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“Coach ricco, coach povero”, l’ultimo libro di Antonio Panico

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Incontriamo Antonio Panìco, Business Coach dell’anno, titolare di Business Coaching Italia, oltre che fondatore della Business Coaching Academy, per parlare del suo ultimo libro: “Coach ricco, coach povero”.

  • Com’è la situazione del business coaching in Italia? (tra professionismo e improvvisazione)

Come tutte le attività nuove il coaching soffre di poca professionalità, in questo momento, in Italia. Sebbene vi sia la norma UNI 11601 del 2015 che ne regolamenta gli ambiti d’intervento, si tratta di una norma pressoché sconosciuta ai più e quindi prevale una sorta di improvvisazione. Mentre sul fronte del coaching esistono già tanti corsi e si è creata una consapevolezza maggiore su quali siano le competenze di un coach – non senza possibili alterazioni su quale sia il ruolo di questa figura professionale come intesa a livello internazionale – sul piano del business coaching, invece, troppo spesso vediamo dei coach, anche esperti, che pensano di poter fare coaching agli imprenditori, come fossero delle persone comuni. Il business coaching, invece, si differenza dal coaching in generale proprio per il suo focus sui processi aziendali e sulla grande praticità del suo intervento.

Mentre il coach svolge il ruolo importante di aiutare le persone a trovare un nuovo equilibrio nella propria vita, il business coach guida il manager, il professionista, l’imprenditore a perseguire obiettivi precisi e per il raggiungimento dei quali sono richieste competenze specifiche, dall’organizzazione dei processi aziendali, alla gestione delle vendite, del conto economico, del budget e del business planning. Il business coach in definitiva è un coach con tante competenze hard rivolte ai processi di business. Deve essere esperto di selezione, di conto economico, di business planning e leadership, deve essere una persona esperta di business, deve capirne le logiche e i meccanismi. Va da sé che non sia così semplice trovare dei business coach che siano realmente preparati. Discorso diverso, invece, per quanto riguarda il coaching a livello marketing, dove la professionalità è già a un buon livello.

  • Com’è nata l’esigenza di scrivere “Coach ricco coach povero”?
Coach Ricco Coach Povero - Antonio Panico - Libro

Nasce da un’idea di Max Formisano, responsabile della collana “Se solo potessi” della casa editrice.

Conoscendo la mia storia professionale nel campo del business coaching, mi commissionò il libro e mi propose il titolo “Coach ricco, coach povero” ispirandosi al libro “Padre ricco, padre povero”. L’obiettivo primario era definire quali sono le regole del gioco per diventare un coach di successo. La situazione dei coach in Italia, essendo come dicevo prima, un campo in cui impera l’improvvisazione, vede spesso coach guadagnare molto poco. Siamo introno ai 25mila €/anno, che, tolte le tasse e le attività di marketing, rendono la professione poco remunerativa.

La nostra è invece una realtà multimilionaria, per questo nel libro, oltre a spiegare come fare per rendere la professione del coach davvero redditizia e di successo, condivido anche le best practice per la gestione dei clienti e affronto il tema della responsabilità che, in qualità di Business Coaching Italia, ci assumiamo nei confronti del cliente. Nelle maggior parte delle scuole di coaching si dice che il coach non è responsabile dei risultati dei clienti, mentre noi siamo certi della nostra responsabilità nei confronti del coachee, proprio perché il nostro approccio è estremamente pratico e porta al risultato.

  • Come si diventa business coach?

Fino a qualche anno fa non c’era una vera e propria scuola di formazione in ambito business coaching. Negli ultimi anni sono proliferati vari corsi di formazione, i più disparati, spesso senza reali fondamenti sul business. La nostra Accademia fonda l’intero programma formativo sulle competenze dei nostri 20 business coach professionisti che quotidianamente aiutano gi imprenditori a raggiungere i propri obiettivi con centinaia di testimonianze positive.

Non siamo teorici, ma pratici del business coaching. Abbiamo un programma strutturato per diventare un business coach efficace, che sappia aiutare a 360 gradi il cliente a far prosperare la sua attività. I coach che superano il nostro percorso di formazione possono poi diventare collaboratori di Business Coaching Italia: sono sempre più convinto che il futuro e il successo del settore dipendano dal fare squadra. Il 12 ottobre faremo un webinar che tratterà proprio questo argomento. Per restare aggiornati businesscoachingitalia.com.

  • Come si riconosce un business coach efficiente ed efficace?

