Nonostante il basso tasso di occupazione femminile, le donne italiane sono le più imprenditoriali d’Europa. Ecco chi sono, quali sfide affrontano e gli incentivi disponibili per chi vuole avviare un’attività.
Le donne italiane si trovano di fronte a un paradosso: il loro tasso di occupazione è tra i più bassi in Europa, eppure sono le più intraprendenti quando si tratta di fare impresa. A dimostrarlo sono i dati di Confartigianato Imprese, secondo cui nel 2023 oltre 1,6 milioni di donne in Italia hanno scelto la strada dell’imprenditoria, superando anche le francesi (1,4 milioni).
Una crescita significativa, ma ancora accompagnata da ostacoli culturali, burocratici e finanziari. Qual è il profilo dell’imprenditrice italiana nel 2025? Quali sono le agevolazioni disponibili per chi vuole aprire la propria attività?
Chi sono le donne che fanno impresa in Italia?
Gli ultimi dati Istat e Unioncamere tracciano un quadro chiaro dell’imprenditoria femminile in Italia. Le donne che avviano un’attività hanno in media 49 anni, sono più istruite degli uomini (il 34,5% ha una laurea) e lavorano spesso senza dipendenti (nel 64,8% dei casi).
Sul piano geografico, il Sud Italia è la culla della maggior parte delle imprese femminili, sebbene il tasso di successo delle aziende guidate da donne dopo 5 anni sia inferiore a quello maschile (67,6% contro il 73,3% degli uomini).
Abbiamo sentito Giulia D’Amato, co-fondatrice di Startup Geeks, secondo la quale questi dati devono spingere a una riflessione:
“Fare impresa in Italia non è semplice, e per una donna può essere ancora più complesso. Per questo è fondamentale avere un approccio consapevole e strategico, accedendo a percorsi di formazione e incentivi in grado di ridurre i rischi iniziali.”
Incentivi e finanziamenti per le imprenditrici italiane
Nonostante le difficoltà, il panorama italiano offre diversi strumenti di sostegno alle donne che vogliono avviare un’attività. Ecco le principali agevolazioni disponibili:
- Fondo Impresa Femminile: iniziativa del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che prevede contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per supportare la nascita e lo sviluppo di imprese femminili in settori chiave come industria, artigianato, commercio e turismo.
- ON – Nuove Imprese a Tasso Zero: agevolazione rivolta a giovani tra i 18 e i 35 anni e donne di qualsiasi età, che offre un mix di finanziamenti a tasso zero e contributi a fondo perduto per progetti fino a 3 milioni di euro.
- Fondo di Garanzia per le PMI – Sezione Speciale Pari Opportunità: istituito per facilitare l’accesso al credito delle imprese femminili, permettendo di ottenere finanziamenti senza necessità di garanzie aggiuntive.
Formazione e networking: i fattori chiave per il successo
Se gli incentivi possono ridurre le barriere economiche, la vera chiave del successo è la formazione. Dai dati di Startup Geeks, il 30% delle startup incubate ha almeno una fondatrice donna, un numero in crescita ma ancora lontano da una vera parità.
Investire nella formazione permette alle imprenditrici di acquisire competenze strategiche, migliorare l’accesso ai finanziamenti e costruire un network di supporto, fondamentale per affrontare le sfide del mercato.
“La preparazione fa la differenza tra un’idea e un’impresa di successo”, afferma D’Amato. “Sapere come gestire un business, accedere ai fondi e affrontare i rischi è ciò che può garantire la longevità di un progetto imprenditoriale.”
Un futuro con più donne alla guida delle imprese
Il percorso delle imprenditrici italiane è fatto di sfide, ma anche di grandi opportunità. La crescente attenzione verso l’imprenditoria femminile, unita a strumenti di supporto sempre più mirati, potrebbe finalmente favorire un ecosistema più inclusivo, in cui le donne non siano solo numericamente le più imprenditoriali d’Europa, ma anche le più sostenute nel loro percorso.
🚀 Con più incentivi, formazione e networking, il futuro dell’imprenditoria italiana potrebbe finalmente parlare sempre più al femminile.
La conclusione di I’M
I dati parlano chiaro: le donne italiane sono le più imprenditoriali d’Europa. Ma il vero problema non è la quantità, bensì la qualità delle opportunità. Il fatto che il 64,8% delle imprenditrici non abbia dipendenti e che il tasso di sopravvivenza delle imprese femminili sia inferiore a quello maschile indica che fare impresa per una donna in Italia è ancora un atto di resistenza più che un percorso agevolato.
Gli incentivi esistono, ma sono sufficienti? O servirebbe un cambiamento più strutturale, capace di incidere non solo sui finanziamenti ma sulle condizioni di lavoro, sugli strumenti di conciliazione vita-lavoro, sulla cultura imprenditoriale?
La verità è che avere più donne imprenditrici non basta se non si lavora per garantire loro le stesse possibilità di crescita e successo. Fino a quando il contesto resterà quello di oggi, l’imprenditoria femminile sarà più una necessità che una scelta, un modo per aggirare i limiti di un mercato che non favorisce l’occupazione femminile anziché un’opportunità vera e paritaria.
Finché il sistema non cambierà, le donne continueranno a fare impresa malgrado le difficoltà, anziché grazie a un ecosistema che le supporti realmente. E questo non è un successo, ma il sintomo di un problema ancora irrisolto.