E’ il peso dell’anima di una donna leggendaria a dare forma al recente spettacolo di Angela Ricci, “La Papessa”, un’opera che emana coraggio e libertà mentre porta con sé, con ingegnoso garbo, un messaggio universale.
La figura della donna è il centro, e così in tutto il teatro di questa regista la cui capacità drammaturgica e arguzia letteraria sono capaci di metterci in guardia dal fanatismo religioso e dall’esaltazione della fede con un’eleganza rara, che ricorda i veli fluttuanti e onirici della brava Carla Di Donato.
Questa è la magia che Angela Ricci porta sempre in scena con i suoi personaggi femminili; che siano miti greci o figure storiche ammantate di leggenda, non importa: la “luce” risiede sempre nell’amore universale e nella capacità di vedere “oltre”.
A riempire di grazia e presenza scenica la Sala degli Affreschi del Palazzo Conti a Poli (un’antica rocca feudale alle porte di Roma), la Ricci ha portato con sé la compagnia degli UniVersi, formata da Annalisa Peruzzi (affascinante attrice e cantante che dà il volto alla Papessa Giovanna), da Gianluigi Catalano (un convincente Sebastian, che si è prestato anche al canto come buona parte degli interpreti), Alice Coppola e Davide Doro (i coinvolgenti cantastorie), Anastasia Mecucci (la premurosa e bella Margherita), Anna Maria De Santis (una brillante Giuditta), Simona Di Clemente (l’elegante Romilda), Carla Di Donato (ballerina e coreografa, volto dell’Anima), Luca Angeletti (raffinato musicista e cantautore).
Le canzoni e le musiche, scritte da Carmelo Caprera appositamente per La Papessa, hanno dato forza ed intensità ai momenti clou della messinscena.
Il ballo mediovale, di grande fascino, è stato curato nella coreografia da Carla Di Donato, dando ritmo e brio alla vicenda. L’anima di Giovanna, inoltre, si è rivelata un’immagine suggestiva, coronata dal dialogo/ballo con la protagonista salita al soglio pontificio.
La canzone finale, ” Brillare”, è un’opera originale a firma di Luca Angeletti, arrangiatore ed esecutore anche di tutti i brani scritti e musicati da Carmelo Caprera.
L’intervista ad Angela Ricci
Ci sono donne che hanno dato un contributo immenso, sia in ambiti sacri che profani: la Papessa Giovanna è una di queste. Un personaggio leggendario, che non sappiamo se sia esistito o meno; ciò che con certezza sappiamo, è che ci sono state donne come lei che hanno profondamente influito all’interno della Chiesa con le loro idee progressiste e di apertura (basti pensare a Ildegarda di Bingen per esempio).
Ebbene, queste donne hanno segnato una traccia, un solco nella storia, ma il più delle volte le loro vicende sono sconosciute. A me piace cercare, scoprire questi personaggi un po’ nascosti dalla storia e portarli alla luce.
Angela Ricci
Quanto c’è di storia e quanto di fantasia in questa “Papessa”?
Ho letto tantissimo sulla Papessa Giovanna, e quello che mi ha incuriosito sono state le visioni contrastanti sulla sua figura, che oscillavano tra realtà fantasia, tanto che ad un certo punto mi sono chiesta: “Ma sarà esistita realmente all’interno della Chiesa qualche donna che sia riuscita, nascondendosi, a fare quello che ha fatto lei?”
L’ambientazione e i personaggi ovviamente li ho creati lavorando di immaginazione: guardiamo alla la figura di Giuditta, la popolana che aiuterà la Papessa ad avere il bambino. Secondo la leggenda, o storia che sia, la Papessa venne lapidata in via dei Querceti a Roma assieme al nascituro, ma io ho voluto invece dare un messaggio di speranza facendo vivere la bambina.
Anche il personaggio di Sebastian è immaginario: mi sono basata sul fatto che la Papessa avesse avuto un maestro, un amante, intorno al quale io ho creato un “contesto”.
Cosa c’è che ti rappresenta in questa figura femminile che oscilla tra storia e immaginazione, e quale caratteristica ti appassiona di più in lei?
La sua figura incarna gli ideali di libertà e indipendenza, due valori a me profondamente cari. Mi affascina anche quel modo mistico del “sentire”, che rompe lo stereotipo della fede imposta. Io l’ho immaginato così il personaggio di Giovanna, con quel suo sentire “sottile” che la porta “oltre”, laddove nessuno si era mai spinto.
In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, avevi portato in scena esattamente un anno fa un magnifico spettacolo, La spina e la rosa. E quest’anno, sempre nello stesso periodo, La Papessa. C’è una sorta di fil rouge tra le due vicende?
Sì, nello specifico questo 24 novembre sono tornata in scena con VisioniDonneFuture, un altro spettacolo da me ideato e al quale sono molto affezionata. Nello stesso periodo, ho effettivamente scelto di rappresentare anche la Papessa Giovanna, perché la sua vicenda è un atto “spartano” nel senso più profondo del termine, ovvero coraggioso: quello di salire addirittura sul seggio papale! Se ci si pensa, sembra una cosa assurda…
Conoscevi da tempo il personaggio della papessa Giovanna o è una scoperta recente?
Lo conoscevo già perché avevo letto libri, e poi ho continuato ad informarmi e a studiare anche il periodo storico per poter creare un qualcosa di mio, che fosse adatto ad un testo teatrale. Lo studio e la lettura mi servono per fare dei procedimenti mentali, quindi sono fondamentali al di là delle nozioni storiche che mi lasciano.
Cosa rappresenta questo spettacolo nell’ottica della tua personale visione del Teatro?
Io credo in un teatro che faccia cultura, perché la cultura è fondamentale per la nostra apertura mentale. Non parlo di cultura in senso accademico, parlo proprio di cultura di vita: scoprire e conoscere i vari punti di vista; l’essere umano cresce attraverso queste possibilità e per me il Teatro è Cultura.
Quale sarà il prossimo appuntamento a teatro con Angela Ricci?
Il prossimo spettacolo che porterò in scena sarà una sorpresa un po’ per tutti: si tratta di “Odissea Opera Buffa”, il 18 e 19 gennaio 2025 al Teatro Tordinona a Roma. Questa volta, ho deciso di farvi ridere!