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Marcello Amici: “Vi racconto la mia Pirandelliana 2024” (Prima parte)

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Fondatore della compagnia teatrale La Bottega delle Maschere, Marcello Amici è un regista e interprete istrionico e carismatico, appassionato condottiero della famosa rassegna teatrale Pirandelliana, divenuta un’istituzione nel panorama dell’Estate Romana.

Seguendo il successo dello scorso anno, in cui la Bottega delle Maschere ha portato in scena 10 atti unici dello scrittore siciliano, l’attuale Pirandelliana 2024 XXVIII edizione (in scena dal 4 luglio al 4 agosto presso il Giardino di Sant’Alessio all’Aventino) presenta due opere di Pirandello: I Giganti della Montagna e Così è (se vi pare).

Luigi Pirandello: lo scrittore

Drammaturgo, scrittore e poeta, Luigi Pirandello è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1934, e con le sue opere teatrali (sia drammi che commedie), i romanzi e le novelle si è guadagnato un posto tra i principali scrittori italiani del XX secolo.

Denunciando l’ipocrisia della classe borghese, i vizi e le menzogne, rappresentando come controcanto la realtà “nuda” e l’umorismo che si accompagnano a un senso tragico dell’esistenza, Pirandello si è affermato a tutti gli effetti come il padre del Teatro novecentesco.

Tutte le sue opere teatrali ci invitano a riflettere sul senso della vita e sul conflitto tra realtà e finzione. Attraverso lo stratagemma del teatro nel teatro (o metateatro) – utilizzato già da Plauto, Shakespeare e Goldoni – la riflessione sulla vera condizione umana porta a disgregare progressivamente (come si vede nella trilogia che ai Sei personaggi fa seguire Ciascuno a suo modo nel 1924 e Questa sera si recita a soggetto nel 1930) le regole stesse della pratica della messa in scena.

Nel metateatro plautino il pubblico era chiamato ad interagire con gli attori, un espediente che serviva a coinvolgerlo maggiormente nella messinscena.

Nel metateatro pirandelliano invece, l’osservazione della vera realtà conduce l’autore (e noi osservatori) oltre le apparenze, per penetrare nella condizione intima della vita di tanti individui dilaniati tra l’essere e l’apparire. Ed è tutto qui il significato della famosa Maschera pirandelliana, una condizione alienante che comporta la frantumazione dell’Io.

Il concetto di maschera, infatti, rivela che tutte le persone vestono una maschera, che cambiano a seconda della realtà sociale in cui vivono: quell’identità che ogni individuo sceglie, e nella quale si immedesima, per poter interpretare il ruolo che da lui ci si aspetta all’interno della comunità.

A tu per tu con Marcello Amici

In una calda e veemente mattina di fine giugno abbiamo avuto il piacere di incontrare Marcello Amici nel suo luogo del cuore, il suggestivo Giardino di Sant’Alessio, per porgli qualche domanda sulla sua idea di Regia e sulla sua visione del Teatro, ascoltando quindi la narrazione di questi due straordinari testi portati in scena dalla sua compagnia La Bottega delle Maschere:

  • I Giganti della Montagna: un dramma incompiuto, appartenente al filone “surrealista” della produzione di Pirandello
  • Così è (se vi pare): una commedia, definita da Pirandello stesso come una parabola in tre atti

“Il teatro non bisogna cercarlo nella sofisticatezza o complessità. Il teatro si trova nelle cose semplici”

Marcello Amici

L’Intervista a Marcello Amici

La video intervista a Marcello Amici nel Giardino di Sant’Alessio all’Aventino, Roma

La Regia e il Teatro

Da dove è iniziata, Marcello, questa passione per la Regia?

“Sono convinto che la regia sia una vocazione, una propensione che nasce sin da bambini. Nel mio caso, già a 7-8 anni mi piaceva “dirigere”: radunavo un gruppetto di amici e li facevo giocare al gioco che avevo in mente. Decidevo una scena, una situazione da interpretare e diventavamo tutti degli attori che prendevano parte al gioco. Oggi è ancora così. Quando leggo un testo scritto, che mi conquista, improvvisamente lo vedo evolvere, camminare, prendere forma…”

Raccontaci delle due opere che portate in scena quest’anno con la Bottega delle Maschere

Quest’anno portiamo in scena due opere di Pirandello che amo moltissimo, ovvero “I Giganti della Montagna” e “Così è (se vi pare)”. I Giganti rappresentano l’opera incompiuta per eccellenza di Pirandello. Se ci riflettiamo un attimo, possiamo notare che tutti i grandi scrittori hanno tutti un’opera incompiuta.

