L’annuncio. che interesserà certo chi pensa di investire a Dubai, è arrivato pochi giorni fa direttamente dal governatore Emiratino, lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum via Twitter: “Oggi, abbiamo approvato la legge sui beni virtuali e istituito la Dubai Virtual Assets Regulatory Authority. Un passo che stabilisce la posizione degli EAU in questo settore. L’Autorità coopererà con tutte le entità correlate per garantire la massima trasparenza e sicurezza per gli investitori”.
Così, gli Emirati Arabi Uniti confermano la loro posizione di prim’ordine in merito ad un mercato, quello delle Crypto, in completa e rapidissima evoluzione.
Che i Paesi del Golfo Persico siano sempre all’avanguardia rispetto alle novità più degne di nota in ogni settore è ormai risaputo: così, non poteva mancare il sostegno governativo per la regolamentazione della moneta digitale che, sempre più diffusa e ambita, mira a rivoluzionare l’economia internazionale.
Vediamo insieme quali sono i principali interventi in merito.
Come funzionerà la VARA (Virtual Assets Regulatory Authority) di Dubai?
L’autorità individuata dal governo degli UAE a tutela della Cryptomoneta avrà i seguenti compiti:
- organizzazione, emissione e trading con asset e token virtuali;
- organizzare e autorizzare i provider di servizi legati agli asset virtuali;
- assicurare alti standard di protezione agli utenti e ai loro dati personali;
- organizzare l’operatività delle piattaforme per gli asset virtuali;
- monitorare le transazioni per prevenire la manipolazione del mercato.
L’istituzione, infatti, si occuperà di controllare e autorizzare le piattaforme e gli exchange che offrono criptovalute, asset virtuali e scambi anche con altre monete, con coloro che propongono servizi di custodia, piattaforme e servizi che provvedono a management e trasferimenti.
Quindi, a Dubai è ufficialmente diventata effettiva la notizia di sdoganamento della licenza inerente all’operatività delle criptovalute: molti esercenti, società, investitori si stanno organizzando per poter vendere servizi e prodotti anche attraverso le monete digitali.
Cryptovalute: cosa c’è da sapere
Il termine per indicare la moneta digitale si compone di due lemmi, che spiegano, dunque, il significato di questo neologismo: cripto e valuta. Si tratta, pertanto, di una “valuta nascosta”, nel senso che è visibile e utilizzabile solo attraverso un preciso codice informatico (le c.d. “chiavi di accesso”, ovvero quella pubblica e quella privata, per usare un linguaggio ancora più tecnico).
Come facilmente immaginabile, la criptovaluta non ha fisicità e, per questo appunto, viene definita “virtuale”: il nuovo conio, infatti, si genera e si scambia esclusivamente per via telematica.
Di conseguenza, alcuni concetti tradizionalmente utilizzati per il contesto economico “reale”, come ad esempio quello di “portafoglio”, sono stati adattati alla realtà virtuale, dove si parla di “wallet digitale o elettronico” o, semplicemente, “e-wallet”.
La criptovaluta, previo consenso tra i partecipanti alla relativa transazione, può essere scambiata in modalità peer-to-peer (ovvero direttamente tra due dispositivi, senza la necessità di intermediari) per acquistare beni e servizi (come fosse una moneta a corso legale a tutti gli effetti).
A questo punto, la questione dello sdoganamento delle criptovalute da parte di Dubai risulta più spinosa di quanto sembri: criptovaluta, infatti, non significa poter aprire una società che riesca facilmente ad aggirare i regolamenti fiscali, tutt’altro.
Per poter, poi, scaricare dai vari “wallet” le criptovalute bisogna necessariamente avere un conto corrente bancario negli Emirati Arabi Uniti.
Se da una parte è vero che Dubai ha sdoganato il mondo delle criptovalute, dall’altra gli istituti di credito convenzionali ancora non vedono di buon occhio questa moneta parallela al sistema bancario.
La criptovaluta è, infatti, ad oggi una licenza in black list e, comunque, rappresenta un’attività che adesso è fortemente attenzionata dalla banca, dato il fatto che la moneta di per sé è una elettronica e, dunque, non tracciabile.
Cosa succede quando si apre un conto corrente a Dubai (e, in generale, negli EAU)?
Vuoi investire a Dubai? Prima di aprire un conto corrente a Dubai bisogna possedere alcune informazioni: intanto, ci sono due tipi di conti correnti, quello personale e quello societario.
Il grande vantaggio di aprire un conto corrente a Dubai è che, laddove l’intestatario del conto corrente personale sia anche residente nell’Emirato, Dubai concede la possibilità di aprire tale conto senza comunicare ulteriori dati al CRS (Common Reporting Standard, uno standard per lo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari a livello globale tra le autorità fiscali).
Se invece la persona che richiede il conto corrente non sia residente, Dubai può avanzare richiesta di informazioni più specifiche.
L’istituto di credito, in fase di compliance, inizia un’indagine creditizia (e non, contrariamente a ciò che verrebbe da pensare, nei confronti dell’intestatario del conto corrente o dell’amministratore del conto corrente). Se la società è una società storica o un’attività canonica, la banca può andare indietro nel tempo e ritrovare tutti i dati necessari ad accreditare il richiedente. Ma nel caso delle criptovalute, la maggior parte dei crypto-trader proviene da altri settori e, dunque, non ha una riconducibilità storica.
La soluzione rimane, dunque, quella di affidarsi al consulente giusto che, creando la storicità e, soprattutto, una solida relazione con l’istituto di credito, può ambire all’apertura dei famosi conti correnti personali ma soprattutto societari anche per questa tipologia di valuta non propriamente convenzionale. Quando la banca vede che c’è una ratio nella richiesta del cliente può decidere di assumersi la sua percentuale di rischi e iniziare un rapporto fiduciario.
Gli investitori di tutto il mondo da anni ormai e, quindi, ben prima dell’intervento delle monete digitali, hanno individuato Dubai quale meta ideale per ottimizzare le proprie risorse: Daniele Pescara da oltre un decennio, infatti, è il punto di riferimento per gli investitori negli Emirati Arabi, occupandosi di supportare gli imprenditori italiani più oculati in tutta la procedura per costituire e trasferire società a Dubai. Così, Pescata permette alla sua clientela d’élite di proporre il proprio prodotto o servizio in un mercato assai florido come quello emiratino, da sempre attento alle nuove esigenze di mercato e notevoli opportunità offerte dal digitale anche, quindi, in tema di moneta.
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