Permettetemi di presentarvi Belinda Malfetti, ex donna in carriera e oggi fiera casalinga, moglie e madre di tre figli. Belinda ha creato un blog, The Happy Housewife, nel quale racconta la sua nuova e felice vita da tradwife, dedita alla casa, all’educazione dei figli e alle buone maniere, ma anche all’home staging, alla cura del proprio aspetto, alla continua crescita personale e all’etiquette.
Essere una casalinga perfetta, la cosiddetta perfetta “padrona di casa” non è certo una priorità per le donne di oggi. Non ti sembra una scelta anacronistica, dopo tanti anni di carriera?
“Affatto: oggi io sono davvero serena per la prima volta nella mia vita! Per questo ho creato il mio blog, perché sono determinata a rendere questo stile di vita un’opzione possibile, della quale non vergognarsi, una scelta per tutte le donne che desiderano restare a casa. Il valore di un aspetto signorile, di un modo elegante di essere, il desiderio di essere una buona casalinga non dovrebbero essere motivo di vergogna! Dobbiamo smetterla di lasciare che la cultura moderna ci imponga ciò che è accettabile, e cominciare a decidere davvero ciò che è meglio per noi. Ci sono troppe “chiacchiere” sull’argomento: non è una scelta femminista, è anacronistica, cosa insegni a tua figlia… La realtà è che secondo me non c’è abbastanza attenzione ad un quadro più ampio.”
Io ho fatto questa scelta in primis per me ma anche per insegnare qualcosa di diverso ai miei figli. Ad esempio, per alcuni ragazzi, i loro coetanei, le celebrità e gli influencer sono l’unico esempio di vita. La realtà è che, fin da quando sono piccoli, noi, come madri e mogli, siamo le vere influencer e dovremmo fare con loro e per loro il miglior lavoro possibile. Noi siamo quelle che danno forma alla prossima generazione dal momento stesso della nascita. Dovremmo farlo con gli occhi ben aperti e con una visione in mente, non con il timore di essere giudicate perché casalinghe.
In che modo la tua iniziale carriera da madre lavoratrice ha influenzato la tua decisione di diventare una casalinga tradizionale?
“Non è che l’abbia realmente influenzata, l’ha solo confermata. Ci sono molte donne che hanno una passione per la loro carriera e sentono di essere nate per farlo, ed è giusto così.. Io ho scoperto negli anni di sentirmi così riguardo all’essere una casalinga – sono nata per farlo, ma purtroppo sono cresciuta in una generazione che mi ha fatto sentire che sarebbe stata una scelta “sbagliata”, che avrei dato un cattivo esempio ai miei figli, che sarei stata inadeguata o sottomessa al potere economico di un marito.
Sono cresciuta pensando di avere tante altre scelte e possibilità, tranne questa, perché ho spesso percepito che seguire il mio sogno specifico non era “socialmente accettabile”. Ho vissuto in prima persona le ansie e le pressioni del lavoro fuori casa e il dover poi recuperare il ritardo con le faccende domestiche nei fine settimana. Ho provato la tristezza per la mancanza della mia presenza come madre in casa. Poi, crescendo e acquisendo maggiore consapevolezza in me, e soprattutto grazie al lockdown che ha interrotto del tutto la mia carriera da freelance e mi ha regalato l’esperienza del restare a casa, ho capito che per me, come per molte altre donne, essere una casalinga è l’esperienza migliore che mi potesse capitare!”
Nel tuo blog racconti l’orgoglio di essere “solo” una casalinga, dell’uguaglianza all’interno del matrimonio e della libertà di scegliere uno stile di vita tradizionale. Puoi dirci che significa?
È un po’ triste, vero, il termine “solo”? Ho sentito tante mogli e madri casalinghe che lo usano mestamente quando viene chiesto loro cosa fanno per vivere. “Solo” è un termine errato, e io lo uso spesso in modo ironico per evidenziare quanto sia sbagliata e denigratoria la visione della donna che sta a casa! Hai mai sentito qualcuno dire: “sono solo un dottore” o “solo un insegnante”? Essere “solo una casalinga” vuol dire lavorare con turni di 24 ore con pochissime pause, dovendo gestire pianificazioni folli e budget limitati, con poca o nessuna paga. Quello che è davvero anacronistico, oggi, è essere definita “solo” una casalinga!
Soprattutto visto che la condizione di ammortizzatore sociale, con un welfare statale che la crisi economica e la pandemia hanno messo praticamente ko, è totalmente connaturata nel nostro ruolo, proprio in questo momento storico in cui le madri sono state costrette a diventare insegnanti, psicologhe, infermiere, è così triste come il valore della casalinga non sia capito e riconosciuto!
Sicuramente per permettersi di vivere uno stile di vita tradizionale, la dinamica coniugale deve basarsi sulla consapevolezza del coniuge del valore che il lavoro di una casalinga porta nella vita familiare. Il mio ruolo e quello di mio marito sono chiaramente definiti, i nostri sforzi si concentrano verso lo stesso obiettivo, il benessere della famiglia, e ciò avviene allo stesso modo, anche se in modalità diverse.
Così io posso fare quello che amo, piuttosto che quello che mi è sempre sembrato così estraneo al mio modo di essere, lavorando fuori casa.
Credi che ci sia un numero sempre crescente di donne che desiderano tornare ad essere una casalinga tradizionale, ma sentono la pressione di un ruolo non sempre socialmente accettato?
Si assolutamente! E io sono qui con thehappyhousewife.blog proprio per dire che invece è assolutamente meraviglioso desiderare un ruolo predominante in casa e nel matrimonio! Crescere i propri figli in un ambiente tradizionale, sano, stabile e privo di stress in cui i bisogni di tutti sono soddisfatti e la famiglia è veramente unita, non è nulla di cui vergognarsi.
Ci siamo impegnati tutti molto, e giustamente direi, per rendere la società più accettabile per coloro che non si identificano con i ruoli di genere tradizionali e per le donne che vogliono andare a lavorare, ma nel frattempo in qualche modo abbiamo tolto la vera possibilità di scegliere. Nessuno dovrebbe dirti come vivere la tua vita, o farti sentire a disagio per questo, soprattutto se è qualcosa che ti fa sentire felice e rafforza la casa e la tua famiglia. L’importante è parlarne con il proprio coniuge, perché se la scelta non è condivisa non funzionerà!
FOTO: Chiara Serracchiani