Consiglio sempre di guardare la reputazione del business coach al quale pensiamo di rivolgerci, verificare i suoi risultati anche contattando i clienti da lui seguiti e che hanno rilasciato delle testimonianze, per toccare con mano che siano reali. È importante anche fare questo controllo rivolgendosi magari ad aziende simili alla propria. È fondamentale capire che il business coach abbia esperienza d’azienda. Avere un professionista che al contempo gestisca con successo una sua azienda è una grande garanzia che ci stiamo interfacciando con una persona competente in quanto a business.

  • Il business coach che compito ha?

Guidare, aiutare e supportare il cliente a raggiungere gli obiettivi. La complessità sta nella specializzazione del business: se abbiamo un cliente che vuole aumentare il fatturato del 30% e il margine del 40%, il business coach dovrà verificare i numeri con il cliente, capire dove migliorare la marginalità, assisterlo nella riorganizzazione dei processi aziendali, in modo che siano delegabili e allo stesso tempo verificabili. Solo così l’imprenditore potrà realmente dedicarsi alla strategia di crescita, liberando del tempo all’operatività gestionale. Ma il business coach dovrà anche essere competente a livello di marketing, vendita e gestione del team.

  • Quali le sue responsabilità nei confronti del cliente?

La responsabilità di un business coach è portare il cliente al raggiungimento degli obiettivi. Coaching deriva da coach ovvero carrozza o cocchiere. Nel mondo accademico anglosassone della fine dell’800 venivano definiti “coach” i tutor particolarmente bravi nell’aiutare gli studenti a laurearsi, quindi il raggiungimento degli obiettivi è una parte fondamentale del ruolo del coach. Se manca questa assunzione di responsabilità, allora è chiaro che siamo di fronte a scarsa professionalità.

La seconda responsabilità è quella di iniziare sempre da un’approfondita analisi della situazione attuale, che spesso non viene fatta in modo appropriato. Per raggiungere un obiettivo ci sono molte strade percorribili, il principale errore che si può commettere è adottare la stessa strategia per tutti i clienti. Nella realtà dei fatti questa analisi preliminare permette al coach e al coachee di capire qual è la situazione in essere e le risorse che si hanno a disposizione. La strategia si dovrà obbligatoriamente basare sulle risorse presenti, non può prevedere ad esempio l’impiego di 30 persone, quando l’azienda non può assumere o ha a disposizione un numero ben inferiore di dipendenti.

C’è poi una responsabilità etica del coach: il business coach deve essere certo di poter aiutare il cliente e allo stesso tempo quest’ultimo deve essere in grado di poter essere guidato. Se il cliente non è la persona che in azienda prende le decisioni o magari ha grossi impedimenti, fare business coaching potrebbe non essere la cosa corretta e conveniente.

Non ultimo, la responsabilità si basa sul definire un piano strategico con il cliente che andrà contrattualizzato, per la massima affidabilità e trasparenza, così come previsto anche dalla stessa normativa che citavo prima, UNI 11601 del 2015

  • Quale sarà il ruolo del business coach in futuro?

I business coach sono oggi molto impegnati per via della crisi economica ed energetica. Questa situazione riguarderà anche il futuro: inflazione in crescita e crisi energetica imporranno sempre più alle aziende di essere efficienti. Il compito del business coach è proprio aiutare l’azienda a massimizzare il risultato minimizzando le spese, per garantirsi un buon margine. Questo sarà sempre più il focus per il futuro di questa professione, facendo leva su tutte le aree di competenza citate prima, organizzative, finanziare, di leadership, di marketing e di vendita.

Giornalista del Quotidiano La Voce e Direttrice de Il Circolo del Golf, è collaboratrice di InsideMagazine dal 2020

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Laureata in Lettere con la specializzazione in Editoria e Giornalismo presso l'Università degli Studi Roma Tre, e diplomata anche presso la Scuola di Scrittura Omero, Virginia Rifilato è una giornalista di grande talento e esperienza, con una solida carriera nel campo del giornalismo e delle collaborazioni con importanti media nazionali come La Repubblica, come editor nell'industria cinematografica e televisiva per importanti canali satellitari e terrestri come Sky e Tim Vision, e collaboratrice di alcune emittenti radiofoniche di spicco, tra cui Radio 3 e Dimensione Suono Roma.

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All'interno del magazine InsideMagazine, Virginia ha il compito di curare le interviste di punta, offrendo ai lettori un'esperienza avvincente e coinvolgente. La sua passione per la scrittura e la sua capacità di raccontare storie affascinanti, oltre alla sua abilità nel creare domande incisive e nel catturare l'essenza delle personalità intervistate, la rende una risorsa di grande valore per la redazione.

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