Internet non è più lo stesso. Titola così l’articolo di Willpedia, un nuovo modello di news che piace molto, persino ai sottoscritti.
“Complice la pandemia, è cambiato il nostro modo di usare la rete, di informarci e comunicare. Chiusi in casa, abbiamo voluto fare una cosa più di tutte: condividere“, scrivono nel loro articolo dedicato a internet 4.0. Quello, cioè, che si accompagna all’Industria tecnologica 4.0, molto più robotizzata e “immediata” della precedente.
In questo quadro si inserisce “la corsa ai nuovi fondi europei su cui si conta molto per contribuire a rilanciare l’Italia post crisi”, lo scrivevamo QUI specificando come il mondo digitale sia sempre più tessuto insieme al nostro modo di fare esperienza di ciò che ci circonda. Una quantità di informazioni, di contenuti e di offerte sempre maggiore nella quale siamo chiamati a destreggiarci.
Appointment internet
“Il New York Magazine ha coniato una parola piuttosto evocativa, in cui più o meno tutti noi possiamo ritrovarci: Appointment Internet. Un modo di stare sul web con cui partecipiamo in maniera specifica ad attività e ad orari precisi, con gruppi di amici o con semplici sconosciuti”, continua Willpedia parlando della nuova esigenza che, in piena pandemia, si sta espandendo tra gli utenti di internet: quella di partecipare. E ben oltre: di raccontare e raccontarsi, attraverso qualsiasi mezzo. Vivere, perché di vita vissuta ne abbiamo sempre meno: niente cinema o teatri, niente musica o spettacoli dal vivo, niente aperitivi o cene con gli amici. Mentre l’esigenza di condividere e di “essere riconosciuti” è tra i bisogni fondanti dell’essere umano. Potremmo dire della vita in genere, secondo quanto ci suggerisce la dott.ssa Giovanna Kiferle, psicoterapeuta e fondatrice della Psicogenetica.
“Il primo bisogno è il riconoscimento. Attraverso il riconoscimento scopriamo l’altro e veniamo scoperti. Una sorta di conferma che esistiamo e andiamo bene così come siamo. Nel riconoscerci componiamo un branco, una famiglia, in grado di proteggerci dalle avversità. In senso genealogico, le avversità sono predatori, è ciò che è fuori dal nostro cerchio protettivo e che fa paura”.
Ed ecco allora nascere un nuovo tipo di internet e di social, completamente dedicati alla condivisione, al soddisfacimento del primario bisogno di riconoscimento.
Il fenomeno Clubhouse
“L’ultimo social simbolo dell’Appointment internet è Clubhouse: arrivato a 6 milioni di utenti, è stato valutato 1 miliardo di dollari.” Le regole del nuovo social sono semplici: ci si accede esclusivamente su invito, si possono seguire altri utenti o partecipare alle discussioni nelle varie “room”, tassativamente vocali. Eh sì, perché Clubhouse è un social completamente dedicato alla voce, al parlare di determinati temi, lanciati volta per volta dall’utente di turno: politica, economia, ricette, società, calcio, detersivo preferito…
Fatto sta che “Il 2020 è stato uno degli anni più positivi per i titoli delle piattaforme tech quotate in borsa: Facebook ha registrato un +33%, Apple +81%, Amazon +77%. La società cresciuta più di tutte è Zoom: +396%. Ad aprile ha contato 300 milioni di persone che ogni giorno partecipavano a un qualche evento online.” Numeri che fanno riflettere su come alcuni servizi siano cresciuti in modo esponenziale. Si fa la spesa online, visto che i negozi sono sempre più inaccessibili, vuoi perché la paura generalizzata ci porta a evitare ambienti affollati, vuoi perché molti, come i centri commerciali, rimangono chiusi i fine settimana per Dpcm, e quindi diventa molto più facile cliccare “acquista” sul proprio cellulare dopo aver confrontato prodotti e recensioni ed essere stati guidati all’acquisto.
