di Virginia Rifilato –
Così scriveva Virginia Woolf nel suo celebre saggio Una stanza tutta per sé, pubblicato nel 1929.
Avete idea di quanti libri si scrivono sulle donne in un anno? Avete idea di quanti sono scritti da uomini? Sapete di essere l’animale forse più discusso dell’universo? Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?
Virginia Woolf
Non c’è dubbio. Le donne dell’Ottocento e del Novecento hanno fatto tanto.
Hanno sfidato le convinzioni conquistando la libertà, ottenendo l’indipendenza, il diritto al divorzio, all’aborto, al voto.
Hanno sbaragliato ogni ideologia che le vedeva relegate a “secondo sesso” e hanno esiliato in soffitta il modello sociale del patriarcato, celebrando un altro modello possibile, quello della donna che si costruisce da sola diventando indipendente, perché allo stesso tempo ha bisogno di essere madre, moglie, figlia, professionista, sognatrice e avventuriera.
Eppure, noi discendenti, donne del terzo millennio, continuiamo a leggere i romanzi che leggevano e scrivevano le donne dell’Ottocento, facendoci travolgere da quelle stesse emozioni così magistralmente descritte da quelle autrici (ricordiamo Cime tempestose solo per dirne uno) mentre cuciniamo, dando uno sguardo ai figli che seguono la didattica a distanza o ai nostri genitori, che con il tempo hanno sempre più bisogno di noi.
Pur avendo “una stanza tutta per sé”, le donne di oggi crescono sì appoggiandosi sui diritti conquistati da madri e nonne, ma anche avvalendosi di master all’estero e dello smart working, mentre continuano ad amare Jane Austen, Emily Brontë e i mondi descritti da serie tv come Bridgerton.
Sono le giovani donne a leggere di più
Durante la pandemia i dati hanno confermato che sono aumentati i lettori, e tra questi sono le donne a prevalere sugli uomini, in particolare le giovani tra gli 11 e 14 anni (44,3% contro 35,5% secondo l’ultimo rapporto Istat Produzione e lettura di libri in Italia).
Per secoli l’unica occupazione della donna è stata trovare un marito ricco e bello, ispirando così tutta la letteratura dell’epoca. Calarsi completamente nell’amore e in quel sentimento di ebbro abbandono ha avuto però i suoi pregi: grazie al sacrificio che ha portato con sé ha dato a noi donne la possibilità di forgiarci, tanto che ancora oggi percepiamo in noi una sorta di innato allenamento all’amore. Il romanticismo ci affascina e ne abbiamo assoluta necessità, ma questo non prescinde più dai nuovi valori conquistati. Per dirla alla Luisa May Alcott, nelle cui opere può riconoscersi qualunque millennial dilaniata tra ambizioni personali e pressioni sociali, “amo così tanto la mia libertà da non avere alcuna fretta per rinunciarvi, per qualsiasi uomo mortale”.
Ed è con questo spirito che oggi rileggiamo Madame Bovary, la donna ritratta da Gustave Flaubert (quindi da un punto di vista maschile), smarrita, affascinata dalle letture romantiche e da un amore che non trova riscontro nel mondo maschile, spinta a cedere all’adulterio pur di sfuggire alla noia della vita domestica.
Ma è Jane Austen che dobbiamo ringraziare (pensiamo a Ragione e sentimento e Orgoglio e pregiudizio) per averci dato forza con le sue eroine, che sfidano le convenzioni nonostante l’eredità settecentesca fondata sull’equilibrio tra ragione e sentimento. La sua capacità di smascherare il matrimonio come contratto sociale, i balli tra le famiglie nobiliari visti come mercati dove a vincere è il miglior offerente, ha attraversato la storia della narrativa femminile rimanendo ancora oggi un motivo di conversazione tra donne, a testimonianza del bisogno che ognuna di noi ha di mettersi costantemente in discussione, tra convenzioni sociali, impeto passionale e necessità dell’inatteso e conquistato.
Effetto Bridgerton
Ed è qui che ha fatto breccia Bridgerton, affascinante e coinvolgente ritratto di quest’epoca passata (gli anni della Reggenza inglese) che ancora ci cattura, fatta di merletti, di acconciature, di contratti e di pregiudizi, di conquiste culturali, di passione, di amore, ma anche di conflitti e dolore. Perché è proprio misurandoci con i modelli del passato che capiamo dove siamo arrivate oggi e chi siamo, in questo lungo percorso verso l’emancipazione che si modifica costantemente.
Pur avendo una stanza tutta per sé, dunque, le donne si lasciano tuttoggi conquistare e ispirare dai sentimenti descritti nei grandi romanzi dell’Ottocento. Perché, in fondo, siamo cambiate, ma il modo in cui amiamo continua ad essere non molto diverso da quello di un’eroina shakespeariana.
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