Coronavirus, un nuovo Darwinismo per le imprese: adattarsi per sopravvivere. “Ricette” concrete per il futuro e l’ingrediente in più per trasformare la crisi in opportunità
Darwin ci ha insegnato che in natura non sempre vince il più forte, ma sempre vince chi sa adattarsi meglio all’ambiente. Quest’anno abbiamo tutti sperimentato un cambiamento sostanziale e repentino delle condizioni di mercato in cui operano le imprese. Ci sono aziende che non hanno saputo adattarsi alla nuova realtà e sono subito entrate in crisi, altre hanno potuto trarre vantaggio dalla nuova situazione, altre ancora, pur partendo da una situazione di difficoltà, hanno saputo reinventarsi imboccando nuove vie. Questo è un momento storico dove al capo azienda è richiesto più che mai di essere leader, in sostanza di essere chi indica la via e ha le doti umane, etiche e professionali per farsi seguire e per percorrerla.
Come si sono comportati i leader di successo nel governare il presente e di come si stanno organizzando per il futuro?
Ne hanno parlato, durante l’ultimo webinar “Ricette concrete per il Futuro” quarto ed ultimo del ciclo di incontri organizzato dalla Fondazione Romeo e Enrica Invernizzi, moderato da Gianantonio Bissaro Consigliere Delegato, Fondazione Romeo e Enrica Invernizzi ed i nostri relatori: Carlo Cracco, Chef, Ristorante Cracco, Tatiana Rizzante, Amministratore Delegato, Reply, Barbara Sambuco, General Manager, Catalent Anagni e Pietro Santoro, Amministratore Delegato e Direttore Generale, SAFIM.
Nella situazione che stiamo vivendo le aziende si sono trovate a vivere momenti di enormi difficoltà e il gioco di squadra ha sicuramente fatto differenza. Ma, quanto è importante l’ engagement?
“Io direi che è fondamentale – sostiene Barbara Sambuco – Il coinvolgimento delle persone è la leva per qualsiasi cosa, il senso di squadra, lavorare in gruppo per un obiettivo comune e se questo obiettivo comune ha una valenza come quella della produzione di un vaccino per una pandemia o la possibilità di curare malattie come il cancro sicuramente il senso di appartenenza si sviluppa ancora di più e questo spinge moltissimo la squadra verso l’obiettivo. Diciamo in quest’ottica che i livelli di assenteismo praticamente trascurabili che abbiamo avuto nel periodo del lockdown sono dovuti a un forte senso del dovere che le persone hanno manifestato anche in virtù di quello che erano chiamate a fare. Tutti i lavori hanno un aspetto valoriale importante declinato in maniera diversa a seconda dei momenti sicuramente avere l’opportunità di lavorare in un ambiente come quello sanitario, quindi produzione di farmaci ci permette di poterci appoggiare su qualcosa che da sè comunica un forte senso del dovere e attaccamento”.
L’approccio al lavoro sta cambiando, così come spiega Tatiana Rizzante: “Tutti ci stiamo abituando di più a utilizzare il video e alcuni strumenti di collaborazione ma direi che non abbiamo fatto già una rivoluzione, la stiamo iniziando. L’utilizzo di internet ultimamente ha avuto un salto, anche i più ricalcitranti usano questi strumenti quotidianamente ma utilizzare il video non significa sfruttare quelli che sono i nuovi mezzi di comunicazione nè significa aver adattato i modelli e i modi di operare. Ci siamo spostati velocemente a lavorare da remoto e all’inizio quasi senza impatto anzi il leitmotiv era siamo più produttivi, in realtà stiamo solo adesso iniziando a capire quali sono gli effetti e dove dobbiamo cambiare il modo di operare perchè cambia veramente il rapporto, siamo abituati ad aver processi punti di controllo fatti sul fisico, cambia la qualità quando gli stessi comportamenti vengono trasformati, banalmente trasferiti in video quindi abbiamo cambiato l’assetto ma siamo appena all’inizio di cambiare i nostri modelli e questo si ripercuote sul modo di lavorare interno delle aziende ma tocca anche la vendita, abbiamo visto in questi ultimi mesi che le aziende hanno visto cosa significa l’incremento dell’utilizzo della comunicazione digitale non solo una spinta pesante sull e-commerce ma sta cambiando anche il modo di fare e-commerce.
Altro elemento diventato chiarissimo è il ruolo chiave delle infrastrutture, lavoro incredibile fatto dagli operatori delle telecomunicazioni a mio avviso e si è visto il frutto del lavoro di questo settore negli ultimi anni, infrastrutture e cloud che sono i due elementi portanti stanno ridiventando centrali e strategici, accelerando trasformazioni che erano già in atto, mi riferisco al cloud computing e al 5G. E’ come cambiare le fondamenta di casa mentre la si abita ma tutte le aziende stanno lavorando in questa direzione ed è una sfida da vincere a tutti i costri perchè possiamo davvero cambiare l’intero sistema economico del Paese”.
Di ricette ne sa qualcosa il famoso Chef, Carlo Cracco con il settore della ristorazione sicuramente tra quelli che più hanno subito e continueranno a subire gli effetti della pandemia.
Come reinventarsi?
“Non è una domanda semplicissima, soprattutto alla vigilia di un nuovo mini lockdown fa ancora più effetto. Pensavo che la parte più difficile fosse alle spalle invece credo ci stiamo ripiombando e questo mi fa venire in mente scenari difficili però noi in cucina siamo abituati a dover risolvere tante problematiche. La prima cosa che ci è venuta in mente è stata quella di dare un segnale, che vuol dire cercare di esserci, di rendersi comunque disponibili, utili a superare uno dei momenti più critici per il nostro Paese. Noi grazie a Cracco express, il servizio di consegna a domicilio, abbiamo avuto la possibilità di restare in contatto con il nostro cliente. Non potevano venire loro da noi? Siamo andati noi da loro. Io credo che la cosa fondamentale in questo momento sia la lucidità, un pizzico di coraggio e soprattutto il fatto di rendersi disponibili e mettersi disposizione degli altri, la cosa più gratificante è quella di poter contribuire in qualche maniera a risollevare, ad alleviare la sofferenza o il disagio degli altri, facendo ciascuno la propria parte. Dobbiamo essere parte attiva e soprattutto cercare di intervenire il più possibile in modo da poter anche modificare il corso delle cose, la chiusura è sempre un brutto termine invece l’Articolo 1 della Costituzione dice che la Repubblica è fondata sul lavoro, il lavoro è importante quanto la salute, bisogna avere la stessa tutela della salute e del lavoro. Servono entrambi, non dobbiamo dimenticarlo”, conclude Carlo Cracco.