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La rivincita dei bullizzati! Bullismo e successo: quando essere vittima è un segno di grandezza

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di Paul Fasciano

Oltre 9 giovani su 10 coinvolti in episodi di bullismo, i quali avvengono principalmente a scuola, ma non solo. Lo dimostra un’indagine campionaria realizzata dall’Eures tra 1.022 studenti delle scuole secondarie superiori di Roma: nell’ultimo anno il 66,9% dei giovani è stato almeno una volta vittima di bullismo (67,8% le ragazze e 62,6% i maschi), l’81,3% ha assistito ad uno o più di tali episodi, mentre il 37,8% indica di averne commessi in una o più occasioni (il 44,8% dei maschi contro il 31,3%).

Bullismo, ovunque

I casi di bullismo non sono riservati solo ai più giovani invischiati in età difficili, alla conquista di una propria identità. Anche in età adulta si può essere vittime dei bulli, il che succede precisamente sul posto di lavoro.

Combattere i bulli e il bullismo si può. Basta volerlo - Men's Life

Stando a una ricerca condotta negli Stati Uniti nel 2017, infatti, il 61% delle persone intervistate è a conoscenza di episodi di bullismo avvenuti sul luogo di lavoro. 

Spiega la psicologa e psicoterapeuta Elena Benvenuti, «sono tre le principali tipologie di bullismo sul lavoro e possono presentarsi in modo separato oppure tutte insieme: la violenza verbale, con insulti persistenti e immotivati; la violenza fisica, che nel caso di bullismo sul lavoro non è quasi mai rivolta direttamente alla persona, ma prevede per esempio danni alla dotazione lavorativa della vittima o, fuori dal luogo di lavoro, contro beni come macchina o bicicletta; l’emarginazione sociale, omettendo la comunicazione di informazioni importanti per il lavoro o escludendo da riunioni e incontri importanti».

Quando i bulli sono in ufficio

Una storia che si ripete. Essere visti come “diversi”, essere percepiti più deboli, attiva in qualche coetaneo, che sia piccolo o adulto, la percezione di una minaccia che va eliminata; avviene quando il bullo riconosce nell’altro qualcosa che ha dentro di sé, un segno manifesto di debolezza, che deve necessariamente sopprimere, nascondendolo agli altri.

Così i ruoli si ribaltano. Chi si vuole manifestare forte è il più debole e chi è più debole spesso intraprende un viaggio di crescita personale che lo porterà ad eccellere. Una voglia di riscatto che spinge da dentro e che porta il bullizzato ad entrare in contatto con se stesso, coi suoi valori, con un senso di empatia superiore alla media che ne accresce la sensibilità e, di conseguenza, le attitudini al miglioramento continuo.

Tante storie, una sola storia

Il potenziale dei ragazzi viene spesso sottovalutato. Ed ecco che molte storie di bullismo si trasformano in altrettante storie di riscatto. E’ il caso di Natalie Hampton, 17 anni, fondatrice di Sit With Us, app che aiuta gli studenti a trovare nuovi amici con cui condividere il pranzo. Natalie Hampton è stata vittima di bullismo: veniva isolata, esclusa e schernita per il suo aspetto fisico e per un anno intero ha pranzato da sola nella mensa del liceo. Il momento della “ricreazione” è quello in cui c’è maggiore possibilità di essere emarginati o minacciati, così ha smesso di mangiare, pur di non subire ulteriormente atti di violenza.

Come dice nel suo discorso al TedX Teen: Non importa quali ostacoli ci siano sulla tua strada, hai la possibilità di cambiare il mondo, tu puoi fare la differenza! Una persona può fare la differenza e avere un impatto positivo nella propria comunità! Esci e inizia!”.

Nathalie non è da sola, nella lunga lista di grandi ex bullizzati. Giacomo LeopardiEminemKate WinsletSelena GomezJohnny DeppEd Sheeran, Lady Gaga, Albert Einstein, Steven Spielberg, Mika, ed ancora Emma Stone, Jennifer Aniston, John Nash, Lionel Messi, Steve Jobs, Steven Spielberg, Susanna Tamaro, Sylvester Stallone, la lista continua ed è lunghissima.

Pink ad esempio, cantante americana, super energica, che ha venduto 40 milioni di dischi, è nata con un polmone collassato e un problema di asma molto forte, ma poi proprio con la voce è diventata grande. Pink ha ricordato un episodio di bullismo che ha vissuto da bambina: a scuola una ragazzina le rubò il diario privato, strappando alcune pagine e appendendole agli armadietti dell’istituto, per far vedere a tutti cosa Pink avesse scritto. Ed ecco che oggi Pink canta al mondo tutti i temi della diversità usando parole cariche di sensibilità. Può sorprendere, ma la stragrande maggioranza dei personaggi che sono stati o sono oggi molto popolari, hanno subito episodi di bullismo e violenza da parte di coetanei.

