Non bisogna aver paura del cambiamento, perché il cambiamento non è mai doloroso, solo la resistenza al cambiamento lo è.
Il nuovo DPCM cambia di nuovo paradigma del mondo del lavoro, specialmente se riferito ad alcune categorie che da oggi cominceranno una nuova battaglia di resistenza, quella vera. Con attività che avranno l’obbligo di chiudere alle 18, parliamo di ristorazione e di bar, sarà molto difficile per questa tipologia di commercianti poter arrivare indenni alla fine di novembre. Molti neanche apriranno mentre altri faranno una fatica disumana per evitare il fallimento.
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Stesso discorso vale per altre attività di servizio come palestre, centri sportivi, piscine e sport in generale. Un comparto che vede milioni di operatori che da oggi inizieranno una vera e propria campagna di resilienza per non soccombere. E come non dimenticare anche i settori legati all’entertainment e al mondo dello spettacolo, del teatro, del cinema, ma anche le tanto discusse discoteche che muovono centinaia di milioni di fatturato e che danno lavoro a molte maestranze, alcune anche decisamente qualificate, impiegate in questo settore.
Sono state annunciate misure straordinarie, da parte del governo, per poter porre in essere aiuti concreti a queste categorie che vivranno un disagio enorme. Aiuti che arriveranno, come già successo nella scorsa primavera, ma probabilmente questa volta non in tempo. Alcune di queste attività erano infatti già molto provate dal lock-down di marzo, molte si erano o avevano iniziato a rialzarsi dopo la batosta di primavera, ma altre erano veramente allo stremo, da un punto di vista psicologico ma soprattutto economico; altre avevano già chiuso e non riapriranno mai.
Da otto mesi il paese è in forte sofferenza. Le condizioni di vita di milioni di italiani sono fortemente peggiorate. Migliaia di persone hanno perso il loro posto di lavoro. Secondo la Caritas i nuovi poveri sono passati dal 31 al 45 per cento nel 2020.
In questo momento dovrà subentrare un sentimento molto caro agli italiani, l’amor proprio. Bisognerà organizzarsi per aiutare concretamente, ognuno per quanto possibile, queste categorie che stanno vivendo un disagio sociale ma soprattutto economico. Questo ragionamento non vale ovviamente per tutti. Ci sono differenze oggettive tra quelli che possono essere definiti gli “alto- spendenti” e quindi vivono un agio obbiettivo con quelli che lo sono meno, ma in entrambi i casi si dovrà partecipare attivamente per fare in modo che il sistema non sprofondi, per sempre.
Bisognerà essere solidali con chi ha continuato a lavorare nonostante tutto, con chi non ha mai smesso di produrre per noi, e con chi non ha mai chiuso bottega.
Già a marzo 2020, nella drammatica emergenza vissuta abbiamo riscoperto la solidarietà. Spesso quella reale e non virtuale, ed anche per questo che la pandemia verrà ricordata non solo per la spirale di disperazione e morte che ci ha lasciato (e che ci lascerà, purtroppo) ma “anche” per un lascito morale che, tra le tante cose, ci ha fatto capire la reale importanza di agire collettivamente, in soccorso di chi ha più bisogno.
Per non creare nuove categorie di “invisibili” bisognerà quindi, darsi da fare. Magari recandosi in un ristorante con la stessa frequenza di prima andandoci a pranzo, vista che a cena non si potrà, oppure Organizzandosi con i meeting di lavoro o di famiglia. Il tutto ovviamente rispettando le norme di sicurezza e di distanziamento richieste. Anche perché i locali italiani sono tra i più sicuri e puliti al mondo, grazie a norme e regole che erano rigorose prima e da ieri lo saranno ancora di più. Stesso discorso vale per l’aperitivo, ormai un “dogma” del preserale italico. Pensate solo per un attimo di tornare a qualche anno fa, quando lo stesso aperitivo era tradizionalmente fissato prima di pranzo!
Sempre per il settore legato al food sarebbe intelligente scegliere il “made in Italy” sostenendo i produttori locali, facendo una spesa finalmente oculata, non sprecando, capendo che anche piccolo è bello, puntando tutto sulla qualità, sia per il cibo che per il vino che per le altre materie prime.
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Per quanto riguarda il delivery non dimentichiamoci mai degli “invisibili” che portano il cibo nelle nostre case. Lavoratori sotto-pagati e spesso non sono regolarizzati dai loro datori di lavoro. In questo caso la via più breve per gratificare il lavoro di questa sotto-categoria, ultra-penalizzata, ma indispensabile per tutti noi in questa fase storica, sarebbe di dargli una mancia sostanziosa, oltre che un sorriso.
Discorso simile potrebbe essere affrontato per gli altri settori, per esempio le palestre, le piscine ed i centri sportivi. Inutile richiedere il rimborso per questi giorni nei quali non si potrà svolgere attività. Il metodo corretto sarebbe quello di rinnovare l’abbonamento annuale se scaduto, o farlo ex-novo. Sarà una vera e propria iniezione di fiducia per questa tipologia di imprenditori che hanno già investito, dopo la primavera scorsa, per adeguarsi alle rigorose e rigide norme sanitarie.
Nel caso degli occupati relativi al mondo dell’entertainment il discorso è diverso. Qui la solidarietà sul breve servirebbe a poco. Basterebbe una visione collettiva per ricordarci di questi lavoratori, quando la fase critica della pandemia, verrà meno. Intanto le istituzioni potrebbero ricollocare alcuni di questi professionisti (per esempio gli impegnati nel mondo della sicurezza) per attività civiche indispensabili in questo momento di grande emergenza.
L’abbiamo specificato prima, ognuno potrà e dovrà partecipare attivamente e socialmente per attuare tutte queste modalità legate alla solidarietà, in maniera equa e secondo le proprie disponibilità. Un mutuo soccorso sociale, basato sulla proprio reddito personale, o semplicemente sulle risorse momentanee, magari cambiando di poco quelle abitudini che spesso ci hanno accompagnato nei tempi recenti.
In attesa che il governo, con l’aiuto dell’Europa, sia in grado (speriamo) di rispondere alle urgenze di milioni di persone e in tempi brevi, altrimenti gli “invisibili” aumenteranno e non ci sarà modo di ritornare indietro