Recentemente, uno studio del Wellesley College ha spiegato perché quando il capo è una donna rischia di diventare il nemico pubblico numero uno in ufficio.
Una storia “Atlantica”
The Atlantic ci racconta anche che la donna, in ambienti caratterizzati da alta competizione tra colleghi maschi, può essere bersaglio di una più o meno celata discriminazione. Da articoli come questo ricaviamo un dato: la donna al comando vive più emotivamente il suo ruolo, cosa che si traduce generalmente in alti livelli di stress (sperimentati dal 58% delle donne capo). Un’ansia che si ripercuote, poi, in misura maggiore sulle colleghe. Sarà davvero così? Solo chi ha, o ha avuto una donna come capo può darne testimonianza. In questo articolo limitiamoci a dare una breve e pratica guida, sul genere “istruzioni per l’uso”.
Cosa fare quando a dirigere è un’esponente del gentil sesso in preda a stress?
Primo: procurarsi un elmetto! Potrebbe suggerire l’istinto di sopravvivenza. E invece, ci stupirà sapere che la realtà riportata da molte ricerche suggerisce tutt’altro.
Da molti studi, infatti, emerge quanto le donne sappiano avvalersi con saggezza dei consigli dello staff, sfruttare la loro innata empatia per lavorare meglio in team, delegando ruoli e compiti con la maestria di un polipo, e sappiano in generale gestire meglio la normale amministrazione e i rapporti tra colleghi.
Lo sostiene, ad esempio, l’Università di Madrid, secondo la quale le donne sanno mettere i collaboratori a loro agio e, quando è necessario, sanno farsi rispettare facendo ricorso a regole condivise.
Da una parte, quindi, la donna sotto pressione che non riesce a rispondere serafica ai momenti di massima tensione. Dall’altra, una “capa” dinamica, democratica, lungimirante, sensibile e acuta. Quale delle due è la verità?
Empatia: pregio o difetto?
A rendere il gentil sesso così controverso sembrerebbe essere il suo più grande pregio. Proprio l’innata capacità empatica delle donne sembrerebbe essere, sempre secondo gli illustri studi, la caratteristica che le predispone a una maggiore sensibilità agli stati d’animo. Questo è certamente un bene, quando si tratta di comunicare, cogliere le sfumature, gestire momenti di complessità. Può essere controproducente quando si creano fazioni e correnti serpeggianti tra i corridoi che una donna coglie con maggior facilità e con altrettanta solerzia può predisporsi a combattere.
Senza contare che spesso dalle donne comandanti ci si aspetta che vivano quotidianamente, e con sorprendente destrezza, il doppio ruolo di mamme pazienti e amorevoli, e quello di sergenti dal frustino facile!
E dunque, cosa fare per evitare le trincee in ufficio, caos in pausa pranzo e guerre aperte davanti al distributore di caffè?
Udite udite! Il grande segreto nel rapporto con un capo, o una collega, donna sembrerebbe essere, sopra a qualsiasi altra cosa, una diretta sincerità: il dialogo franco e costruttivo è capace di conquistare saldamente la sua fiducia per renderla un valido alleato a lungo termine.
Un consiglio onesto, probabilmente efficace, indubbiamente da verificare sul campo. Mi farete sapere.
Certamente un piccolo gesto di autentica quotidianità che può trasformare l’ufficio in un posto migliore, più piacevole e “aperto” e che va, come molte cose in questo mondo, costruito insieme.