Tra loro, per esempio, c’è Luigi Busà, medaglia d’oro nel karate kumite alle Olimpiadi di Tokio che ha ottenuto, come racconta la sua mental coach, Nicoletta Romanazzi nel suo libro “Entra in gioco con la testa“, “perché la voleva, perché si era allenato duramente, superando una serie di ostacoli personali e fisici. Ma l’ha ottenuta anche perché voleva trasmettere un’idea forte ai ragazzi che lo seguono e lo ammirano, ragazzi che in lui vedono un campione, un superuomo, e a cui lui ha voluto raccontare invece di essere stato, come tanti di loro, vittima di bullismo”.

La grandezza di personaggi come Luigi, Pink e tanti, tanti altri, è derivata dal fatto che sono riusciti a superare i loro disagi trasformandoli in superpoteri interiori per affermarsi come personaggi superiori alla media. E proprio di questo si tratta: il bullizzato è un diverso, per antonomasia. E proprio questa diversità è il suo tesoro.

Dal bullo al top

Le vittime di bullismo vengono percepite dai compagni come caratterialmente vulnerabili. La vittima apre un varco, uno spiraglio attraverso il quale il bullo sente di potersi muovere senza essere egli stesso vittima di critiche “sociali”. Il bullizzato sembra spaventato, incapace di essere assertivo, o di parlare lo stesso linguaggio “arrogante” degli altri, si presenta in un modo che lo/la fa sembrare debole. La mancanza di questo approccio gregario lo sistema automaticamente in un luogo complementare, contrario e contrastante in cui questo suo ruolo di “diverso” non fa che essere esasperato.

La vittima, infatti, ha la tendenza a posizionarsi ai margini del gruppo, a parlare poco con gli altri coetanei e ad avere pochi amici, e ciò aumenterebbe il rischio di essere presi di mira. Ma aumenta anche un’altra cosa: la capacità di osservare in modo diverso cosa gli succede intorno, di rendersi conto di cose che le altre persone di solito non vedono, di capire le esigenze degli altri partendo dalle proprie, diventando in questo modo “grandi”. E’ la regola dell’antifragilità, o della resilienza se volete, quella per cui si cresce e si impara e si diventa forti proprio grazie alle sconfitte.

Quando il bullo è in famiglia: gestire un figlio che prevarica l'altro - la  Repubblica

Vladimiro Polchi ha raccolto trenta di queste storie di riscatto eccellente nel libro Nessuno è imperfetto. La rivincita dei diversi edito da De Agostini. Parla ad esempio di Claudio, imperatore della grande Roma. “Era un ragazzino balbuziente e malfermo sulle gambe, la sua stessa mamma lo chiamava “caricatura d’uomo” e anche la sorella lo prendeva in giro. Era continuamente bullizzato. Questo ragazzino così fragile diventò però il grande Claudio, un imperatore che costruì strade e acquedotti, che conquistò la Britannia, che riuscì a fare 20 editti in un giorno.” 

Cambiamo il paradigma

Ovviamente, di per sé essere una vittima non è garanzia di nulla. Ma in questo contesto ciò che voglio fare è ribaltare un paradigma che vede le vittime subire e i carnefici trionfare. La verità è diametralmente opposta. Lì dove c’è un bullo, c’è una persona debole e incapace di entrare in contatto con se stesso. Terrorizzato da questa parte di sé che non può accettare, cerca di tenerla nascosta a tutti oltre che a se stesso. Risultato: il prepotente rimane come cristallizzato in una dimensione in cui, non potendo combattere e vincere le sue sfide personali, non evolve.

biff wax | Meme Generator

Qualcuno ricorderà in Ritorno al futuro, film del 1985 diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Michael J. Fox che fine fa il bullo: si ritrova con un lavoro ingrato a lavare la macchina della sua antica vittima dei tempi della scuola.

Il bullo evita con cura di uscire dai ranghi e dai binari e, insieme ai bulli, gli spettatori e i gregari (cioè tutto quel mondo che circonda i prepotenti). Ebbene, chi si aggrega nel gregge dei più forti rimane nella superficie delle cose e perde la grande occasione di vivere oltre l’illusione di un mondo protetto, ma in realtà costruito per difendersi dalle proprie debolezze.

