Chi è Vittorio Pusceddu? Nato a Torino nel ’75, da famiglia di ristoratori, i genitori emigrati dalla Sardegna, oggi Vittorio Pusceddu è uno dei pionieri ed esperti nel settore del riciclo della plastica e del biocarburante avanzato.
A 17 anni, si è trasferito nel paese Natale del padre per affiancarlo nell’attività di famiglia di bar, tabacchi e ristorante. Dopo 2 anni decise che la vita paesana era molto stretta per lui, così decise di raggiungere un amico in Repubblica Ceca, dove ha vissuto per quasi 15 anni, aprendo un’agenzia immobiliare.
Lavorava molto con russi, inglesi, e qualche italiano. Rientrato in Italia per problemi familiari, nel 2010, ha iniziato ad appassionarsi di criptovalute e blockchain, così come di network. “Ho sempre pensato che ognuno di noi necessita di entrate diverse, ovvero di differenziare il proprio portafoglio.”
L’intervista
Ho voluto intervistare Vittorio Pusceddu circoscrivendo l’argomento a qualcosa che sentiamo entrambi molto vicino e prioritario. Sto parlando di plastica. E torno a parlarne dopo i primi miei articoli sull’argomento. Il tema è sempre il medesimo: immaginare un futuro migliore, sia per noi stessi, sia per il nostro pianeta. Oggi esistono realtà che promettono di realizzare entrambi i fattori di questa equazione. Non voglio, però, fare nomi di aziende per evitare di creare quel fastidioso effetto “vendita” che spesso viene mal visto. Ne parlerò come del “Progetto” cercando, grazie alle parole di Vittorio, di far luce sul carattere innovativo e rivoluzionario. Si tratta, infatti e come detto, di riciclare la plastica. Trasformare il secondo problema più impellente nel nostro Pianeta, in un’opportunità. Grazie a questo “Progetto”, la plastica diventa, infatti, bio-carburante. Un processo del tutto pulito che permette di ottenere un carburante straordinariamente sostenibile.
Vittorio ha sempre professato un’educazione finanziaria in 4 fasi, per avere sempre piani alternativi e un progetto che comprendesse una visione ampia delle cose.
“Se qualche operazione dovesse andare male, rimangono le altre. In questo modo non si cade nel baratro.”
Parliamone insieme a Vittorio Pusceddu.
-Come sei venuto a conoscenza di questo progetto?
Tutto iniziò i giorni prima di Natale, era il 20 dicembre di 2 anni fa. Un mio carissimo amico e collega con cui ho lavorato insieme per diversi anni, mi incuriosì con una foto messa sul suo account Instagram. Avevo notato in quella immagine che era in volo verso Bangkok. In quel periodo ci sentivamo praticamente tutti i giorni. Fatto sta che una sera, erano circa le 22, italiane mi chiamò e mi disse: “dobbiamo parlare immediatamente”. Il carattere di urgenza di quella telefonata mi incuriosì. Poco dopo feci uno zoom con lui e il Founder del progetto. Fu uno di quei momenti alla Sliding doors, in cui capii subito che mi trovavo di fronte a un terno che trasportava un carico importante. Mi invitarono immediatamente in Thailandia per toccare con mano. Così non ci pensai due volte; chiusa la zoom intorno alla mezzanotte preparai valigia e biglietto aereo. Sveglia alle 4 del mattino, praticamente non ho chiuso occhio. Primo volo da Cagliari a Malpensa, alle 13 il volo per Bangkok, e arrivai a destinazione alle 6 del mattino con circa 35 gradi, a Milano faceva -3…
Per me era la prima volta in Thailandia e, senza raccontarvi i particolari, posso dire che è stata un’avventura fantozziana! Ero frastornato ma la ricordo come un’esperienza bellissima. Raggiungo il centro in 2 ore, alloggiavo al Plaza e, arrivato, scoprii che purtroppo la mia camera non era disponibile prima delle 15. Quindi lasciai la valigia in hotel e iniziai a girare un po’ Bangkok; esperienza incredibile per chi non c’è mai stato. La città è sovraffollata, il traffico congestionato. Per fare 2 km è possibile metterci lo stesso tempo che ci vuole per andare da Roma a Pienza! Poi ho iniziato a capire la fortuna di utilizzare i Tuk Tuk. Odori sgradevoli e caos ovunque che, per me che non ero abituato alla città, è stato un impatto indimenticabile. Rientrato in hotel ho dormito poche ore. Alle 19 avevo appuntamento in un lussuoso ufficio per approfondire tutto ciò che mi era stato solamente accennato al telefono. Minuto dopo minuto ero più entusiasta perché iniziavo a capire il contesto in cui ci muovevamo: costruendo un nuovo business, potevo contemporaneamente fare qualcosa di buono per il pianeta. Non mi sembrava vero. Avevamo in mano uno strumento capace di ripulire il mondo dalla plastica attraverso la pirolisi, ovvero finanziare impianti di nuova generazione per produrre biocarburante avanzato. Per intenderci, il biocarburante avanzato utilizza la plastica non riciclabile per ottenere un carburante altamente superiore che praticamente azzera le emissioni di CO2.
