In Europa scoppia la guerra degli sci: impianti aperti in Svizzera e in Francia stando alle parole di Macron, ma Conte con l’appoggio della Germania sente la von der Leyen per chiudere le piste in tutta l’Unione scatenando l’ira dell’Austria.
Nonostante le pressioni delle Regioni del Nord, la volontà di Giuseppe Conte è quella di tenere gli impianti sciistici chiusi in Italia per non evitare di “ripetere l’errore di Ferragosto, non possiamo permettercelo”.
Immancabile l’intervento di Matteo Salvini che a sua volta si è pronunciato sulle piste da sci su Twitter, cavalcando anche lui l’hashtag tra i più diffusi di ieri: #pistedasci. Sembra voler ripetere la storia delle discoteche di questa estate: apertura a tutti i costi ma che poi si sono rivelate foriere di contagi a causa di assembramenti e movida. Ora la versione invernale con al centro una rinnovata polemica sulle piste da sci. Alberto Tomba dalla sua ha detto che sciare è “uno sport individuale“. Meno individuali sono le file ai tornelli per prendere le seggiovie, anch’esse poco individuali, come gli assembramenti che si creano nelle baite. Come si possono limitare? Mentre fioccano le proposte dalle regioni del nord Italia, ad esempio è di ieri la proposta che prevede skipass limitati per evitare assembramenti, il popolo social come sempre si divide in due fazioni: chi vuole riaprire perché le settimane bianche portano un quantitativo di denaro a cui non si può rinunciare e chi invece preferirebbe ci fosse un atteggiamento prudente, considerati le 853 nuove vittime legate al Covid delle scorse 24 ore.
Quella irrefrenabile voglia di settimana bianca nel pieno di una pandemia. Così recita un simpatico meme che sta girando nelle ultime ore sui social. Chi si ricorda di “quella irrefrenabile voglia di andare a far footing” durante il lockdown primaverile? Fatto sta che la questione dello sci è diventata ormai un affare che va oltre i nostri confini e che riguarda l’Europa e alcuni suoi equilibri. L’Italia e la Germania sperano in una decisione di Bruxelles per dettare una linea comune.
La speranza del governo è quella di una decisione collegiale da parte dell’Unione Europea, argomento questo che è stato toccato anche nel corso di una telefonata del premier con Ursula von der Leyen.
Lo scorso inverno, in piena stagione sciistica, il coronavirus divampò in Europa e uno dei maggiori cluster fu quello della rinomata località sciistica austriaca di Ischgl, con le autorità locali che decisero di non fermare la stagione nonostante centinaia di casi riscontrati infettando così mezza Europa. L’esperienza insegna che si potrebbe ripetere la stessa situazione, con la Svizzera protagonista che, non facendo parte dell’Unione Europa e, può decidere di lasciare aperti i suoi impianti e accogliere gli italiani vogliosi di neve e discese. Nonostante l’esperienza passata l’Austria ancora oggi mette il ritorno economico della stagione invernale al primo posto nelle sue priorità e sta spingendo molto per aprire gli impianti, e promette di ridurre i propri contributi al bilancio comunitario se l’Europa dovesse decidere per una serrata in tutta l’Unione, a meno di non ricevere importanti ristori.
E la Francia che dice? La posizione di Emmanuel Macron oggi rimane ambigua: nei giorni scorsi aveva annunciato che da dicembre in Francia si sarebbe potuto sciare, ma al momento l’Eliseo ha bloccato ogni decisione ufficiale in attesa di capire le decisioni di Bruxelles.
Non consentire la stagione sciistica, economicamente parlando, sarebbe un duro colpo per tutte le località turistiche alpine. Non è un caso che le Regioni siano in forte pressing su Conte che vorrebbe però lasciare la patata bollente nelle mani di Ursula von der Leyen. L’Oms ha sottolineato che l’Europa in estate ha perso una chance per prepararsi in maniera collegiale alla seconda ondata, ma senza adeguati ristori il sentore è che a Bruxelles possa scoppiare una nuova guerra che, viste le difficoltà con il Recovery Fund, potrebbe gettare nel caos l’Unione proprio in piena pandemia.