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La vittima, ieri come oggi, vive la realtà più profondamente, intimamente, dal di dentro, in modo anche drammatico, ma ne diventa suo malgrado un protagonista ed oggi, paradossalmente, arriva anche a far parte di una nuova maggioranza. Nell’anno del Covid, dati alla mano, il 93% degli adolescenti ha dichiarato di sentirsi solo, con un aumento del 10% rispetto al 2019. Sempre di più i diversi riconoscono il loro ruolo sociale. Si aggregano, fanno gruppo sui social, riconoscendosi e sostenendosi. Prendiamo TikTok, la terza app scaricata nel 2019, un social giovane che dimostra come tutte le cose stanno cambiando. Sì, perché la Generazione Z e la Generazione Alfa, tanto criticate dagli adulti, stanno probabilmente costruendo un mondo nuovo impostato sulle radici di una nuova consapevolezza.

A REAL PEOPLE AGENCY | Imperfettaproject

Mentre su Instagram fino a qualche tempo fa andavano le rifatte finte disinvolte e gli arroganti viaggiatori, oggi spopola il progetto “imperfettaproject” dove è proprio il difetto a far parte di una cornice di nuova perfezione. Quella possibile, quella condivisa.

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Ed ecco allora il nuovo trend: il marketing ora esalta i difetti e l’unicità nei brand. 

È l’imperfezionismo, che ci libera e ci fa approdare a una realtà dove le possibilità sono infinite proprio perché gli errori non sono solo ammessi, sono ricercati, riconosciuti, valorizzati. E così, su TikTok, regno delle nuove generazioni, c’è chi piange, chi ama gli animali, chi è in pigiama, chi soffre di anoressia, bulimia e obesità, e non vuole nascondersi ma condividere per trovare nella comunità la sua forza. Giovani di paesi diversi, di estrazioni diverse, di mondi antitetici, che entrano in contatto e dialogano, migliorandosi l’un l’altro, tra “chi fa la differenziata e chi insegna a farla”. Basta andare sui loro profili per trovarci spesso consigli, incoraggiamenti, speranza, amore. E sempre più followers.

Global Minds Initiative

Peyton Klein, 17enne americana, crede che la gentilezza possa portare un grande cambiamento nella società e che ognuno nel proprio piccolo possa attuarlo. Nella sua esperienza scolastica ha notato come gli studenti che parlavano inglese come seconda lingua venissero esclusi e discriminati. Così ha lanciato un programma di doposcuola per promuovere la tolleranza e l’amicizia: il Global Minds Iniziative, nato per creare scuole più accoglienti e che includano gli studenti nella programmazione e realizzazione di iniziative atte a combattere problemi di discriminazione razziale e intolleranze culturali.

Tori Taylor, ricoverata in un ospedale psichiatrico all’età di 14 anni per un disturbo ossessivo-compulsivo in seguito alla violenza dovuta ad atti di bullismo, ne ha fatto una forza, fondando Peer2Peer all’Istituto di Design e Architettura di Miami, in Florida. Tori ha portato nelle scuole un programma di consulenza alla pari che consiste nel formare gli studenti per essere i consulenti a sostegno di altri studenti. Il programma Peer2Peer è incentrato sulla consulenza cosiddetta peer cross-age in cui uno studente più anziano guida quello più giovane, supportato da educatori e assistenti di orientamento. I tutor forniscono consigli sullo stress accademico, informazioni personali in base alla loro esperienza scolastica e soprattutto amicizia, così che gli studenti più giovani possano sentirsi accolti e avere un supporto in caso di necessità.

I vantaggi di Peer2Peer sono stati molteplici: aumento della fiducia, dell’autostima e della produttività, ma soprattutto ha portato all’interno della comunità la consapevolezza che la solidarietà e la condivisione ha migliorato il clima generale del campus.

Non importa quali ostacoli ci siano sulla tua strada, ognuno ha la possibilità di cambiare le cose in meglio, perfino il mondo. Ognuno, proprio perché è diverso, può fare la differenza.


Il libro per fare la differenza

Foto di copertina by rawpixel.com – www.freepik.com

Paul Fasciano, Direttore di InsideMagazine e del Gruppo Editoriale Inside, è un mental coach prestato al mondo della comunicazione digitale. Con un background accademico in sociologia e una formazione in PNL, mindfulness e neuroscienze, ha dedicato oltre tre decenni allo studio delle dinamiche sociali odierne. E' autore di varie pubblicazioni incentrate sulla crescita personale nel complesso contesto contemporaneo. La sua missione è fornire ai professionisti le informazioni più aggiornate e rilevanti, migliorando la loro comunicazione e potenziando il loro mindset con strategie efficaci e mirate.

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