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Italia: quart’ultimo posto per equilibrio vita-lavoro

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Sempre più persone danno priorità al benessere familiare, il cammino verso un vero bilanciamento è ancora lungo. Le aziende hanno l’opportunità di fare la differenza.


Il tempo è la vera ricchezza di questi ultimi anni. Potremmo descrivere così, probabilmente semplificando eccessivamente, come sono cambiati nel corso del tempo i valori e i bisogni dei lavoratori. La pandemia ha radicalmente cambiato l’approccio alla vita e al lavoro, tanto da rendere il work-life balance un elemento chiave per trattenere ed attrarre le persone all’interno delle aziende.


L’Italia si posiziona tristemente al 27esimo posto su 30 nell’European Work-Life Balance Index, superando solo Ungheria, Romania e Slovacchia. Questo dato riflette una realtà preoccupante: le strutture di supporto per le famiglie sono insufficienti, e molte persone sono costrette a scegliere tra carriera e famiglia.

E’ evidente – spiega Cinzia Tessarolo, CEO e co-founder di Family+Happy – che il nostro paese ha ancora molto da fare per migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e privata. “Dobbiamo costruire una rete sociale più forte e sviluppare strumenti di welfare che possano realmente supportare i genitori e le famiglie nelle loro sfide quotidiane”.

Le grandi dimissioni dei genitori-lavoratori. Da una ricerca pubblicata su People Management emerge un quadro piuttosto chiaro: il 46% dei genitori ha lasciato il proprio lavoro nell’ultimo anno o sta prendendo in seria considerazione di farlo. Non solo: il 40% degli intervistati ha pensato di lasciare il proprio impiego perché trova difficile conciliare gli impegni professionali e familiari. E questo riguarda soprattutto le madri (46%) e i lavoratori di età compresa tra i 25 e i 34 anni (45%).

Questa ondata di “grandi dimissioni” evidenzia un malessere diffuso che non può più essere ignorato. I dati dell’Ispettorato del Lavoro mostrano un aumento del 17% nelle dimissioni rispetto all’anno precedente, con la maggior parte delle dimissioni avvenute entro tre anni dalla nascita dei figli. Giovani tra i 29 e i 44 anni (79,4%) e donne (72,8%) sono le categorie più colpite, evidenziando una chiara necessità di cambiamento.

La mancanza di supporto adeguato non solo limita le opportunità lavorative, ma influisce anche sulla scelta di avere figli. Uno studio della Fondazione Magna Carta sottolinea che il 30% dei giovani del centro-nord Italia non vuole figli, citando non solo ragioni economiche e occupazionali, ma anche la carenza di strutture di supporto adeguate. Questo dato è un campanello d’allarme che indica quanto sia urgente una riforma delle politiche di supporto alla famiglia.

“In questo contesto – aggiunge Cinza Tessarolo – le aziende hanno l’opportunità e la responsabilità di diventare agenti di cambiamento. Promuovere un work-life balance sano e inclusivo non è solo una questione di competitività aziendale, ma di giustizia sociale e benessere collettivo. Le politiche aziendali devono evolversi per offrire reali soluzioni di supporto alle famiglie, garantendo che nessuno debba scegliere tra carriera e famiglia”.

Family+Happy si impegna a essere parte di questa trasformazione culturale. Offre servizi di caregiving progettati per migliorare la qualità della vita delle persone, promuovendo un equilibrio autentico tra vita professionale e privata. La missione è chiara: vogliamo diventare catalizzatori di un cambiamento sociale che consenta a tutti di perseguire le proprie aspirazioni professionali senza sacrificare quelle personali e familiari.



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