Il giorno successivo mi recavo all’università e al laboratorio dove mi attendeva uno studio dettagliato sulla situazione del pianeta, e lì mi ricordo il mio shock. Era la prima volta che vedevo così da vicino e dettagliatamente la situazione in cui siamo immersi tutti quanti senza rendercene conto. Siamo circondati di plastica! Ovunque c’è plastica e più ne produciamo e più non sappiamo dove metterla! Non solo, stiamo mangiando plastica. Sembra incredibile, ma il dato è sconcertante; ingeriamo 5 mg di plastica ogni settimana! Qualcosa che ci sta intossicando, così come intossichiamo gli altri esseri viventi del pianeta oramai da anni e in modo sempre più massiccio. Ce lo dicono ovunque, ma facciamo fatica a comprenderlo, perché non è qualcosa che vediamo coi nostri occhi. E finché non ci tocca da vicino, non possiamo essere coinvolti emotivamente. Sono solo numeri, anche se sono numeri impressionanti. Come vi suona questo dato?
Tra i 700mila chilometri quadrati ai 10 milioni di chilometri quadrati: è la Great Pacific Garbage Patch, l’isola di plastica più grande al mondo.
Per capire di cosa parliamo, 700mila chilometri quadrati sono più del doppio dell’Italia, che misura 300mila km quadrati- Fino a 10-15 milioni di chilometri quadrati, significa più o meno l’estensione della Russia! Un’isola enorme con rifiuti per lo più di plastica che arrivano fino a 2 km di profondità.
La sera in ufficio iniziammo con i miei ospiti a chiamare tutti i nostri contatti; molti ci hanno raggiunto nei giorni successivi; erano ore intense, praticamente per 3 giorni non ci siamo fermati, solo zoom, qualche sandwich e una doccia qua e là. Il 24 Dicembre sono rientrato in Sardegna. Anche lì si sono susseguiti giorni molto impegnativi, avevo l’adrenalina a 1000! Chiunque sentiva parlare del progetto ne rimaneva affascinato. Scoprire di poter essere un protagonista della soluzione alla plastica e al futuro del pianeta non è cosa di tutti i giorni in effetti. Fatto sta che in pochi giorni avevo creato intorno a me una rete di persone ben informate, che si estendeva ben oltre la mia regione, e si espandeva in gran parte del pianeta.
Subito dopo la festa della Befana mi recai nuovamente a Bangkok dove avevo appuntamento con diversi leader internazionali. Da un’idea avevo di fronte a me la realtà.
Non facevo che ripetermi e ripetere il mantra: ripulire il pianeta; fare del bene al prossimo; guadagnare.
Come? Facile: attraverso la condivisione degli utili generati dagli impianti che producono biocarburante. Che altro dire, fantastico! E ora che sono passati 2 anni ho ancora questa emozione e l’adrenalina in circolo come il primo giorno, perché vedo sommarsi gli impianti e un bel progetto mantenere le promesse fatte. Tutto sta andando come avevamo previsto. Tranne che per il Covid, ovviamente, che ha rallentato la costruzione di un impianto europeo.
Non è stato facile questo passato 2020 a causa del Covid-19. Ci sono stati molti momenti difficili per molte persone. Intorno a me negozi e ristoranti che chiudevano. Amici disperati. Discussioni si moltiplicavano intorno ad un unico argomento: il futuro incerto. Non volevo parlare loro del progetto sul biocarburante avanzato. In questi momenti qualsiasi cosa dici può essere fraintesa. E anche io, ovviamente, non avevo più quelle certezze, quella vision sul futuro così chiara. Come qualsiasi azienda e qualsiasi avventura, ci vuole tempo e tenacia per costruire un futuro importante, lo sapevo bene. Per cui ho preferito lavorare con un profilo basso. Almeno fino ad ora.
-Come spiegheresti oggi il progetto a chi non conosce il problema è non sa che esiste una soluzione?
Quando mi capita, spiego il progetto in 10 minuti, in modo semplice. Non è qualcosa di complicato da raccontare in fondo. L’equazione guadagno e conversione di plastica in biocarburante avanzato è immediata da comprendere. Chiaramente dall’altra parte si deve conoscere la situazione della plastica nel mondo. Comprenderne l’urgenza e di conseguenza la portata di questa realtà e la sua crescita nei prossimi mesi, e poi anni. Oggi tutti i giornali i media, i Social parlano di questo problema, ma non parlano di soluzioni. Eppure, la soluzione esiste, ed è reale già oggi. All’attivo abbiamo 5 impianti, 3 a Bangkok e altri due presto attivi in Europa. Contratti già chiusi per essere realizzati in diversi altri Stati. Il dato: da qui a 2 anni avremo una realtà completamente diversa, sia per il pianeta che per il nostro progetto. Milioni di persone prevediamo che si uniranno a noi nei prossimi anni.
