il nostro ruolo, quali istituzioni rivolte alla formazione di queste competenze, per garantire che chi si forma in una #BusinessSchool abbia tutti gli strumenti necessari per affrontare le sfide del tempo e possa interpretare il senso di necessità e urgenza della nostra società.”
Più di 100 anni fa
Più di cento anni fa, i manager e i leader per lo più sapevano esattamente cosa fare: trovare persone disposte a eseguire gli ordini, che svolgessero il lavoro richiesto, e accertarsi che lo portassero a termine nei tempi richiesti. Con la teoria Y di Douglas Mc Gregor arrivava in azienda già negli anni ‘80 uno stile diverso che passava per l’idea del team in cui ascoltare, avere fiducia, distribuire responsabilità erano gli aspetti cardine. Ma il capo è il capo, e in ogni caso, fino ad oggi almeno, non ci sono stati dubbi su chi è che prende le decisioni e quale sia la piramide gerarchica delle responsabilità in un’azienda.
Ma è davvero questo l’unico stile organizzativo possibile? Forse ne stiamo perdendo le certezze, per avvicinarci a un concetto di leadership “circolare” dove le soft skills sono premiate e incentivate.
Il machismo aziendale sta per essere messo in soffitta ispirandoci agli elefanti e all’immagine di una mamma elefante che spinge “gentilmente” il suo piccolo nell’atto di dargli coraggio nell’affrontare la vita. E’ l’immagine che ci restituisce la copertina di “Nudge” (la spinta gentile, appunto), pubblicato nel 2008 da Richard Thaler e Cass R. Sunstein e che Daniel Kahneman, premio Nobel per l’Economia, commenterà così: “Questo libro migliorerà le nostre decisioni”.
Ogni giorno prendiamo decisioni sui temi più disparati, suggerisce questo libro. Decisioni come investire i nostri soldi, cosa mangiare per cena, con che mezzo di trasporto raggiungere il centro della città. Purtroppo facciamo spesso scelte sbagliate. Mangiamo troppo, usiamo la macchina quando potremmo andare a piedi o scegliamo il mutuo meno conveniente. Siamo esseri umani, non calcolatori perfettamente razionali, e siamo condizionati da troppe informazioni contrastanti, dall’inerzia e dalla limitata forza di volontà. È per questo che abbiamo bisogno di un “pungolo”, di una spinta gentile che ci indirizzi verso la scelta giusta: di un nudge, come l’hanno battezzato l’economista Richard Thaler e il giurista Cass Sunstein in questo libro che negli Stati Uniti è stato un vero e proprio bestseller.
L’idea di Thaler e Sunstein è semplice ma geniale: per introdurre pratiche di buona leadership, occorre imparare a usare a fin di bene l’irrazionalità umana. Perché una buona architettura della scelta può consentire ai leader di tutelare la libertà dei dipendenti, incoraggiandoli però a prendere decisioni più sagge.
L’economia comportamentale sta sempre di più rompendo gli argini delle abitudini gerarchiche e assertive che a lungo sono sembrate l’unico modo per organizzare la direzione del lavoro.
Leader gentili in Italia
E oggi in Italia qual è la tendenza? All’interno delle organizzazioni italiane il 59% dei capi fatica a considerare la gentilezza un elemento importante e, in buona parte, ancora premia quel clima rigoroso che ha appreso a sua volta negli anni di formazione e che ha creduto sempre il più funzionale. Ma non è così. Questo stile di leadership, in realtà, è figlio di una paura atavica di perdere il controllo, e di una incapacità di gestire in modo migliore le relazioni. E’ quando non sappiamo bene cosa fare e come gestire al meglio il potenziale del nostro team, che ci limitiamo a impartire ordini.
Un’indagine di InfoJobs invita a riflettere, al contrario, sul suo ruolo sul posto di lavoro, tra realtà e aspettative, e delinea il profilo del leader gentile.
Dalla capacità di ascoltare attivamente le opinioni dei collaboratori alle attività volte a motivare l’intero team, i dati estrapolati da alcune ricerche internazionali del European Business Review e del Governo del Queensland ci confermano che i leader del domani devono necessariamente avere una forte attitudine alla crescita personale.
Il risultato dell’analisi ci restituisce 10 skills fondamentali che deve avere il leader di oggi e che Forbes elenca:
- Ascolto attivo. Un buon leader deve avere a cuore le opinioni di tutti coloro che compongono l’azienda.
- Empatia. È la chiave da possedere per comprendere le esigenze dell’azienda e dei colleghi.
- Motivational speaking. È importante che sappia motivare i collaboratori ispirando positività ma soprattutto fiducia.
- Interpersonal skill. La gentilezza fondamentale per avere successo nonché alimentare relazioni efficaci tra le mura dell’ufficio.
- Gestione dei conflitti. Saper gestire e valutare le cause dei conflitti favorisce uno scambio di opinioni più efficace
- Leadership collettiva. Tra i compiti del buon leader c’è anche quello di far sentire importanti i propri collaboratori, rendendoli un punto di riferimento per attività aziendali di rilievo: questo si traduce nel comprendere quando è il momento giusto di passare la parola anche agli altri dipendenti.
- Comunicazione efficace. Deve essere in grado di comunicare in maniera efficace e chiara con i suoi collaboratori e clienti.
- Time management. È la capacità di saper gestire e organizzare il lavoro rispettando le scadenze previste.
- Feedback. I giudizi altrui sono di fondamentale importanza per aiutare le persone che ci circondano e migliorare sia dal punto di vista professionale che personale.
- Flessibilità. Un leader deve sapere adattarsi alle diverse situazioni lavorative e trovare soluzioni ad eventuali problemi di percorso.
Una leadership funzionale
Rispetto a qualche decade fa, sottolinea ninjamarketing.it restituendoci l’altra faccia della medaglia, il business è cambiato più volte: alcune realtà sono crollate, mentre l’ecosistema startup è cresciuto a dismisura. Per imprevedibilità degli eventi, mutevolezza degli obiettivi, velocità dell’innovazione e della tecnologia, ma anche soprattutto per cambiamento culturale.
“I “capi” di oggi sono sfiniti, inarrivabili, affannati e appesantiti da una mole di perdite di tempo, di gangli burocratici e politici all’interno dell’organizzazione. Le soluzioni che vengono continuamente proposte e i “modelli” di leadership sono ormai centinaia e il “Leader” deve assurgere a decine di ruoli attitudinali in contemporanea: attento ai risultati ma anche alle persone, deciso ma gentile, visionario ma situazionale, aperto ma carismatico, innovatore ma garante della tradizione culturale aziendale, e così via.”
La leadership gentile nelle aziende diventa leadership collaborativa, di relazione, dell’esserci. Scopriamo l’importanza della vicinanza proprio quando ci sta venendo meno la sua certezza. Abbiamo vissuto una realtà incerta in questi ultimi anni, mesi, settimane: nulla è scontato. Una mattina ti alzi e sei in piena pandemia, chiuso in casa, mentre a pochi cilometri da casa tua scoppia una guerra che minaccia di coinvolgere il mondo. Ed è il ritorno alla comunicazione tra noi, al lasciare andare ogni prevaricazione, che sentiamo essere la nuova via di una leadership efficace perché “coinvolgente”.