di Giacomo Torresi –
Il progetto del Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è estremamente ambizioso e mira a portare l’Europa al centro del mondo. Complice anche la consapevolezza di essere tecnologicamente indietro rispetto a Cina e Stati Uniti, l’Unione Europea con le nuove regole in definizione si prepara a regolamentare l’ecosistema digitale con un pugno duro, in particolare contro gli stranieri che entrano nel mercato europeo. Al centro del processo decisionale la direttrice generale dell’antitrust Margrethe Vestager e il commissario per il mercato interno Thierry Breton.
Il cambio di marcia si è manifestato con una varietà di iniziative legislative. Il 15 dicembre sono state presentate le proposte in materia di regolamentazione dei servizi digitali (Digital Services Act, DSA) e del mercato digitale (Digital Markets Act, DMA), che si aggiungono alle regole per la gestione dei dati (Data Governance Act, DGA).
Il complesso degli atti legislativi dovrà ovviamente passare numerose fasi per una finalizzazione, ma le proposte sono estremamente indicative della direzione presa dall’Europa.
La prima evidenza riguarda il processo formativo, che già normalmente non è del tutto trasparente, in quanto spesso si realizza tramite meeting con gli stakeholders, ma nel caso specifico, causa Covid19, si è svolto in riunione virtuali via chat.
Secondo il Corporate Europe Observatory, si sono svolte quasi 160 riunioni di lobby, e il maggior numero di incontri è stato ottenuto da Google, Microsoft e Facebook. Le grandi aziende Tech si sono presentate, stavolta, divise, in quanto i nuovi piani antitrust preparati dall’Europa hanno alimentato contrasti tra loro. L’iniziale preoccupazione delle aziende Tech per le regole del DSA, quindi, si è focalizzata sul DMA, una rivisitazione delle regole antitrust e degli obblighi per i gatekeeper tecnologici. Il DMA è diventato il centro dello scontro lobbistico, con le piattaforme divise e i potenti gruppi editoriali compatti a scagliarsi contro di esse. Il processo di formazione delle norme svolto prevalentemente su Zoom, ha reso molto difficile per le associazioni dei diritti civili inserirsi nelle discussioni rilevanti, tra i capi delle grandi aziende e dei gruppi editoriali.
La normativa proposta è complessa, ma è significativo che a maggio 2020 l’europarlamentare Tiemo Wölken abbia dichiarato che “occorre garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini anche online così come offline, e quindi che i contenuti non debbano essere eliminati arbitrariamente, soprattutto non a discrezione delle imprese private“.
Le idee sul tavolo toccano numerosi argomenti:
- Un regolamento sui diritti contrattuali in riferimento alla gestione dei contenuti online, che fissa i principi per la moderazione degli stessi (un sistema di notice and take down)
- L’istituzione di un’Agenzia europea per la gestione dei contenuti e per gli algoritmi di moderazione utilizzati dalle piattaforme
- Un meccanismo di risoluzione delle controversie indipendente e improntato al pieno rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini
- La trasparenza sulla gestione dei contenuti da parte delle imprese private, con relazioni da inviare all’Agenzia e pubblicazione di report delle rimozioni in modo che siano accessibili al pubblico
Entrando nello specifico delle 3 macro aree:
Digital Services Act (DSA)
Il primo regolamento è il DSA che mira a disciplinare come le piattaforme (es. Facebook, Google) influenzano gli utenti e regolano il dibattito sui loro servizi, in particolare verificando l’impatto sui diritti dei cittadini.
In proposito la Commissione europea il 2 giugno 2020 ha lanciato una consultazione, che poi è servita anche per le altre regolamentazioni, incentrata su 6 argomenti principali:
- Mercato unico
- Sicurezza degli utenti in rete
- Regime di responsabilità degli operatori online
- La condizione di gatekeeper delle piattaforme del web
- Pubblicità online
- Condizioni dei lavoratori delle piattaforme
Digital Markets Act (DMA)
Il problema principale di internet oggi è la presenza di pochi operatori che controllano il mercato come ad esempio Amazon, che controlla chi vende attraverso la sua piattaforma, oppure Apple e Google che con i loro App Store controllano gli sviluppatori di App. Questa situazione è probabilmente la conseguenza del fatto che la regolamentazione è stata lasciata per anni alle stesse aziende, cosa che ha comportato l’emergere di attori dominanti, così come accaduto per la televisione. Trattandosi di problemi strutturali si è compreso che le sanzioni, anche se elevate, non ottengono il risultato sperato. Lo scopo della proposta legislativa è di regolamentare la concorrenza nel mercato digitale rompendo i grandi monopoli tecnologici, ed è un’iniziativa del Commissario Vestager.
Data Governance Act (DGA)
La proposta legislativa, presentata a novembre, mira a promuovere la disponibilità dei dati rafforzando i meccanismi di condivisione dei dati in Europa, aumentando così la fiducia negli intermediari. L’obiettivo è consentire alle aziende di beneficiare del valore economico della condivisione dei dati.
La proposta include norme per consentire l’utilizzo di dati a trattamento speciale (sensibili) da parte del settore pubblico, il riutilizzo tramite degli intermediari, e la condivisione dei dati tra imprese. In tale prospettiva il DGA appare più incentrato sul favorire l’economia e quindi le aziende, piuttosto che tutelare i cittadini, col rischio di minare le protezioni previste dal GDPR.
Le norme sopra riportate sono le proposte della Commissione europea, alle quali nei prossimi anni si affiancheranno analoghe proposte del Parlamento e del Consiglio dell’Unione europea. La finalizzazione delle norme non si avrà prima di 2 anni.
Il processo legislativo sarà sicuramente non facile, e sarà caratterizzato da un’intesa attività di lobbying non solo da parte delle grandi aziende Tech, ma anche dei gruppi editoriali e delle associazioni per i diritti civili.