di Barbara Suigo – Charisma Expert –
Le critiche uccidono le relazioni, le sfasciano, allontanando irrimediabilmente le persone. Eppure, nonostante il loro effetto distruttivo, sembra essere molto difficile farne a meno.
Facciamo un paio di passi indietro e cerchiamo di capire come mai è impossibile o, per lo meno, è molto difficile esimersi dal criticare. Talvolta anche con una ferocia inaudita.
L’abitudine della critica
In primo luogo possiamo dire che la critica deriva da un’abitudine. Abbiamo imparato a criticare perché è questa un’abitudine sociale consolidata da tempo immemore.
Molto probabilmente lo abbiamo visto o sentito fare sin dall’infanzia e quindi anche questa, come qualsiasi altra cosa appresa per imitazione (e per ripetizione) diventa un’abitudine inconscia nostra. Nemmeno ci facciamo caso quando la critica parte in automatico. E nemmeno ci interroghiamo in merito alla reale utilità di quello che ci apprestiamo a dire.
La critica come autodifesa
Bisogna altresì pensare anche che, se qualcosa esiste in natura è perché ha sempre una sua funzione.
Ciò significa che la critica diventa anche un modo – sicuramente poco virtuoso – di difendere il nostro territorio. Nel momento in cui affermiamo qualcosa a riguardo di qualcuno o di un comportamento altrui messo in atto con una modalità molto diversa rispetto a quanto avremmo fatto noi, ci sentiamo automaticamente rassicurati che quanto noi stiamo agendo, invece, sia una cosa buona e giusta.
Per molti aspetti la critica esprime una profonda insicurezza in sé. Chi è certo del proprio agire, chi vive in una relazione armoniosa col proprio essere e chi, sostanzialmente, è in pace con se stesso, raramente criticherà, per il semplice fatto che ha spostato il focus dell’attenzione dall’altro a se stesso.
E allora come fare…
…per capire se e quando è il caso di criticare? In realtà non è così complesso come sembra. Si tratta di allenarsi a frenare la lingua chiedendosi – prima di blaterare -: “E’ davvero utile quello che sto per dire?” Se avremo l’onestà intellettuale di risponderci in tutta sincerità, ci accorgeremo che, nella maggior parte dei casi, non solo non è di nessuna utilità la nostra critica ma che stiamo per risparmiarci un inutile scontro.
Ci sono solo alcune occasioni, invece, in cui la critica è davvero necessaria: quando, per esempio, dobbiamo fornire un riscontro (utile!) a un nostro collaboratore perché possa migliorare sensibilmente la qualità del proprio operato.
Allora può venirci in aiuto la PNL, la Programmazione Neuro Linguistica.
Il podcast che segue, tratto dal libro “Tecniche di conversazione per principianti” di Steve Allen, ci fornisce un paio di potentissime tecniche comunicative per trasformare positivamente qualsiasi critica in un momento di crescita congiunta.
Skill n.3: Impara il linguaggio universale
“Non si può non comunicare” è il principale tra gli assiomi in Programmazione Neuro Linguistica. Significa che tutto intorno a noi comunica. Parla col suo proprio linguaggio. Tutto, persino gli oggetti inanimati. Ciò che conta per comprenderli, è connettersi con loro a un livello che supera la parte razionale. Sentire gli altri è una qualità fondamentale quando si comunica carismaticamente, così come essere sentiti dagli altri, per questo è importante imparare a gestire il proprio linguaggio del corpo. Molti studi dimostrano come il linguaggio del corpo incrementi molto il proprio livello di confidenza o rapport, per dirla alla PNL.
Il linguaggio del corpo è un linguaggio universale, comprensibile da chiunque in ogni parte del globo. Chiunque può leggere e capire a un livello profondo i movimenti e le espressioni facciali, la gestualità di braccia e gambe, e percepisce a livello sottile quei microsegnali che mandiamo costantemente. Così, se riesci a calibrare i tuoi movimenti con sicurezza e disinvoltura, se dimostri un certo portamento (come scrivevamo nel precedente podcast, QUI) e manifesti entusiasmo per le cose (ad esempio ascolti con interesse gli altri) allora comincerai a parlare la lingua del carisma.
Ad esempio, un ottimo metodo per connetterci con le persone intorno a noi è chiedere loro cosa gli piace fare o cosa li appassiona. Quando ci rispondono, domandare ancora, informarsi, incalzare, insomma: dimostrarsi interessati (magari esserlo davvero): “Che cosa ti piace di più di questo aspetto? E cosa è successo dopo? Cosa preferisci di questa tua passione?“
Mentre domandiamo, ci avviciniamo di un passo magari, portiamo i piedi e il busto nella direzione del nostro interlocutore, se vogliamo addirittura affascinare l’altro, accarezziamo l’oggetto che abbiamo in mano, il bicchiere ad un party, la penna in ufficio. Intanto sorridiamo e accompagniamo con le smorfie del viso il racconto dell’altro: sorprendiamoci a visualizzare le cose che ascoltiamo e a immaginarle, i colori, le temperature, le sensazioni fisiche. A quel punto tutto di noi sta comunicando interesse. Non lo facciamo solo per farli sentire meglio, ma per creare quella confidenza capace di conquistare praticamente chiunque.