Di Michele Pierri un articolo su LinkedIn che introduce gli aspetti controversi del lavoro e dello smartworking ai tempi della pandemia.
“È passato più di un anno da quando a molti di noi sono state assegnate nuove scrivanie… nelle nostre case. Ai tanti che si sono ritrovati in questa situazione, la pandemia ha posto davanti nuovi ostacoli, che vanno dal mantenere i giusti confini tra ambiente familiare e di lavoro all’aiutare i figli con l’apprendimento a distanza.
Secondo CNN Business, tuttavia, questo non è che l’inizio, perché dovremo aspettarci ancora più sfide da affrontare nella “prossima fase di questo grande esperimento di lavoro” che sarà l’adattamento ai nuovi uffici. Per certi versi, evidenzia un esperto sentito dalla testata, il lavoro a distanza sarebbe stata la parte più facile; ora le aziende devono offrire il necessario “supporto organizzativo” per far sì che i lavoratori possano lavorare bene sia dentro sia fuori dall’ufficio, creando una forza lavoro davvero ibrida (che sarà circa il 60%, spiega il Wall Street Journal) senza creare disuguaglianze.”
Post a seguire
All’articolo seguono i post degli altri utenti. Una conversazione interessante che apre a vari scenari intorno allo smartworking e a un proficuo approfondimento.
Emeryl Chivilò, Human Resources Specialist at Falisia, a Luxury Collection Resort & Spa scrive: “Durante il corso dell’ultimo anno, a causa delle note vicende epidemiologiche, numerose realtà imprenditoriali hanno coinvolto i propri dipendenti in nuove modalità di svolgimento della prestazione lavorativa e in questo articolo si promuove uno spunto di analisi sulle opportunità di rivedere gli attuali modelli organizzativi del lavoro attraverso l’integrazione digitale.”
Greta P. – Junior HR Business Partner presso BTO Research – risponde: “E’ ormai trascorso più di un anno da quando abbiamo salutato gli uffici e le nostre scrivanie, spazi che erano “case” nelle quali abbiamo lasciato persino affetti personali.
Il passaggio al #remoteworking ci ha imposto di rivedere gli schemi di gestione del lavoro, del tempo e persino di noi stessi, e ci ha aperto gli occhi disancorando finalmente l’ufficio dalle mere logiche del timbro del cartellino e del controllo del Datore di lavoro.
Oggi si guarda all’#ufficio con nostalgia, e con la consapevolezza che si tratta di mura entro le quali si generano #commitment, sinergie e cooperazione.
Da qui l’esigenza e la sfida delle imprese nel ripensare agli asset aziendali come hub culturali, a valore aggiunto trasversale: si deve ridisegnare gli uffici non come luoghi di produzione di output ma come “quartieri”, orientati al confronto e pertanto human-centric, con la #tecnologia non a supporto, ma a servizio di questa transizione.
Nell’articolo dell’Harvard Business Review un utile caso di #AI applicato per il #redesign dell’ufficio ibrido.”
Trasformazione digitale
Un ottimo spunto, al quale segue quello di Federica Biffi, Editor e redattrice presso Edizioni ESTE “In futuro ci saranno ambienti di lavoro ibridi dai connotati futuristici. Dal proprio ufficio alle sale riunioni agli spazi di lavoro condivisi, display, sensori, comandi vocali, #IntelligenzaArtificiale, #Machinelearning e automazione forniscono dati basati sull’esperienza reale, accelerando la trasformazione digitale. Ne parlo per PAROLE di Management!”
Alessandro Rimassa, Esperto di future of work, education e digital transformation, imprenditore, board member, co-founder Talent Garden Innovation School autore del libro Company Culture (che InsideMagazine ha recensito QUI) scrive in proposito: “Secondo il Remote Employee Experience Index del Future Forum, la maggior parte dei knowledge worker è più felice di lavorare da remoto rispetto a quanto lo fossero in ufficio. Infatti solo l’11,6% afferma di voler tornare al lavoro d’ufficio a tempo pieno, mentre il 72,2% desidera un modello ibrido. L’unico elemento in cui la maggior parte dei knowledge worker è meno soddisfatta è il proprio senso di appartenenza. Sei d’accordo?”
Il dibattito si fa interessante
e gli spunti di riflessione si sommano, fino ad arrivare all’intervento di Raffaele Gigantino, Country Manager at VMware Italy: “Sembra che “ibrido” sia destinata a diventare la parola dell’anno. Una ricerca del Boston Consulting Group evidenzia gli aspetti a cui bisogna fare più attenzione nella ricerca di un equilibrio tra il lavoro in ufficio e quello da remoto, perché influenzano direttamente la produttività delle persone: la connettività sociale, la salute mentale e fisica, gli strumenti di lavoro. Quest’ultimo è il punto su cui ritengo che sia più immediato intervenire, e tuttavia è quello in cui nel nostro paese si vedono ancora tante lacune. In Italia la criticità principale è rappresentata soprattutto da un ritardo nell’acquisizione di #nuovetecnologie, un aspetto su cui vale la pena insistere. #digitalworkspace” Gigantino indica un interessante articolo de Il Sole 24 Ore a sostegno della sua tesi.