Draghi trascina Piazza Affari in cima all’Europa. La migliore posizione della settimana con lo spread sceso ai livelli del 2015. Oggi gli investitori scommettono sulla possibilità di formare un nuovo esecutivo.
Titoli e Draghi
La decisione di Mattarella di affidare all’ex Bce l’incarico di governo ha messo le ali a Piazza Affari, neanche fosse una bibita gasata energizzante. Tanto per capire: il differenziale Btp-Bund è sceso in poche sedute di 19 punti a quota 93, un livello che non si vedeva da sei anni. Scala le vette Atlantia che segna +21,2% e spera in un accordo con Cdp su Aspi. Ne abbiamo parlato con toni lusinghieri in un recente articolo sulla svolta “green” della Ferrari, da segnalare comunque il lieve flop, -2,4% dell’azienda del Cavallino che rimane in attesa di un nuovo a.d.
L’incarico a Mario Draghi ha scatenato l’entusiasmo dei mercati finanziari e la Borsa è l’effetto più evidente. Ma anche le obbligazioni governative hanno iniziato ad apprezzarsi con decisione. Dunque, l’incarico di formare un governo istituzionale affidato a Mario Draghi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avuto esattamente l’effetto previsto nelle scorse settimane dagli analisti. La prospettiva di Draghi che con il wahtever it takes salvò l’euro, ha fatto calare il tasso di interesse sui Btp decennali dallo 0,66% a 0,58%. Da Bruxelles, che auspicava una soluzione rapida e indolore della crisi, il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas riferisce: “Non è una grande sorpresa se dico che Mario Draghi è rispettato e ammirato in questa città e oltre”.
La scelta giusta?
“La scelta di Draghi come papabile premier è il best case che si possa avere nei modelli – a parlare è Antonio Amendola, analista di AcomeA SGR –. Non solo per lo standing del personaggio, indubbio, ma per il senso di sicurezza e preparazione che proietterebbe sui tavoli europei in nome dell’Italia». Amendola, tra i più positivi sull’entità dell’effetto Draghi sull’Italia, prevede «importanti flussi» per il nostro Paese, sia per i titoli di Stato che le le imprese quotate, soprattutto quelle di dimensioni medie e piccole, perché sono quelle che «beneficiano maggiormente dei piani di investimento, sono rimaste indietro al livello di performance, hanno solidi fondamentali e sono “cheap””.
Spread chiude sui minimi di fine 2015 a 93 punti
Il Sole 24 Ore chiosa così: “Netto calo per lo spread BTp/Bund che beneficia degli acquisti che piovono sui titoli di Stato italiani di pari passo con il crescente ottimismo per la formazione del Governo guidato da Mario Draghi. Il differenziale di rendimento tra il BTp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco, dopo aver aperto sulla soglia dei 100 punti base (99 punti il closing della vigilia), ha terminato la seduta in prossimità dei minimi di giornata a 93 punti base: un livello che non si vedeva da dicembre 2015. Consolida il ribasso il rendimento del BTp decennale benchmark che, dopo aver toccato un minimo storico allo 0,51%, ha chiuso allo 0,54%, in calo dallo 0,55% del closing del 4 febbraio.”