Di Nicola Venturini –
Scoperta in Israele, nella “grotta dell’orrore”, una delle tante nei canyon della regione desertica a sud di Gerusalemme, una serie di antichissimi frammenti di manoscritti greci risalenti probabilmente al I secolo d.C.
Qumran negli anni ’50
Tra il 1946 e il 1947, un pastore della tribù beduina ta’amireh stava pascolando il suo gregge nella località denominata khirbet Qumran (ossia le rovine di Qumran). Ad un certo punto, forse per scacciare qualche animale intruso nel gregge, lancia una pietra. Essa finisce all’interno di una grotta. Sente un rumore come di oggetti in terracotta che si infrangono ed entra… inizia qui l’epopea delle scoperte di Qumran.
Fu così che i primi sette manoscritti trovati nella prima grotta (siglata come 1Q = 1a grotta di Qumran) giunsero nelle mani dell’antiquario di Betlemme soprannominato Kando. Quattro manoscritti (1QIsa; 1Q Hab, 1QS, 1QapGen) finirono nella mani dell’Archimandrita del Monastero siro-ortodosso di San Marco a Gerusalemme – Athanasius Yeshue Samuel – che sperava di trarne profitto.
La diffusione delle scoperte
Intanto, la notizia delle scoperte si era diffusa in tutto il mondo, suscitando un enorme interesse tra gli studiosi ed anche tra la gente. Finalmente, nel 1949 fu localizzata la grotta da cui i primi sette manoscritti provenivano (la grotta prima o 1Q). Furono condotti i primi scavi, tra il febbraio e il marzo di quell’anno, ad opera di Lancaster Harding e Roland de Vaux. Essi riuscirono a recuperare centinaia – circa 600 – di frammenti di almeno 70 manoscritti. Queste straordinarie scoperte resero necessari degli scavi archeologici sistematici in tutta l’area di Qumran. Durante gli scavi – dal 1951 al 1956 diretti da De Vaux e da Harding – fu stabilito il legame tra la prima grotta e le rovine di un insediamento umano che si trovava nella terrazza di marne proprio sopra le grotte. Quei manoscritti furono vergati dagli uomini che, un tempo, erano vissuti in quel luogo per circa 200 anni, dal 135 a.C. al 68 d.C., quando i Romani distrussero l’insediamento di Qumran.
I nuovi ritrovamenti
In Israele sensazionale scoperta archeologica: per la prima volta dal ritrovamento dei Rotoli del Mar Morto, archeologi israeliani hanno rinvenuto un manoscritto biblico risalente a 2mila anni fa. I frammenti sarebbero stati nascosti nella cosiddetta “grotta dell’orrore” durante la Rivolta di Bar Kochba contro Roma ai tempi dell’imperatore Adriano. I nuovi frammenti sono i primi a essere rinvenuti da 60 anni a questa parte. La sensazionale scoperta, come riporta il Jerusalem Post, la prima dai tempi del ritrovamento dei Rotoli del Mar Morto, è il risultato di un’operazione in corso da diversi anni con lo scopo di sorvegliare tutte le grotte della zona per prevenire possibili saccheggi, effettuata dall’IAA in collaborazione con il personale del Dipartimento di Archeologia dell’Amministrazione Civile in Giudea e Samaria.
Gli archeologi israeliani ritengono che i rotoli in questione siano stati nascosti durante una rivolta ebraica contro Roma quasi 1.900 anni fa. I frammenti di pergamena recano linee di testo in greco dai libri di Zaccaria e Naum e sono stati datati con il metodo del carbonio-14.
“La grotta dell’orrore”, chiamata così per i 40 scheletri umani trovati durante gli scavi negli anni ’60, presenta anche una rappresentazione greca dei dodici profeti minori. La grotta si trova in un canyon nel deserto della Giudea a sud di Gerusalemme.
Insieme ai Rotoli del Mar Morto, la collezione di testi ebraici trovati in grotte del deserto in Cisgiordania vicino a Qumran negli anni ’40 e ’50, rappresentano uno straordinario tesoro di inestimabile valore religioso e storico, in quanto comprendono alcune fra le più antiche copie superstiti note dei libri biblici e dei loro commenti, scritti in ebraico, aramaico e greco.
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Fonti: RaiNews, SimoneVenturini