di Ileana Barone –
Parigi, 1818, il litografo Francois Bulla fonda a Rue Saint Jacques la litografia R. Bulla. Si trasferisce a Roma nel 1840 nella sede storica di via del Vantaggio, poco lontano da Piazza del Popolo, in un palazzo del VIII secolo, dove ancora risiede.
La litografia, ereditata dai fratelli Romolo e Rosalba Bulla, aiutati da Flaminia e Beatrice, ha visto l’avvicendarsi di collaborazioni autorevoli con artisti molto importanti, quali: Toti Scialoja, Dennis Hopper, Georg Baselitz, Carla Accardi, Robert Barry, Jim Dine, per citarne alcuni.
L’Istituto della Grafica di Roma nel 2018, ha dedicato una mostra alla storia bicentenaria della Litografia Bulla, mostrando nelle sale di Palazzo Poli, il ricco percorso che va dall’ottocento, con gli inizi a Parigi, fino alla seconda metà del XX secolo, portato avanti da Roberto Bulla dagli anni ’40 in poi. È stato ricordato il legame con gli artisti operanti a Roma in quegli anni, come Giacomo Manzù, Giuseppe Capogrossi, Piero Dorazio, Massimo Campigli e CY Twombly, arrivando agli anni più recenti. La Treccani ha creato un catalogo che documenta tutta la storia artigianale della litografia.
L’ultimo progetto della Litografia ha un doppio sguardo: uno sulla tradizione familiare, l’altro al futuro. Flaminia e Beatrice, raccogliendo le idee di Romolo e Rosalba, stampano gli artisti della loro generazione, collaborando nella produzione di oggetti indipendenti che saranno mostrati al pubblico attraverso una vetrina che dà su strada.
La prima tappa è “Qualquadra non cosa” che dal 13 dicembre al 6 gennaio 2021 accosta gli artisti Guglielmo Maggini e Delfina Scarpa in un dialogo tra scultura e pittura che trova la sua sintesi nella dimensione della grafica.