di Virginia Rifilato –
Inauguriamo con questo primo itinerario una rubrica fatta di aneddoti, di storie e curiosità che circondano una delle città più antiche del mondo, Roma, e i suoi quartieri. Lo faremo attraverso gli occhi dei suoi abitanti, fotografi, professionisti, imprenditori o semplici cittadini amanti di questa folle città che, a modo loro, hanno deciso di celebrarla. Prendendo spunto dalle luci e forme catturate da Alessandro Pantano (l’autore di queste foto pubblicate, che vi presentiamo in basso) iniziamo questo percorso tra l’immaginifico e il reale raccontandovi in pillole fotografiche il popoloso quartiere Prenestino.
La fama della zona sud orientale di Roma – Casilino, Prenestino, Tuscolano – si deve ai cineasti del Neorealismo, che la scelsero come scenario di importanti film: ricordiamo Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini, che vede ambientata proprio nei pressi di piazzale Prenestino una delle scene più strazianti con Anna Magnani; sempre nei pressi di piazzale Prenestino Pietro Germi ha girato gli esterni de Il Ferroviere (1955), o ricordiamo ancora le scene di Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini, Bellissima (1951) di Luchino Visconti e Il tetto (1956) di Vittorio De Sica.
Abitato in passato da ferrovieri, tranvieri e operai, il quartiere Prenestino-Labicano (così chiamato perché si snoda intorno all’antica via Labicana – coincidente, a tratti alterni, con le attuali via Prenestina, via Casilina e via del Pigneto) è sovrastato dalla poderosa Tangenziale Est, caratterizzata dai suoi lunghi tratti in sopraelevazione. Simbolo dell’edilizia degli anni Sessanta, questa importante strada a scorrimento veloce è stata progettata addirittura negli anni Cinquanta, diventando poi oggetto di continue modifiche e aggiunte fino agli anni Ottanta.
In origine la vecchia via Prenestina conduceva dalla porta Esquilina fino all’antico abitato di Palestrina. Anche se in modo confuso e disordinato, l’intero quartiere si sviluppa più o meno intorno al 1960. Precedentemente la zona era un’area rurale e solo alla metà del 1800 viene costruita la linea ferroviaria Roma-Frascati. Questo evento porta ad un cambiamento radicale della zona nella quale viene costruito, verso la fine dell’800, anche quello che sarebbe poi diventato il deposito Atac.
Negli anni che si susseguono avviene uno sviluppo urbanistico importante, al punto che il piano regolatore del 1931 prevede la completa urbanizzazione della zona. Oggi il Prenestino è un quartiere in fermento, molto vivace, che comprende diverse aree al suo interno tra le quali l’area del Pigneto, fulcro della movida anticonformista della capitale, frequentato da intellettuali, artisti e studenti universitari. In tutto il quartiere sono molteplici ed ancora visibili svariati antichi resti romani, simbolo e testimonianza del glorioso passato della città. Malgrado l’abusivismo edilizio, il quartiere si presenta oggi piacevole ed interessante, nel quale convivono ampie zone di verde pubblico e luoghi di considerevole importanza storica: pensiamo al ricco patrimonio di tesori archeologici di inestimabile valore, come il parco archeologico, o il Forte Prenestino, divenuto oggi un centro sociale occupato e autogestito dopo che il Comune ne ha preso possesso per destinarlo ai cittadini.
Alessandro Pantano nasce a Roma il 30 Ottobre del 1980. Sviluppa presto uno spiccato interesse per le scienze in generale e per quelle naturali in particolare.
Incuriosito fin da piccolo dalla fotografia, inizia presto a scattare con piccole fotocamere analogiche che sono poco più che giocattoli.
Con il passaggio al digitale inizia a la sperimentazione di nuove tecniche di ripresa, ma è il 2011 che rappresenta un importante punto di svolta: inizia a frequentare corsi di fotografia ed ambienti stimolanti dal punto di vista artistico.
Da fotografo quasi prevalentemente naturalista e paesaggista, con la predilezione per i forti contrasti e i colori vividi, comincia ad esplorare il bianco e nero e la fotografia “street”.
Le fotografie assumono una nuova dimensione, più curata dal punto di vista compositivo e meno didascalica rispetto al passato.
Nel suo primo libro fotografico, commentando una sua foto dell’Oakland Bay Bridge di San Francisco, scrive: “Raggiungere luoghi prima inaccessibili, scoprire scenari mai visti prima, sperimentare nuove avventure, muoversi da una zona nota ad una sconosciuta. Un ponte rende possibile tutto questo. Ecco, per me la fotografia rappresenta un ponte tra realtà e immaginazione”.
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