di Ileana Barone –
I teatri di tutta Italia aperti e illuminati per una sera. E’ accaduto lunedì 22 febbraio.
Non per riaprire le attività, ma per dare un segnale: ci sono.
Sono state coinvolte piazze importanti. Da Roma a Milano, da Bergamo a tutti i teatri siciliani.
L’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo ha lanciato l’iniziativa, invitando “tutte le donne e gli uomini che dirigono i teatri italiani, da quelli più piccoli fino ai grandi, a illuminare e tenere aperti i propri edifici”.
L’iniziativa luci accese a teatro
Molte persone sono confluite davanti ai teatri per supportare con la presenza un settore amato e di cui si sente la mancanza.
A un anno esatto dai provvedimenti di contenimento della pandemia che hanno sancito la chiusura e l’agonia dei luoghi dello spettacolo, migliaia di operatrici e operatori del settore sono senza lavoro e senza reddito.
Nonostante l’ex governo non ci sia più, anche il nuovo non pare avere messo mano ad interventi mirati.
Per questo i riflettori servono. L’inconsistenza dei provvedimenti una tantum presi dal governo Conte, lasciano ancora l’amaro in bocca.
Per questo i teatri accendono le loro insegne. In più di 20 città italiane lavoratrici e lavoratori sono lì a testimoniare la loro presenza. Attendono la convocazione di un Tavolo Interministeriale con la presenza del Ministero del Lavoro, del MEF e del MIBAC.
Non siamo disposti ad accettare altri silenzi e tentennamenti e non accetteremo altri equilibrismi politici sulla pelle di chi da un anno si ritrova senza reddito
Sipari abbassati da 100 giorni
A sipari chiusi ormai da più di 100 giorni, per una sera tornano a farsi vedere, in nome delle migliaia di artisti, tecnici e maestranze senza lavoro e con le stagioni bloccate da un anno.
Hanno aderito palcoscenici delle grandi città come Milano, con, tra gli altri, il Piccolo, il Franco Parenti e l’Elfo Puccini (che ha effettuato anche una diretta Facebook con letture da Verso Tebe e Angel in America).
La capitale, con il Teatro di Roma all’Argentina, il Brancaccio che ha proiettato immagini dei suoi spettacoli, la Sala Umberto, l’Off Off Theatre e il Vascello, dove Gabriele Lavia ha recitato per il pubblico all’esterno del teatro.
Lo stesso Lavia ha dichiarato all’ANSA:
Non so ancora cosa accadrà, qualcosa mi verrà in mente. Mai stato tanto lontano da un teatro in tutta la mia vita
I teatri non sono luoghi pericolosi
Per ora c’è grande tristezza e malinconia, non solo perché i teatri sono chiusi – analizza Lavia – ma “perché noi sappiamo che non sono luoghi pericolosi. Anzi, per statuto sono luoghi ordinati: gli spettatori stanno da una parte, che si chiama platea, e gli attori dall’altra, sul palcoscenico. Basta distanziare”.
Tra gli altri teatri hanno aderito il Goldoni a Venezia, La Pergola a Firenze, i teatri della provincia di Mestre, Latina, Pontedera e Torre Annunziata.
Da nord al sud con il Mercadante, il San Ferdinando, il Diana a Napoli e lo Stabile di Catania.