“La politica agricola del governo si basa su una produzione di massa a basso costo, con troppi animali rinchiusi in piccole stalle”. E’ quanto dichiarato da Saskia Richartz, una portavoce del movimento mentre una lunga fila di 30 trattori corre lungo l’arteria che costeggia la stazione centrale di Erfurt, in Germania. La protesta è mirata a sensibilizzare intorno a un problema annale e sempre più sentito:
“Chiediamo una revisione della politica agricola a favore dell’agricoltura rurale”
ha aggiunto. la Richartz. Una politica che punta sull’uso dei prodotti a base di glifosato e dei nitrati che minacciano le falde acquifere, che non prevede un’etichetta per la protezione degli animali, non tutela gli insetti e non inquadra opportunamente i finanziamenti per la difesa di ambiente e clima.
Insomma, una politica che, com’è noto e globalmente condiviso, non riesce e a vedere oltre il proprio naso.
La manifestazione è diventata un appuntamento annuale nel calendario di Berlino, in coincidenza con la Settimana verde internazionale. La polizia ha riportato che la protesta è stata pacifica, senza incidenti o gravi interruzioni.
La denuncia che troneggia su uno dei manifesti: “Ne abbiamo abbastanza” e che chiede a gran voce la fine dell’agricoltura industriale e della zootecnia.
Altre 10.000 persone hanno inviato le loro firme dal web per dare forza alla protesta, poiché non potevano presenziare a Berlino a causa della pandemia di coronavirus. Testimonianze di protesta che sono state esposte davanti alla cancelleria su vari stendibiancheria.
La notizia fa eco con un’altra notizia su cui puntare occhi e orecchie. Si tratta dell’elezione da parte di Biden di Tom Vilsack, il ricco democratico dell’establishment, per il Dipartimento dell’Agricoltura USA. Garanzia di prosecuzione di quelle politiche che mantengono legami profondi con l’industria agricola, in primis con la Monsanto. QUI il nostro articolo.