di Chiara Narracci – Sociologa –
Il “WORLD HAPPINESS REPORT” è una classifica dei Paesi più felici del pianeta. Questa viene stilata ogni anno dalle Nazioni Unite ed è oggetto di studi sociologici, finalizzati a mettere in evidenza come un popolo riesca a essere più in armonia non solo tra i suoi membri ma anche con la natura che lo circonda.
Dinamiche di felicità
Che siano i Danesi, con la loro filosofia di vita definita “Higge” (stare insieme alle persone care in un’atmosfera intima, serena ed accogliente) o i Giapponesi con la loro “Ikigai” (un buon motivo per alzarsi la mattina); i popoli ai vertici di queste classifiche hanno creato delle dinamiche relazionali, più rispettose dell’individualità.
Hanno pertanto messo in scena dei miti (cioè il significato che ogni cultura attribuisce alle cose e alle relazioni), più autentici, più liberi e responsabilizzanti, che si ripetono ormai da generazioni.
Sembra un paradosso ma non lo è
Quando un bambino cresce sentendosi rispettato per la propria unicità, si sentirà da adulto più libero e sereno, farà pertanto scelte più responsabili rispetto alla propria serenità e ciò si rifletterà nelle relazioni e nel modo in cui crescerà i propri figli.
I miti, siano essi etici, religiosi, sociali o familiari, condizionano inevitabilmente la percezione che si ha di sé, dell’altro e della natura, modificarli in una direzione di maggior considerazione personale richiede uno sforzo di lucidità e consapevolezza individuale che contrasta con gli automatismi e con la superficialità con la quale ci si muove nel mondo.
I miti creano le credenze, i pregiudizi e le regole che fondano le aspettative sociali, familiari e individuali rispetto alle quali ci sentiamo in dovere di sacrificarci, rinnegando i nostri desideri e le nostre vocazioni.
Si può però intraprendere un percorso di autoconoscenza in cui ci si interroga sull’aspetto sano dei miti, il cui obiettivo è il volersi bene, cioè rispettare se stessi e non le aspettative.
La maggior coerenza fra ciò che siamo e ciò che facciamo che ne consegue è la chiave per avere un buon motivo per alzarsi al mattino. Il darsi il permesso di mettere in discussione i miti e le conseguenti aspettative ci apre alla possibilità di crescere sempre e di restare curiosi; chiave per avere una vita interessante.
Ciò che sottolineo spesso nei miei video, siano essi rivolti alla coppia o alla genitorialità, è l’importanza di rispettare le reciproche peculiarità imparando a prenderci maggiormente in considerazione a livello personale, chiedendoci spesso e volentieri:
“è buono per me?”
E’ buono per me?
Credo sia una domanda fondamentale che consente di conoscerci nel presente, al di là dell’idea che abbiamo costruito di noi stessi e degli automatismi che ne conseguono, è una domanda che ci apre ad altre possibilità relazionali, perché prende in considerazione l’obiettivo che si vuole raggiungere e la scelta del comportamento più idoneo a raggiungerlo.
Ciò che più spesso scoraggia il cambiamento, è la percezione della fatica legata al dover imparare a osservarci, ascoltarci, fermarci e scegliere nuovi modi di rapportarsi rispetto a quelli che ci vengono istintivi.
Questa piccola domanda ridimensiona le nostre paure e le resistenze che portano con sé.