Tim Berners-Lee: il futuro del web è sotto minaccia

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Archiviare le informazioni personali separatamente e condividere con i servizi solo ciò che è necessario e solo quando si accede. Questa è l’idea di Inrupt, una startup che ha sviluppato una nuova piattaforma enterprise per la gestione dei dati personali da mettere al servizio di aziende, governi, ospedali e altre organizzazioni.

Dietro Inrupt c’è un nome decisamente importante, Tim Berners-Lee, l’inventore del world wide web, che ha co-fondato tre anni fa l’azienda con l’amministratore delegato John Bruce.

Il 6 agosto 1991, l’informatico inglese pubblicò il primo sito web, contribuendo a inventare il World Wide Web. 30 anni sono passati e Tim oggi avverte il mondo che il sogno originale che lo ha generato è sotto minaccia.

Era il 12 marzo 1989 quando Tim Berners-Lee presentò al proprio supervisore e ai suoi colleghi del CERN, un documento in cui suggeriva un modo per condividere i dati attraverso le reti, dal titolo “Gestione delle informazioni: una proposta”. L’umile titolo smentisce l’importanza di ciò che era contenuto all’interno, che includeva uno schizzo completo per il sistema informativo in rete che sarebbe diventato l’Internet che conosciamo oggi. Nel documento l’intenzione del suo creatore per il web era chiara: “Diverse migliaia di persone, molte delle quali molto creative, tutte che lavorano per obiettivi comuni”.

Tuttavia, realizzare quel progetto ha richiesto del tempo. Ci sarebbe voluto un anno e mezzo per proporre il nome “WorldWideWeb” e ci vollero molti mesi prima che una versione pubblica del web venisse alla luce. Anche allora, non assomigliava per niente alle pagine grafiche rudimentali che associamo con il primo Internet, per non parlare del sistema enorme e complesso che permette oggi di accedere a una pagina come quella che stai leggendo ora.

Quel web moderno ha portato con sé una serie di tecnologie che sarebbero sembrate impossibili e inimmaginabili al momento in cui il web stesso è stato proposto per la prima volta: streaming istantaneo di film, connessioni Internet nei frigoriferi che sono in grado di ordinare la spesa al tuo posto e, sempre tramite il web, fartela recapitare a casa. Ma ha anche portato con sé minacce, alcune delle quali potrebbero corrompere il tessuto stesso del web.

“Speravo che a 30 anni dalla sua creazione, avremmo usato la Rete con lo scopo principale di servire l’umanità. Le comunità vengono fatte a pezzi mentre circolano pregiudizio, odio e disinformazione. I truffatori usano la Rete per rubare identità altrui, gli stalker per molestare e intimidire le loro vittime e i malintenzionati sovvertono la democrazia usando tattiche digitali intelligenti. Siamo a un punto di non ritorno. Il modo in cui rispondiamo a questo abuso determinerà se il Web è all’altezza del suo potenziale come forza globale per il bene o ci porterà in una distopia digitale“, ha scritto recentemente Tim sul New York Times.

Nel 2017, quando il web ha compiuto 28 anni, Sir Tim ha presentato quelle che vedeva come le tre sfide che lo minacciavano. Il primo avvertimento: “abbiamo perso il controllo dei nostri dati personali“. L’informatico ha osservato che molti siti Web funzionano su un modello di business che consente agli utenti di avere contenuti gratuiti in cambio dei propri dati personali, il che consente loro di raccogliere grandi quantità di informazioni personali, cosa che contribuisce a rendere Internet un luogo pericoloso per mantenere qualsiasi tipo di privacy e aperto ad atti volutamente malevoli, come gli attacchi di hacker e perfino l’hacking sponsorizzato dallo stato, comportamenti criminali di vario genere (alla base dei quali i malware, ovvero software utilizzati per disturbare le azioni di un computer, rubare dati sensibili oppure ottenere accesso a sistemi privati), fino ad arrivare alle molestie online.