–Perché ognuno di noi dovrebbe partecipare in qualche modo al progetto di produzione di biocaburante avanzato?
Penso sia un qualcosa che deve arrivare da dentro. Io personalmente quando ho deciso di entrare a far parte del progetto non pensavo al guadagno fine a se stesso.
Il guadagno deve essere una conseguenza logica, un risultato collaterale, non un fine.
E’ chiaro che il guadagno è un fattore importante. Sapevo che stavo facendo una cosa bella a prescindere, e solo chi non capisce l’impatto che tutto ciò avrà sul nostro Pianeta, non entra subito a farne parte.
– So che sei una persona che diversifica nel mondo della blockchain. Come si collega il progetto ecologico a questa tecnologia?
Da circa 10 anni mi occupo di Network, Crypto e Blockchain. Quando ho iniziato, pochi conoscevano i Bitcoin. Personalmente avevo capito da subito che era un qualcosa di rivoluzionario e che avrebbe cambiato il mondo. Oggi sia la crypto che la blockchain sono una realtà solida e concreta sulla quale stiamo costruendo il futuro economico di domani. Pensare che il bitcoin, nato nel 2008 a pochi centesimi, oggi sfiora i 24.000 euro è un qualcosa di difficile da comprendere. Almeno nel suo funzionamento, così come è meno immediato comprendere il funzionamento dei token che riceviamo attraverso i nostri Pack. Oggi siamo al punto in cui erano i bitcoin all’inizio. Chi acquisisce tutte le informazioni sul futuro del carburante, su come sarà legato a questo tipo di produzione sostenibile, può cominciare a scalfire la superficie di questo diamante grezzo.
Molte persone che si avventurano in questi nuovi mondi si imbattono in progetti con “cripto minino”, “smart contract”, ecc. senza alcuna stabilità e sostenibilità futura, pensando di diventare ricchi in poco tempo. Non funziona così. E’ importante che ci siano delle basi di sostenibilità in qualsiasi investimento, ecco perché sono felice di lavorare 20 ore al giorno per questo progetto. In questa realtà tutto ha solide fondamenta. Come dicevo, l’equazione è semplice: più impianti si aprono, più biocarburante avanzato si produce, più i nostri token prendono forza.
– Cosa ti aspetti da questo percorso imprenditoriale e in quanto tempo?
Come dico sempre: l’evoluzione non si ferma. L’evoluzione è qualcosa che va veloce, a noi sta solamente la capacità di circoscriverla in un campo dove le variabili sono accuratamente progettate. Aver connesso un progetto alla Blockchain e alla Crypto è un qualcosa di estremamente importante, per trasparenza e sicurezza. Mi spiego: per ogni membro che entra a far parte della nostra community l’investimento è determinato dall’apertura dei prossimi impianti, già sotto contratto e allocati. Quindi penso che nei prossimi anni guarderemo una realtà completamente diversa in cui i biocarburanti avanzati saranno una consuetudine. Saranno semplicemente una percentuale con cui sarà necessario commerciare carburante. Un po’ come succede oggi con l’energia elettrica, una parte della quale siamo tenuti a produrla da fonti alternative, sostenibili e rinnovabili. L’Europa ha già fissato i paletti per i prossimi anni. 2030 e 2050 sono date in cui già sappiamo cosa dovrà succedere in termini di parametri entro cui ogni Stato dovrà stare. Uno scenario che prevede soprattutto meno plastica nel mondo, e questa è la parte più motivante perché ne conosciamo l’etica. Molte persone che oggi conoscono questo tipo di progetti e di realtà e decidono di non aderire, nonostante vedano come si stanno consolidando, domani avranno perso un treno importante. Conosci il detto “mangiarsi le mani?”
Personalmente ho una visione ampia e a medio e lungo termine. Parto da 5 anni, che è il primo traguardo focale per chi conosce i prossimi parametri internazionali e l’iter che seguirà di pari passo oggi il nostro progetto. Chiaro, non è facile per noi oggi gestire una struttura di oltre 40.000 persone in continua espansione. Ogni giorno sempre più persone aprono la finestra, scoprono un nuovo orizzonte e si uniscono a noi. Gestire questo tipo di mole di lavoro, di flussi, di organizzazione è una sfida, una bella sfida. E’ emozionante. Posso solo concludere dicendo che sono felice di far parte di questa realtà.
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La Redazione di I’M