Esserci, davvero
Un tipo di fruizione che potrà mai sostituire del tutto l’esserci realmente, fisicamente? Provare con mano gli abiti, sentirne il tessuto, vederne la taglia con occhio abituato a cogliere al volo la propria misura. Potrà sostituire i sorrisi, i gesti, gli abbracci, l’esserci in un altro senso, quello più normale, quello che vuole la vicinanza degli altri, che scateni flussi di ossitocina, un neurotrasmettitore che favorisce la produzione di endorfine, gli “ormoni del piacere”, che regalano sensazioni di calma, positività e benessere. Una magia che avviene solo quando siamo al “caldo” di un abbraccio.
Un concerto live trasmesso i streaming, potrà mai sostituire l’esserci in quello stadio gremito, il cantare in coro le proprie canzoni preferite, sentire adrenalina salire, insieme ai brividi, e sognare forte, come il volume sparato dall’impianto audio?
Niente di tutto questo. Semplicemente non è possibile. Ma internet può adeguarsi offrendo servizi e strumenti nuovi basati proprio sulla possibilità di condividere. Facebook ha creato le Messenger Room dove si possono connettere in video fino a cinquanta partecipanti, Whatsapp ha eliminato il limite delle 4 persone per singola videocall, Instagram sta sviluppando la nuova funzione co-Watching per condividere i video di altri utenti durante le dirette. “La Tv della Generazione Z si è candidata Twitch: la piattaforma di streaming ad aprile ha raddoppiato i volumi rispetto all’anno precedente, per un totale di 1,6 miliardi di ore al mese” racconta Willpedia, in cui “la visita media è di circa 95 minuti a utente. Un numero che contrasta con la classica narrazione della bassa soglia d’attenzione della Generazione Z.” Senza considerare che “Appena un quarto delle persone si informa tramite un sito o un app. Oltre la metà degli utenti della Gen Z si informa esclusivamente sui social media. Nell’ordine Facebook, Youtube, Whatsapp.”
Immediatezza quindi è la parola d’ordine. Immediatezza nella condivisione. Oggi possiamo sapere che qualcosa di importante è accaduto, dopo appena pochi secondi dal fatto. Possiamo vederne le immagini, commentare, gioire o spaventarci anche. Ed è per questo che anche l’urgenza per inquinamento, virus, cataclismi o altro, diventano sempre più all’ordine del giorno. Un contributo alla partecipazione sociale storico, ma anche all’allarmismo generalizzato, alle fake news, alla violazione della privacy. E’ stato proprio Tim Berner-Lee, fondatore del web, a metterci in guardia su questo: “il futuro del web è sotto minaccia”, ha dichiarato. Il nostro approfondimento QUI.
Immaginiamo il futuro
Immaginiamo allora il futuro. Il cambiamento di oggi dove ci porterà domani? Facile prevedere che alla fine di questo frustrante periodo segnato dalle restrizioni Covid, si tornerà a vivere “in presenza”, ad esserci, con nuove possibilità. Immaginiamo concerti trasmessi in streaming dagli stessi partecipanti, da chi sta vivendo proprio sotto il palco la sua magia e vuole trasmetterla agli altri, che sono rimasti senza biglietto. Immaginiamo un lavoro veramente smart, con molte famiglie che tornano a vivere i paesi più belli d’Italia, rimasti tristemente abbandonati, grazie alle nuove tecnologie, al 5G che, seppur tanto discusso (da stabilire se a ragione o torto), può regalare connessioni veloci ovunque e permettere di rimanere connessi in modalità smart con la propria azienda e col proprio lavoro. Immaginiamo negozi connessi alla rete, in cui è possibile provare con mano e ordinare on-line in tempo reale la taglia il colore, valutare recensioni, scoprire prodotti correlati. Esperienza digitale nell’esperienza personale.
Insomma, internet sta cambiando. E con Internet stiamo cambiando anche noi. Noi che internet lo facciamo e lo viviamo. La missione è farlo e viverlo al meglio.