Da quando Sir Tim ha scritto quel messaggio, il mondo è stato scosso dallo scandalo Cambridge Analytica, azienda che nel 2018 raccolse i dati personali di milioni di account Facebook senza il loro consenso per usarli a scopi di propaganda politica, e da tutta una serie di altre rivelazioni sulla quantità di dati privati raccolti e su come vengono utilizzati.

Il secondo avvertimento: “è troppo facile per la disinformazione diffondersi sul web“. Oggi siamo circondati dalle cosiddette fake-news, notizie false che vengono divulgate con il solo scopo di creare disinformazione. Tim ha notato anche che “la maggior parte delle persone trova notizie e informazioni sul Web solo attraverso una manciata di siti di social media e motori di ricerca“, e ha descritto come i siti web che diffondono “bufale” possono farlo in modo relativamente semplice e che il sistema può essere manipolato per lasciare che si diffondano ancora più rapidamente.

Il terzo avvertimento:la pubblicità politica online richiede trasparenza“. Un tipo di pubblicità, questa, che è diventata incredibilmente sofisticata, ha osservato, e se combinata con la grande quantità di dati che aziende come Facebook stanno monitorando, può rendere molto facile manipolare le persone che la vedono. Lo scandalo sulla pubblicità politica in eventi come le elezioni USA del 2016 e il voto sulla Brexit è ancora fresco nella memoria.

“Continuo a impegnarmi per assicurarmi che il Web sia uno spazio libero, aperto e creativo per tutti”

Colmando il divario digitale e aiutando le persone a connettersi online, limitando il controllo del Web in mano a un piccolo numero di aziende molto grandi, rendendo più diversificata la discussione sul futuro del Web, queste minacce, secondo Tim, potrebbero essere evitate.

Con Inrupt Tim Berners-Lee propone di raccogliere i dati in quelli che chiama “PODS” (Personal Online Data Store) a cui è possibile accedere utilizzando una tecnologia di archiviazione dati open source chiamata Solid. Una modalità che rende possibile, ad esempio, memorizzare i dati relativi al proprio stato di salute e condividerli solo quando l’app Solid del nostro Servizio Sanitario ne ha richiesto l’accesso.

La differenza tra questa e le app web o mobile più convenzionali è che spetta all’utente avere la possibilità di accedere alle informazioni e che il proprietario dell’applicazione deve chiedere un’autorizzazione che può essere concessa dall’utente esplicitamente e a determinate condizioni. Oggi l’Enterprise Solid Server, l’infrastruttura che supporta il servizio, è a disposizione di chiunque fosse interessato ad utilizzarla. Ovviamente per Solid e Inrupt la sfida principale è proprio questa: trovare l’interesse della massa, di aziende e altre organizzazioni e rendere internet un luogo di condivisione sempre più sicuro. Di ostacoli ne rimangono molti, tra i quali il primo è portare gli utenti ai vari livelli ad utilizzare un sistema nuovo.

Il papà del world wide web immagina il futuro della rete: libera e aperta, che rispetti i dati degli utenti e li tuteli dai pericoli online. “È il momento di celebrare quanto lontano siamo arrivati, ma anche un’opportunità per riflettere su quanto lontano dobbiamo ancora andare” scriveva Sir Tim in una lettera per celebrare i 30 anni del web. “Oggi la metà del mondo è online. È più che mai urgente assicurare che l’altra metà non sia lasciata indietro e che ognuno di noi contribuisca a una rete che promuova uguaglianza, opportunità e creatività”.

Paul Fasciano, Direttore di InsideMagazine e del Gruppo Editoriale Inside, è un mental coach prestato al mondo della comunicazione digitale. Con un background accademico in sociologia e una formazione in PNL, mindfulness e neuroscienze, ha dedicato oltre tre decenni allo studio delle dinamiche sociali odierne. E' autore di varie pubblicazioni incentrate sulla crescita personale nel complesso contesto contemporaneo. La sua missione è fornire ai professionisti le informazioni più aggiornate e rilevanti, migliorando la loro comunicazione e potenziando il loro mindset con strategie efficaci e mirate.

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