“Del growth hacking” (parte 2 di 3)
Ragazzi, vi confesso, avevo quasi deciso di nn proseguire con la parte 2 e 3 del mio post sul dileggio (come ha detto qualcuno) o ironia (come dico io??) del/sul growth hacking. Segue da questo articolo
Ci stavo rinunciando
Ci stavo rinunciando perché da una boutade buttata nel weekend ho visto che la cosa era stata presa troppo sul serio.
E onestamente nn mi piace prendermi sul serio.
Però, insomma, son volate cose qua e la.
Ho scoperto che io Francesco Agostinis e Salvatore Satta, divenuti nel giro di un weekend addirittura una fazione (ma che ce frega poi?) di moschettieri anti-GH, siamo tre persone che hanno bisogno di leggere, informarsi e studiare.
Perché è evidente che nn conosciamo quello di cui stiamo parlando.
E allora visto che nn mi prendo sul serio e che parlo dalla prospettiva dello scemo del villaggio ho deciso che posso continuare nel mio sproloquio, sapendo che chi mi legge, ha capito perfettamente che io nn ho la più vaga idea del tema di cui stiamo parlando.
Il famigerato growth hacking.
Quella cosa li, che alcuni fanno e altri no per me è parte di quello che io chiamo “fare marketing contemporaneo” e che in letteratura (visto che tanto ci piace) si chiama “Modern marketing”.
Quindi vabbè il post sarebbe dovuto essere incentrato su questa cosa.
Ma avevo perso interesse perché, ad un certo punto della discussione, mi sembrava che almeno fossimo tutti d’accordo che parlare di hacking nn aveva più senso perché di hacking nn c’era proprio niente
E infatti si era passati al “Growth” tout court.
Addirittura c’è stato un -semplifico-: “se volete chiamarlo marketing chiamatelo marketing, noi saremo alfieri paladini della divulgazione delle metodologie growth”.
Vabbè palla al centro e ognuno per la sua strada.
Se nn che poi sono emerse altre voci, quelle di professionisti che si occupano di “Prodotto”.
Ma nn di prodotto in generale, bensì di prodotto digitale (aka platform, marketplace, saas), con commenti che dicono che no, il Growth addirittura non c’entra col mktg, è una roba da product manager e dev.
Peccato che sto “growth” sia un po’ troppo figlio di business digitali, piattaforme saas e relative metriche che magari hanno ragion d’essere solo in quell caso (vd le citate MRR).
Comunque secondo questo nuovo apporto, non solo il GH non è mktg fatto bene ma addirittura non c’entra con mktg!
E da tutta questa discussione ho capito una sola cosa:
Siamo tutti d’accordo di non essere d’accordo.
Ma il mondo è bello perché è vario, isn’t it?
Finito di dire le mie ca***te, dico due cose serie:
1. ma credete davvero che a WR gestiamo il marketing col Metodo Smarmella? Forse un pizzico di ironia ci aiuterebbe a decifrare meglio la complessità della realtà e un briciolo di flessibilità a prendere i framework teorici per adattarli alla pratica
2. Leggetevi il post di Satta e i commenti di Agostinis, che spiegano molto la cosa molto più efficacemente di quanto faccia io.
Peace&love 🙂