La scena chiamata “l’Arsenale delle apparizioni” è emblematica in tal senso: ci sono delle marionette a terra che urlano ognuna l’ultima battuta delle 6-7 opere principali di Pirandello. E lì finisce l’opera. Lui aveva terminato l’opera. Ma Pirandello continuava a cercare ancora qualcosa, quel qualcosa che completasse il suo dramma, ma non riusciva a capire cosa fosse. A tal proposito, ho deciso di soffermarmi sul “fallimento dell’opera“. L’opera dei Giganti è immensa anche per questo fallimento, la sua incompiutezza.

Qual è la vicenda raccontata nei Giganti, e come l’ha interpretata Marcello Amici?

“La vicenda narrata è piuttosto conosciuta, ma il finale che ho scritto di mio pugno è rappresentativo della poetica pirandelliana, una metafora. Una compagnia di attori guidata dalla contessa Ilse, giunge una sera ad una villa solitaria. Gli strani e misteriosi abitanti della casa, il mago Cotrone e gli Scalognati, cercano dapprima di allontanare i commedianti, per poi tentare invece di convincerli a recitare “La favola del figlio cambiato” (una storia scritta per Ilse da un giovane poeta innamorato e da lei respinto, che si uccise).

Ilse non accetta e Cotrone le propone, allora, di recitare La favola di fronte ai Giganti della montagna, gente d’alta e potente corporatura. Il copione si interrompe con l’arrivo a cavallo degli stessi Giganti.

Esplode il Dies irae di Verdi, e quando sul fragore della cavalcata la tensione del mito raggiunge il massimo, una fervida e vittoriosa intuizione della regia mette fine alla messinscena.”

E relativamente a “Così è (se vi pare)”, qual è la particolarità di questa commedia?

“Così è (se vi pare), il secondo spettacolo portato in scena da questa “Pirandelliana”, è un altro classico esempio di inconoscibilità del reale (quindi di fallimento dell’esistenza umana).

La narrazione segue la vicenda della signora Frola e del genero, il signor Ponza, i quali raccontano due versioni discordanti della stessa storia: la signora Frola ritiene che sua figlia sia viva, e che sia stata costretta a sposare due volte il marito, che l’aveva creduta morta, per assecondarne la pazzia;

altrettanto vera è la versione del signor Ponza, il quale afferma sia invece la suocera ad essere pazza, convinta com’è che la figlia sia ancora viva e sposata con lui, quando in realtà la sua seconda moglie non è figlia della signora Frola, bensì un’altra donna che si finge tale solo per non darle un dispiacere.

Tutti, in paese, si dilaniano in una spasmodica e ossessiva ricerca della verità. Si fanno indagini, ma non esiste né il certificato di morte della figlia della signora Frola, né, tantomeno, quello di un secondo matrimonio del signor Ponza. La signora Ponza renderà poi la situazione ancora più indecifrabile, dichiarando di essere tanto la moglie del Ponza, quanto la figlia della signora Frola.

La suspense finale è assicurata!”

Chiudiamo questa prima parte dell’intervista raccontando qual è la tua idea di Teatro

“Per me, il Teatro non bisogna cercarlo nella sofisticatezza o complessità, o ancora in un autore del calibro di Stanislavskij. Il teatro si trova nelle cose semplici. Io mi reputo un contadino, nasco contadino in tutto e per tutto. E penso che non potrei fare questo lavoro se non possedessi questo retaggio agreste, l’appartenenza a questo tempo antico in cui mi sono immerso, e nel quale ho scovato e costruito tutte le mie fantasie, i miei sogni.”

Foto di scena: Enzo Maniccia©

Ringraziando Marcello Amici per il tempo che ci ha dedicato, vi rimandiamo alla seconda parte dell’intervista di prossima pubblicazione, invitandovi a partecipare agli spettacoli della Pirandelliana 2024 nella splendida cornice romana del Giardino di Sant’Alessio all’Aventino.

Informazioni e approfondimenti sulla Pirandelliana 2024 a questo link

Giornalista del Quotidiano La Voce e Direttrice de Il Circolo del Golf, è collaboratrice di InsideMagazine dal 2020

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Laureata in Lettere con la specializzazione in Editoria e Giornalismo presso l'Università degli Studi Roma Tre, e diplomata anche presso la Scuola di Scrittura Omero, Virginia Rifilato è una giornalista di grande talento e esperienza, con una solida carriera nel campo del giornalismo e delle collaborazioni con importanti media nazionali come La Repubblica, come editor nell'industria cinematografica e televisiva per importanti canali satellitari e terrestri come Sky e Tim Vision, e collaboratrice di alcune emittenti radiofoniche di spicco, tra cui Radio 3 e Dimensione Suono Roma.

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All'interno del magazine InsideMagazine, Virginia ha il compito di curare le interviste di punta, offrendo ai lettori un'esperienza avvincente e coinvolgente. La sua passione per la scrittura e la sua capacità di raccontare storie affascinanti, oltre alla sua abilità nel creare domande incisive e nel catturare l'essenza delle personalità intervistate, la rende una risorsa di grande valore per la redazione.

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