La prima domanda che si pone l’imprenditore prossimo ad avviare la sua start-up è: “Con quali soldi?” In un articolo de Il Corriere della Sera pubblicato nelle scorse ore si approfondisce un tema quanto mai attuale. E quanto mai fondamentale, considerati gli sconvolgimenti nel mondo del lavoro. Aziende che chiudono, molte, e aziende che aprono, molte meno. O che tentano di aprire. Quali sono i sostegni possibili? E’ obbligatorio fare tutto da soli o c’è la possibilità di trovare un sostegno economico? Come è possibile finanziare lo sviluppo?
Incertezze di partenza
“In una start-up non c’è un bilancio o se c’è non è in utile. Non ci sono garanzie. Non c’è un track record di risultati commerciali. Quindi, spesso è molto difficile per una startup ottenere credito dal sistema bancario tradizionale. Per usare una brutta parola, non è bancabile.” La sensazione in questi casi è frustrante per quegli imprenditori che credono nella propria idea, che tentano di emergere da una situazione di precarietà, per cominciare una proficua attività. In certi casi non è vero che le banche chiudano tutte le porte. Molti istituti di credito hanno branch specializzate in startup, con proposte creditizie ad hoc. Tuttavia, se mancano i numeri, anche il supporto di queste banche non è scontato. Anzi. Soprattutto in Italia, se si parte da zero e anche con un buon progetto tra le mani, è molto difficile trovare questo tipo di sostegni. E allora? Quali sono le alternative?
Le Seed vanno innaffiate!
Se stai per nascere, le incertezze sono tante, così come le paure. Un piccolo gruzzolo può servire ad avviare l’impresa, ma i primi problemi arrivano con la necessità di assumere personale. La “visione” dell’imprenditore non necessariamente è la stessa delle persone che chiama a lavorare per lui. E non si può vivere di sola vision; le bollette vanno pagate, così come gli affitti, la benzina, la spesa, così il team (che va premiato e motivato, essendo l’anima di ogni azienda che vuole raggiungere i propri obiettivi) diventa un costo vivo che si somma a quello di altre urgenze, che sono molte e, soprattutto in Italia, causa tasse e burocrazia, possono diventare un muro molto alto da scalare. Per questo, le aziende appena nate sono definite «seed», in italiano «germogli». Questo perché sono molto delicate così come sono delicate le situazioni di vita che devono gestire in un equilibrio spesso molto instabile. Le aziende appena nate “hanno necessità di denaro da investire nella crescita, ma hanno flussi di cassa negativi o comunque insufficienti allo sviluppo. È una fase con alto rischio di fallimento, chiamata «valle della morte». È una fase nella quale la startup brucia denaro per sostentarsi. Allora, il «burn rate», cioè la liquidità mensile bruciata, diventa uno degli indicatori fondamentali per giudicare la sostenibilità dell’impresa e capire se sopravviverà alla valle della morte. In questa fase, si ricorre alle «3F»: Family, Friends & Fools. Ipotizzando che famiglie e amici non manchino, fortunatamente i visionari, i «fools» non mancano.” Chi è disposto, infatti, a credere in una Seed se non un famigliare, un amico o un pazzo?
Per fortuna esistono alcune alternative praticabili. Anche queste non sono strade facilissime da prendere, ma per chi è prossimo a partire per l’avventura della sua start-up, vale la pena prenderle in seria considerazione. Si tratta di:
- crowdfunding;
- finanziamenti agevolati;
- business angel;
- Blockchain financing
- e altri
Crowdfunding
Il crowdfunding è uno strumento molto utilizzato per finanziare progetti di varia natura, imprenditoriali e sociali, profit e no profit, tra cui, ovviamente, anche la nostra amata start-up. “È una forma di finanziamento «democratico». Più persone (la folla o «crowd»), tramite piattaforme internet, partecipano al finanziamento di un progetto, ricevendo in cambio un premio («reward»), oppure acquistano un titolo di partecipazione in una società («equity»). Inoltre, è anche possibile realizzare prestiti tra privati («social lending»)”, spiega il Corriere della Sera. In Italia esistono importanti piattaforme per investimenti dedicate al crowdfunding che permettono di investire nelle migliori startup e PMI italiane, con notevoli benefici fiscali.
Per scoprire le campagne delle grandi aziende di domani è sufficiente recarsi su uno dei portali on-line e visionare i vari progetti, dei quali è subito evidente la percentuale di adesioni ottenute e una presentazione dettagliata, il cosiddetto “pitch”.
“In un pitch non devi raccontare cosa c’è dietro il tuo progetto, ma quale esigenza o bisogno soddisfa, rispondendo alla domanda: quale è il mio mercato? Cosa vuole il mio mercato?
Se non si possiede una start-up, un bel modo di partecipare comunque a una buona idea esiste ed è proprio il crowdfunding. “In Italia, questo sistema funziona molto bene. Siamo stati il primo Paese che si è dotato di una normativa specifica che permette anche agevolazioni fiscali importanti per gli investimenti in aziende innovative (Startup o Pmi). Come si accede al crowdfunding? Le piattaforme accettano le candidature online, quindi occorre preparare la documentazione da inviare. È indispensabile avere un business plan”.
Sulla differenza tra tipologie di crowdfunding, reward, equity o social lending, vale la pena studiare. Le prime sono dedicate alle nuovissime start-up che vogliono far conoscere il proprio progetto e proporre la vendita del prodotto con un lancio ad hoc, offerto a un pubblico di appassionati pionieri. È una forma di crowdfunding molto utilizzata per finanziare progetti culturali e artistici (film, progetti musicali, libri, fumetti, ecc.): in questa tipologia i finanziatori ricevono una ricompensa non monetaria in cambio del loro sostegno economico.
L’equity crowdfunding è forse la forma più diffusa di crowdfunding, soprattutto nel mondo delle startup. Questo strumento permette ai finanziatori del progetto di ricevere una piccola quota di partecipazione (equity), diventando a tutti gli effetti dei soci di minoranza con diritto alla partecipazione agli utili. Per le raccolte di equity occorre individuare il valore delle quote societarie offerte. Tutt’altro che trascurabile, in questo caso, è il tema della corporate governance. Infine, la raccolta di social lending. Nota anche come P2P (Peer to peer) lending, in questa forma di crowdfunding un privato presta una somma di denaro ad un altro privato, attraverso una piattaforma intermediaria, ricevendone in seguito la restituzione comprensiva di interessi. Per questo motivo, è solitamente riservata a startup che hanno superato la fase Seed e che hanno già uno o due bilanci da presentare.
Finanziamenti agevolati
In questo caso sono le agenzie statali o europee a diventare partner per l’investimento necessario. Invitalia è l’agenzia italiana creata per incentivare la creazione di nuove imprese che prevede un finanziamento per le startup innovative a zero interessi denominato Smart&Start Italia. Invitalia aiuta a creare nuove aziende, sostiene grandi investimenti, sviluppa i territori così come aiuta a rilanciare le aree di crisi industriale e affianca la PA per gestire i fondi europei e nazionali. Cos’, ad esempio, il finanziamento “Resto al Sud 2021” che prevede contributi a fondo perduto del 50% e finanziamenti a tasso zero per nuove imprese Mezzogiorno e delle aree del cratere sismico del Centro Italia attivo fino a tutto il 2021.
Business angels
Nelle prime fasi di vita della startup una figura determinante può rivelarsi il business angel, presente in tutti gli ecosistemi startup e anche in Italia, dove la sua presenza è oggi rafforzata dalla maggiore presenza di network che collaborano con incubatori e acceleratori e il boom dei portali di equity crowdfundig. I business angels sono investitori privati che generalmente entrano nel capitale delle startup, ma che possono anche contribuire con le loro competenze ed esperienze specifiche. Per contattarli è necessario fare riferimento ai siti delle principali associazioni italiane. Questi sono i requisiti fondamentali che deve avere una start-up nella fase seed o pre-seed per trovare un angel interessato:
- Un team di fondatori coeso ed eterogeneo; in genere non piacciono le start-up con un solo fondatore;
- Alta redditività prevista (payback period di 3 -4 anni);
- Forte innovazione di prodotto o di processo. Un’azienda non innovativa, ancorché redditizia, faticherà a trovare investitori;
- Un marchio già lanciato, attraverso un’adeguata campagna di brand awarness. Difficile trovare qualcuno che investa in un brand totalmente sconosciuto.
Microcredito
Nell’ambito del Fondo per il Microcredito e la Microfinanza è stata istituita la Sezione Speciale FSE, a valere sulle risorse comunitarie del POR 2014/2020 – Asse 1 Occupazione. Fondo Futuro eroga finanziamenti a tasso agevolato a sostegno di un piano di investimento o di avviamento di impresa. Il prestito può variare da 5.000 a 25.000 euro fino a 84 mesi, da rimborsare in rate mensili al tasso fisso dell’1%, senza garanzie.
Destinatari dell’intervento sono le Microimprese, inclusi i Titolari di partita IVA, già esistenti o in fase di costituzione che per condizioni soggettive e oggettive si trovino in situazioni di difficoltà di accesso ai canali tradizionali del credito.Il bando si riapre periodicamente per finestre indicate nell’avviso. Il bando è gestito dalla Direzione regionale per la Formazione in qualità di Autorità di Gestione del Fondo Sociale Europeo che cofinanzia gli interventi.
Tutte le informazioni sono disponibili sui portali istituzionali, regione per regione.
Blockchain financing
“In Italia, il blockchain financing è un sistema ancora poco conosciuto e non ancora regolamentato. Si tratta di una raccolta di fondi (ICO – Initial Coin Offer) tramite il collocamento di token digitali al posto delle azioni. Il token è una criptovaluta che consente agli investitori di ottenere prodotti o servizi e partecipare al progetto aziendale. Il regolamento Consob sta per essere emanato e ci saranno opportunità soprattutto per le aziende in settori tecnologici.” Una forma di sostegno economico ancora poco conosciuto e quindi poco frequentato dagli startupper che tendono a preferire le altre forme di raccolta più consolidate.
Conclude così il Corriere della Sera: “Nell’ultimo anno, in Italia le risorse veicolate dalla finanza alternativa alle Pmi sono state pari a 3 miliardi di euro (Stima Politecnico di Milano). Guardando al futuro invece, le prospettive per i prossimi mesi sono di una forte crescita, grazie agli incentivi per gli investitori derivanti dall’introduzione dei Fondi Pir Alternativi. Il flusso di investimenti è stimato in 15 miliardi di euro, nell’arco dei prossimi cinque anni. Una somma importante che andrà a finanziare la crescita delle startup e che potrà incidere sullo scenario italiano. Per poterne approfittare, occorre quindi essere pronti a raccogliere finanza alternativa, avere un buon business plan e abituarsi a inviare le candidature ai principali operatori. È il momento giusto, non lasciamocelo sfuggire!”. Siamo d’accordo. E’ il momento giusto.